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Il 'Vasto Film Festival' scopre Francesca Inaudi e si appresta a celebrare Pupi Avati

Stasera la terza serata della rassegna

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Il 'Vasto Film Festival', ieri sera, ha accolto la sua seconda ospite: Francesca Inaudi. Un volto familiare ai telespettatori, protagonista di fiction seguitissime, ma anche amata interprete di pellicole cinematografiche. Spigliata, divertente e divertita, la giovane attrice ha conquistato il pubblico assiepato all'interno del Cortile di Palazzo d'Avalos. Anche per lei la 'Bagnante' simbolo di Vasto e del Festival, consegnatole dal vice sindaco Antonio Spadaccini. Ed è un vero re del cinema quello che questa sera calcherà il palco della storica residenza marchesale: Pupi Avati, maestro e simbolo del cinema italiano con le sue storie dense di malinconia eppure così tremendamente reali, rese tali da trame e personaggi che riproducono sullo schermo una quotidianità fatta di piccole cose e grandi sentimenti, in un costante viaggio alla scoperta del genere umano, delle sue debolezze, delle sue passioni. Uomini e donne capaci di grandi gesti ma anche di meschinità incredibili. Temi e personaggi non facili da portare sul grande schermo che lo hanno reso uno tra i registi italiani più amati dal grande pubblico e non solo. Famiglia borghese, una laurea in Scienze Politiche, appassionato di Jazz, emiliano, Pupi Avati ha portato sullo schermo soprattutto la “sua” gente. Appassionato di film d’orrore, ha esordito nel 1968 con il grottesco “Balsamus”, un film gotico e irreale, storia di uno stregone nano. Nel 1969, segue “Thomas e gli indemoniati”, con Gianni Cavina ed una giovanissima Mariangela Melato. Ma è il 1974 a segnare la svolta con “La mazurca del barone, della santa e del fico fiorone”, ispirato al cinema di Fellini, con Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Delia Boccardo e Gianni Cavina, divenuto per Avati un attore feticcio. All’attività di regista affianca quella di sceneggiatore, lavorerà anche con Pierpaolo Pasolini in “Salò” e “Le 120 giornate di Sodoma”. Nel 1975 arriva il fantamusical “Bordella” e, subito dopo, l’horror “La casa dalle finestre che ridono”, tra i suoi maggiori successi, lo sceneggiato televisivo “Jazz band”, “Cinema!!!” (1979), che si muovono sul filo dei ricordi come “Una gita scolastica”, del 1983. Poi le pellicole incentrate sulla contemporaneità, crudeli ed amare, come “Regalo di Natale”, del 1986, con Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Diego Abatantuono e Alessandro Haber, i suoi attori preferiti. Negli anni ’90 gira il pluripremiato “Festival”, il fantastico “L’arcano incantatore”, il drammatico “Il testimone dello sposo”, la commedia “La via degli angeli”, l’avventuroso “I cavalieri che fecero l’impresa”. Nel 2003, ottiene il David di Donatello per la migliore regia per “Il cuore altrove”, con Neri Marcoré e Vanessa Incontrada. Nel 2005 è il momento de “Ma quando arrivano le ragazze” e “La seconda notte di nozze” mentre nel 2007 “La cena per farli conoscere” e, nel 2010, la commedia amara “Il figlio più piccolo”. La serata d’onore tributata ad Avati è solo una goccia nel mare di premi e riconoscimenti che il grande regista ha collezionato in questi anni riuscendo a guadagnarsi l’affetto del pubblico, come dimostra la costante affluenza alla retrospettiva “Fortissimo Pupi”, a lui dedicata dalla rassegna vastese.
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