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Indagini sui 'falsi fallimenti': sei imprenditori del Vastese denunciati

Guardia di Finanza in azione

a cura della redazione
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Sono 6 gli imprenditori del Vastese denunciati a piede libero alla Procura di Vasto per bancarotta fraudolenta documentale e distrattiva per aver complessivamente sottratto all’attivo fallimentare, e quindi alle legittime pretese dei creditori, denaro riscosso per fatture attive pari a 432.873 euro, beni strumentali per 19.697 euro e merci per complessivi 502.208 euro. In una nota fa il punto della situazione, richiamando anche precedenti attività di indagine, il capitano della Compagnia di Vasto della Guardia di Finanza, Luigi Mennitti. "Le indagini - sottolinea -, intraprese in base a specifiche deleghe della Procura e proseguite anche con coordinamento del Comandante Provinciale, sono partite da circa 18 mesi nel corso dei quali le fiamme gialle hanno controllato 8 aziende fallite e denunciato 11 imprenditori (uno dei quali già uscito dalla società ma chiamato a rispondere delle pregresse attività fraudolente), tutti a piede libero, per bancarotta fraudolenta (art. 216 RD 267/1942), ed all’accertamento della distrazione dall’attivo dell’azienda in fallimento di denaro per 4.248.336 euro; beni strumentali del valore residuo pari a 412.830 euro e merci del valore di acquisto pari a 1.104.440 euro. Il passivo delle 8 aziende fallite complessivamente accertato dai vari curatori fallimentari, nominati dal giudice delegato, è pari a circa 6.405.316 euro. I responsabili denunciati all’Autorità Giudiziaria in caso di condanna incorreranno nella pena prevista per tale reato: la reclusione da tre a dieci anni e l’inabilitazione decennale all’esercizio di un’impresa commerciale nonché all’esercizio di uffici direttivi presso qualsiasi impresa". L’azione di contrasto ai falsi fallimenti condotta dalle fiamme gialle è mirata a scardinare il comodo ricorso al fallimento da parte di "spregiudicati imprenditori a danno dei creditori e degli imprenditori che proseguono la loro attività nel rispetto delle norme. Le merci e i beni strumentali - conclude Mennitti - vengono poi immessi nel circuito del commercio illegale (sottratto agli obblighi di fatturazione ed all’imposizione), a prezzi sicuramente concorrenziali in quanto notevolmente al di sotto di quelli di mercato, di talché sono alterate anche le regole del mercato naturale della concorrenza ponendo in difficoltà oltre che i loro fornitori/creditori, anche le altre aziende che operano nel medesimo settore merceologico".
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