La chiusura delle attività scolastiche all'interno dell'Istituto delle Figlie della Croce di Vasto (quest'anno non si forma la prima classe mentre nel 2012 è prevista la definitiva soppressione) è al centro del dibattito cittadino.
Suor Michela Canci, responsabile della struttura di via Madonna dell'Asilo, ha incontrato ieri una delegazione di genitori degli alunni che frequentano la scuola paritaria dell'Istituto. La religiosa non ha potuto che confermare la decisione presa dalle superiori della Congregazione di chiudere la sede di Vasto nella quale presenti solo 4 suore, la più anziana delle quali ha ben 93 anni. Le vocazioni mancano e le religiose presenti su tutto il territorio italiano sono poco più di 70. Andare avanti, giorno dopo giorno, è diventato sempre più difficile. Per salvare la struttura vastese ed anche altre presenti sul territorio nazionale, si era pensato alla costituzione di una cooperativa sociale per la gestione, ma ò'iniziativa, però, è ben presto naufragata e, di conseguenza, i vertici della Congregazione hanno deciso di porre la parola fine su un'esperienza che, in città , può vantare 130 anni di storia. Un duro colpo, specie per una religiosa come Suor Michela che proprio a Vasto si è formata all'acquisizione dei voti ed alla vita monastica. Al momento appare difficile un passo indietro, al di là della mobilitazione che pure si sta registrando sulla questione. In questi giorni le suore stanno preparando l'avvio del nuovo anno scolastico che, molto probabilmente, vedrà l'ulteriore riduzione degli alunni.
Molti genitori, intanto, hanno dovuto necessariamente iscrivere altrove i propri figli, in particolare quelli di bimbi che dalla scuola dell'infanzia si affacciavano alla primaria. Anche altre classi potrebbero subire ridimensionamenti proprio alla luce dell'annunciata chiusura del prossimo anno. Tra scuola dell'infanzia e primaria sono quasi duecento gli alunni che frequentano l'istituto.
Sulla questione registriamo una nota di Vincenzo Bassi, coordinatore regionale di Unione Italiana. "Il problema della chiusura di una scuola paritaria - scrive - deve essere analizzato partendo dai suoi costi sociali ed economici per un'intera comunità . Infatti, la scuola delle Figlie della Croce non è una normale impresa commerciale, è un'impresa sociale (o civile, secondo una certa dottrina economica), che per di più, pur garantendo una gestione economica diretta al pareggio dei conti, non distribuisce utili (si tratta, infatti, di un ente ecclesiastico e non di una società ). Fatta questa precisazione giuridica, non bisogna dimenticare che la chiusura di una scuola paritaria determina costi aggiuntivi per l'intera comunità . E non mi riferisco solo ai costi economici e sociali connessi alla perdita dei posti di lavoro, ma anche ai costi da imputare direttamente al sistema dell'istruzione pubblica. Infatti, se oggi, per la gran parte, sono i genitori degli alunni delle Figlie della Croce (oltre al lavoro praticamente gratuito delle religiose), a finanziare la scuola, domani sarà interamente il bilancio pubblico a finanziare l'insegnamento a favore degli stessi alunni delle Figlie della Croce. E siccome le risorse per le scuole pubbliche non aumentano se chiudono quelle paritarie, è evidente la chiusura di una scuola paritaria come le Figlie della Croce aumenterà il disservizio e i problemi per la scuola pubblica stessa e soprattutto per i suoi alunni. Senza poi dimenticare un fatto importante: il principio di sussidiarietà e il pluralismo culturale passano anche attraverso l'esistenza e lo sviluppo delle scuole paritarie. Certo la soluzione per l'istituto delle Figlie della Croce non è facile e – a mio avviso – dovrà essere trovata inventandosi nuovi servizi educativi e d’insegnamento, e, soprattutto, facendo partecipare i genitori nella gestione economica, mentre alle religiose dovrà essere lasciata soprattutto la competenza nelle scelte educative. Tuttavia, occorre chiarire un concetto: l’Istituto Figlie della Croce rappresenta un bene per la comunità vastese e mantenerne in vita la scuola costituisce perciò un interesse comune per tutto il territorio".