"Anche in Sevel i rappresentanti di lista non saranno retribuiti". E' questa la denuncia dei rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil dopo la decisione della dirigenza della Fiat di applicare, anche per lo stabilimento di Atessa, le norme utilizzate per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori.
"Per questo ci appelliamo al senso di responsabilità della classe politica abruzzese che, in occasioni come queste, dovrebbe manifestare il proprio disappunto nei confronti della Sevel". La Fiom ricorda all'azienda che, in base al testo unico del 1957 delle leggi elettorali, "i rappresentanti di lista sono considerati quali componenti del seggio elettorale, e i giorni di impegno presso il seggio, durante le operazioni elettorali di voto e di scrutinio, sono considerati, a tutti gli effetti di legge, giorni di attività lavorativa, come tali retribuiti dalle aziende con specifiche quote aggiuntive alla ordinaria retribuzione mensile, o con riposi compensativi per i giorni festivi o non lavorativi".
Il sindacato, quindi chiede alla Sevel, il rispetto della legge, e di predisporre "nella mensilità di aprile il pagamento dei giorni di assenza e la corresponsione di quote aggiuntive di retribuzione o, in alternativa, la concessione di permessi compensativi per i giorni festivi o non lavorativi di impegno al seggio". In caso contrario, la Fiom metterà "a disposizione i suoi legali per difendere le giuste prerogative dei lavoratori".
L'azienda, dal canto suo, si aggiustica affermando di aver già ricevuto 600 richieste di permesso elettorale, un numero abbastanza elevato se si pensa che non si vota ovunque in Abruzzo e che, unito al fisiologico assenteismo, si arriverebbe al 30% delle assenze. Il che avrebbe pesanti ripercussioni sull'organizzazione del lavoro e sulla produzione.