A Giuseppe Tagliente, che ha deciso di sfidare a duello Mario Borghezio, il parlamentare europeo leghista, reo di aver definito il nostro amato Abruzzo “un peso morto”, consiglio la lettura di “Famosi a modo loro” (Rizzoli, Milano 1988), alcune straordinarie pagine del compianto Gaetano Afeltra.
Vi si racconta la sfida a duello che Indro Montanelli lanciò, in verità senza alcuna convinzione, a un Generale, estensore quindi non anonimo, di una lettera striata da feci umane inviata al principe dei giornalisti del “Corriere”. Ciro Verratti, un collega che era stato campione di scherma, non ebbe dubbi: ”Ci vuole il duello!”. Insieme ad Afeltra cominciarono a stabilire con l’avversario tutte le regole secondo codici rigorosissimi. Montanelli era diviso tra la fifa per la battaglia e la parola data soprattutto a Verratti, il quale non l’avrebbe considerato più un uomo, se si fosse tirato indietro. Una sera, mentre Afeltra e Verratti definivano gli ultimi preparativi, arrivò una telefonata di Montanelli: ”Senti, Gaetanino, io sono a cena con il Generale. Dì a Verratti che abbiamo sistemato tutto”. “E il duello?”, chiese Afeltra, preoccupato dalla reazione del compagno d’armi. “Ma quale duello!”, rispose Montanelli, tutto sollevato…
Afeltra sostiene che da quel giorno qualcosa tra Montanelli e Verratti si ruppe per sempre. Ma Indro, ricorda Afeltra, tranne che sulle convinzioni politiche, era disponibile a conciliare sempre. All’amico Peppino, ovviamente, consiglio di non conciliare affatto. L’offesa di Borghezio merita la spada. Noi assisteremo al duello pronti a brindare, se dovesse andar bene; a soccorrerlo, se dovesse andar male.