E' passato un anno dal via libera all’utilizzo della pillola RU486 negli ospedali italiani e una domanda mi sorge spontanea: l’ospedale di Vasto si sarà adeguato alla storica e tanto sofferta decisione? Sono curiosa e decido di fare delle ricerche.
La prima persona da cui potrei avere delle risposte è il mio medico di famiglia e, dopo aver atteso pazientemente il mio turno, entro nel suo studio. Immediatamente mi spiega il funzionamento della RU486, ma lo interrompo perché stavolta sono interessata a sapere a chi e a quali strutture rivolgermi nel caso in cui volessi interrompere una gravidanza con la RU486. Mi spiega che lui è la persona meno adatta non potendo neppure prescriverla e mi consiglia di andare al consultorio. Decido di seguire il suo suggerimento e il giorno seguente sono al consultorio. Anche qui non riesco a sapere molto non avendo la struttura ricevuto ancora alcuna direttiva. Tuttavia l’ostetrica mi svela l’esistenza, presso l’ospedale, di un servizio medico di I.V.G., che sta per Interruzione Volontaria di Gravidanza, e di una dottoressa responsabile del servizio stesso la quale, una volta a settimana, esegue gli interventi chirurgici. Questa volta credo di aver trovato la persona giusta. Finalmente, dopo qualche giorno e un po’ di attesa, riesco a parlare con il medico in questione. La nostra chiacchierata è molto interessante e tocca tutti i punti della mia ricerca compresi la religione e la morale, ma in men che non si dica le mie aspettative vengono deluse. Mi fa presente che la pillola abortiva a Vasto non c’è ancora e che si fa fatica anche a parlarne, nonostante l’ospedale ne abbia fatto richiesta mesi addietro in seguito all’arrivo di una circolare regionale. Inoltre, sembra che, qualora la pillola dovesse arrivare, la struttura ospedaliera potrebbe non essere in grado di ospitare le pazienti che ne facciano richiesta in quanto la sua somministrazione prevede, per legge, una degenza di tre giorni e, dunque, una struttura che abbia una certa disponibilità di posti letto. Direi un paradosso se si tiene presente che l’aborto chirurgico, di gran lunga più rischioso, viene effettuato in Day Surgery e la paziente viene dimessa il giorno stesso. Ma c’è di più! Non solo vengo a sapere, mio malgrado, che la dottoressa responsabile del servizio di I.V.G. è l’unica a praticare l’interruzione di gravidanza presso il nosocomio vastese poiché tutti gli altri medici sono obiettori, ma che questa è una condizione comune a molti ospedali in Abruzzo alcuni dei quali non hanno addirittura medici che la pratichino. Eppure mi è sembrato di capire che molte donne ricorrono all’aborto e che i relativi numeri sono elevati. Si tenga presente che solo all’ospedale di Vasto vengono eseguite in media cinque interruzioni ogni settimana.
Tutto questo rappresenta un disagio per chi si trova a gestire un simile servizio medico stanti le difficoltà di combinare le strutture, l’esiguo personale medico, le alte richieste e i tempi brevi entro cui un’interruzione può essere effettuata. In conclusione non solo non ci sono novità ma a quanto pare l’argomento aborto alle soglie del 2011 spaventa ancora.