ALTO VASTESE - Con l'arrivo dell'autunno e delle prime piogge tipiche di questa stagione, i boschi dell'Alto Vastese si riempiono di numerose specie di funghi commestibili. Se ne trovano in abbondanza, dai formati e dai nomi più disparati: prataioli, chiodini, dìtole, lingue di bove, funghi di abete, mazze di tamburo per finire con i succulenti porcini o i più pregiati tartufi. L'abbondanza di questi particolari prodotti della terra attira tra i boschi del comprensorio montano sciami di ricercatori, provenienti anche dalle città sulla costa. Di questa folta schiera di golosi però, solo in pochi si attengono alle norme che regolamentano la raccolta dei funghi. Esistono infatti delle limitazioni circa il quantitativo giornaliero che ciascuno può raccogliere e delle indicazioni circa le modalità pratiche della raccolta e del trasporto dei funghi stessi. E' vietato ad esempio l'utilizzo di buste di plastica per contenere i funghi raccolti, poiché la plastica impedisce il disperdesi nell'ambiente circostante delle spore, e ciò significa che viene impedito al fingo di riprodursi e diffondersi. Gli strumenti permessi sono invece i cesti in vimini che, al contrario della plastica, consentono alle spore di cadere al suolo e dunque ai funghi di moltiplicarsi. Un'altra limitazione, anch'essa regolarmente disattesa dalla maggior parte dei cercatori, è quella relativa alla quantità giornaliera, fissata in non più di due chili a persona. Non è affatto inusuale, in questi giorni, incontrare persone con diverse buste di funghi raccolti, per un quantitativo che supera di gran lunga il massimo consentito dalla legge. Le regole ci sono, ma vengono ignorate, dunque sarebbe opportuno intensificare i controlli da parte delle autorità preposte, perché i funghi sono una ricchezza naturale dei nostri boschi, risorsa che va tutelata e conservata.