Sono trascorsi tre anni dalla domanda in carta semplice con la quale la signora Enza, invalida, ha richiesto l'istallazione di un ascensore nel suo condominio di corso Europa. Ma dal novembre del 2007 nulla di fatto.
Enza ha 44 anni, ma da 17, in seguito ad una puntura post parto, ha contratto una brutta malattia nervosa. Come se la sorte non le avesse già riservato un brutto scherzo, dopo 9 anni da quell'episodio, due tumori benigni al cervelletto destro hanno portato la sua percentuale di invalidità dal 75 al 100%. Nel maggio del 2008, il suo legale di fiducia, l'avvocato Massimiliano Baccalà , ha sollecitato al condominio ed all'Ater la richiesta di Enza, avanzata in base alla Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili. L'appartamento è sito in un condominio di edilizia economica e popolare, ma la maggior parte degli assegnatari degli alloggi ne ha già riscattato la proprietà . L'Ater Lanciano-Vasto, quindi, detiene solo una minoranza dei millesimi globali, sufficienti per non far sentire Enza da sola in questa lotta, ma non abbastanza per deliberare l'istallazione dell'ascensore. L'assemblea di condominio non riesce ad avere la maggioranza necessaria per approvare la spesa e garantire alla signora di potersi spostare liberamente. Anche le visite mediche cui è periodicamente soggetta la nostra Enza diventano una enorme difficoltà : occorre prenderla di peso per tre piani o, in alternativa, chiamare un'ambulanza. Ovviamente a pagamento. Ed è così che passano gli anni ed ognuno cerca di scaricare la responsabilità su altri. Senza addivenire ad una soluzione, senza curarsi di chi, purtroppo, sta peggio di noi ed è costretta ad osservare e conoscere il mondo solo dai racconti che le forniscono una figlia o il marito. Scruta la realtà da una finestra che si chiama Facebook e l'isolamento cui è ormai abituata la porta a capire se si può fidare di qualcuno anche da una semplice telefonata. La mancanza di un ascensore le ruba il diritto ad una vita più dignitosa e meno penosa. La signora Enza, che è già stata molto poco fortunata, ha un gran bisogno di aiuto. Ha bisogno di sentire la nostra concreta solidarietà . Aiuto e solidarietà che spesso e encomiabilmente non neghiamo a persone e popolazioni lontane colpite da altro tipo di calamità .
E' per questo che abbiamo deciso di proporre e raccontare il suo piccolo grande dramma, nella speranza che qualcosa possa smuoversi, che qualcuno possa farsi carico di questa incresciosa e intollerabile storia e porvi fine. Perché non possiamo rassegnarci all'idea che la nostra comunità accetti di convivere con queste situazioni ignorandole, girando la faccia dall'altro lato. Perché dobbiamo avere la consapevolezza che una società che non sa essere solidale con i meno fortunati, è una società che non ha futuro.