Forti critiche all’indirizzo del piano di riordino in ambito sanitario da parte della Regione Abruzzo. Le esprime, con particolare riferimento al territorio del Vastese, l’assemblea dell’intersindacale dei dirigenti medici del presidio ospedaliero di Vasto (Anaao Assomed, Aaroi-Emac e Sinafo) che analizza le novità del piano operativo 2010 e della razionalizzazione della rete di assistenza ospedaliera emanato dalla Regione.
Il rischio, secondo i sindacati di categoria, è che si perdano importanti reparti con un impoverimento complessivo dell’offerta sanitaria ed il ritorno ad epoche passate in cui “anche per prestazioni sanitarie di primo livello, per trovare le necessarie professionalità mediche, i cittadini dovevano ‘migrare‘ nei centri ospedalieri delle città capoluogo di provincia“. “Il piano operativo - si legge in una nota congiunta delle sigle di categoria - delinea il percorso certo di chiusura dei piccoli ospedali regionali e la riduzione dei posti letto negli ospedali di Vasto e Lanciano portando il rapporto posti letto/numero di abitanti del territorio del Vastese ad uno dei più bassi d’Italia (1,9 su 1.000), accentuando lo squilibrio già esistente tra questo territorio e la restante parte dell’Abruzzo. Non si può dire però che con la stessa puntualità nel piano operativo vengono individuati i servizi territoriali che dovrebbero farsi carico delle prestazioni sanitarie finora erogate in regime di ricovero ospedaliero; inoltre sulla costruzione dei nuovi ospedali vengono riportate solo ‘generiche dichiarazioni di intenti‘”. Poi l’analisi sul “San Pio da Pietrelcina” di Vasto e sul “Renzetti” di Lanciano. In questi ospedali “potrebbero essere cancellate nei prossimi mesi molte unità operative complesse (Geriatria, Gastroenterologia, Nefrologia, Neurologia, Laboratorio analisi, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Malattie infettive, Anatomia patologica, Riabilitazione e recupero funzionale ed Ematologia). Se anche solo una parte di tali provvedimenti venissero attuati - ribadiscono i rappresentanti dei dirigenti medici - si rischierebbe di riportare la organizzazione ospedaliera del nostro territorio ad epoche passate. Non si dovrebbero chiudere ospedali senza prima attivare percorsi alternativi per i pazienti - si legge ancora - non si possono ridurre i posti letto in ospedali di un determinato territorio senza aver previsto con tempi certi quali servizi territoriali possono farsi carico delle prestazioni sanitarie non più erogate in regime di ricovero ospedaliero, non è giusto mettere in atto dei processi di ridimensionamento che porterebbero inevitabilmente alla perdita di professionalità mediche e, di conseguenza, alla migrazione di pazienti. Le Regioni che prima dell’Abruzzo hanno avviato piani operativi che prevedevano la chiusura di ospedali, riduzioni di posti letto ospedalieri e ridimensionamento di unità operative hanno realizzato i piani non nel giro di poche settimane, ma programmati nel corso di anni, alcune Regioni anche con piani decennali“.
Un intervento definito sbagliato nei tempi e nelle sue modalità di attuazione e squilibrato nei contenuti a favore dei grossi centri ospedalieri regionali.