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FATTI E MISFATTI ITALIANI TRA VERITà, ESAGERAZIONI E SFERZANTE IRONIA: CATTURA CONSENSI IL 'PROMEMORIA' DI MARCO TRAVAGLIO

Oltre tre ore di spettacolo in un'affollata Arena alle Grazie

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Si accendono i riflettori sul palco dell'Arena comunale alle Grazie: due uomini in camice bianco, maneggiando alcuni congegni, fanno irradiare le parole di Martin Luther King ed il famoso "I have a dream" in particolare... Inizia così, nella notte fin qui più calda di questa estate, lo spettacolo "Promemoria, 15 anni di storia d'Italia ai confini della realtà". Sono le 21.30 di venerdì 16 luglio e poco dopo, tra gli applausi, sale sul palco Marco Travaglio, il protagonista dello spettacolo. Sarà piacevolmente interrotto, più volte, dai consensi del folto pubblico presente, il giornalista torinese. Per oltre tre ore un monologo sui fatti e misfatti della recente vicenda politica italiana. Un'esibizione che si dipana fra verità, esagerazione e sferzante ironia. Travaglio inquadra il periodo di Tangentopoli, il succedersi dei Governi e le tragiche vicende di mafia che hanno segnato gli ultimi anni del secolo scorso, che - a suo giudizio - ancora oggi influenzano l’Italia di oggi. L'ascesa di Berlusconi al potere è il 'cuore' della vicenda narrata. Di contorno alcuni episodi al limite del dramma umano, dal sequestro dei beni di Poggiolini, 're' della sanità per alcuni anni, alla 'visita guidata' di Indro Montanelli al 'Mausoleo' del 'Cavaliere' nella sua villa di Arcore. Le punzecchiature trovano spesso posto e nel 'calderone' finiscono in tanti: da Dell'Utri a D'Alema, da Martelli a Bossi, da Vespa a Minzolini, parlando di colleghi, passando per Emilio Fede. Un autentico fiume di parole, pronunciate sempre con lucidità e con il piglio graffiante che lo ha reso famoso al grande pubblico. Un'arte oratoria che tiene incollati i presenti alle sedie del parterre e agli infuocati gradoni dell'Arena. La definizione di 'rock-star del giornalismo', cucitagli addosso da più parti, non sembra un'eresia. Ad accompagnarlo ci sono i musicisti Valentino Corvino e Fabrizio Puglisi che spaziano tra virtuosismi al violino ed al sintetizzatore e montaggi surreali di alcune delle frasi più celebri dell’attuale premier. Quasi un freno al ritmo incalzante dei racconti di Travaglio che mette assieme i tasselli di un vero e proprio puzzle che ricostruisce una parte della recente storia italiana. Tante denunce ma anche i suggerimenti di soluzioni: nella parte finale il giornalista de 'Il Fatto Quotidiano' ricorda i movimenti di protesta dal basso che sono nati negli ultimi anni con la volontà di rendere migliore la classe politica italiana; cita, più volte, i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per ricordare che qualcuno che si è opposto ai malcostumi e li ha combattuti con i mezzi a disposizione, giudiziari o culturali che fossero, c'è stato. La conclusione è con le parole del commissario Giorgio Ambrosoli, scritte alla moglie quando aveva la certezza che presto sarebbe stato ucciso e con quelle di Enrico Berlinguer, in un’intervista rilasciata a Scalfari nel 1981, in cui parlava dell’impegno politico come "impegno per il popolo". E il pubblico apprezza. Infine, il bagno di folla, flash e autografi finali, nella speranza di aver lasciato qualche buon 'promemoria', soprattutto ai tanti giovani presenti. FOTOSERVIZIO a cura di PIERFRANCESCO NARDIZZI
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