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IL 6 MAGGIO LA MANIFESTAZIONE DAVANTI ALLA PROCURA DI PESCARA, MARIO ALINOVI E BARBARA MARAGNA: "GIUSTIZIA PER IL NOSTRO PAOLO"

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In attesa di conoscere gli sviluppi giudiziari di una vicenda che è ancora tutta da chiarire si concentrano sulla manifestazione di giovedì 6 maggio a Pescara, dinanzi alla sede della Procura della Repubblica presso il Tribunale di via Antonio Lo Feudo del capoluogo adriatico, Mario Alinovi e Barbara Maragna, genitori del piccolo Paolo, il bimbo deceduto all'ospedale civile di Pescara il 29 luglio 2009. Un sit in pacifico, con la partecipazione di rappresentanti di diverse associazioni e gruppi nazionali nei quali mobilitate persone che hanno avuto ripercussioni, anche estreme, per errori in campo sanitario. Una data non casuale il 6 maggio, spiegano Mario e Barbara, perché è quella in cui il loro secondogenito avrebbe compiuto il suo primo anno di vita. Paolo era nato con un megacolon congenito, il 20 maggio gli era stata praticata una stomia, il 29 luglio l’intervento e poi la morte. "Da quel giorno - dice Barbara - io lotto e lotterò per far sì che nessuna mamma si veda morire davanti agli occhi il figlio. Paolo non potrà più tornare, ma la mia, la nostra, è una lotta contro la malasanità”. I due genitori ricordano la grande partecipazione e sensibilità che la loro storia ha ingenerato, dai riscontri della trasmissione "Pomeriggio 5" di Canale 5, all'attenzione mediatica e fino alle oltre settemila adesioni su Facebook al gruppo "Ciao Neva mi chiamo Barbara" formato dalla signora Maragna proprio in memoria del piccolo Paolo e della battaglia intrapresa per ottenere giustizia. "Il nostro impegno - ha rimarcato Mario Alinovi - è anche per essere di sostegno, di stimolo e di supporto a quanti, vittime di casi di malasanità, non hanno la forza e la possibilità di andare fino in fondo a determinante scottanti vicende. Il nostro non è un manifesto contro la sanità in generale, sappiamo che c'è tanta buona sanità, anche sul nostro territorio, ma combattiamo chi commette errori e determina conseguenze gravissime, come pensiamo sia accaduto nella vicenda di nostro figlio".
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