Dubbi e futuro sempre incerto: i centri di riabilitazione San.Stef.A.R. si avvicinano alla data-limite, da tempo indicata come quella della possibile interruzione dei servizi sanitari garantiti sul territorio, del 21 aprile. E sempre più nubi si addensano all'orizzonte, sia dei lavoratori che dei pazienti assistiti, più di mille nel territorio Vastese grazie all'attività portata avanti nelle sedi di Vasto, San Salvo e Casalbordino, oltre ai numerosi trattamenti domiciliari che vengono garantiti.
Una situazione complessa che potrebbe evolvere con la dichiarazione di fallimento dei centri, sulla falsariga di quanto già avvenuto con la 'casa madre' di Villa Pini del Gruppo Angelini. Scoppiata circa un anno fa, la crisi si è acuita strada facendo ed i lavoratori degli ambulatori in questione, con sacrificio e volontà encomiabili, hanno comunque continuato ad assicurare le proprie prestazioni a livello riabilitativo, pur senza ottenere la regolare corresponsione degli stipendi. Sono circa quaranta gli operatori coinvolti nel territorio. Nelle settimana passate la direzione della Asl Lanciano-Vasto-Chieti aveva inviato una lettera ai pazienti sottoposti alle cure ai centri San.Stef.A.R in cui veniva comunicato che i trattamenti sanitari dovranno proseguire in altre strutture pubbliche o private, accreditate dalla Regione Abruzzo. Ma al momento manca ancora la chiarezza. Mentre i lavoratori confidano di vedere tradotte in realtà le promesse della classe politica e dell'assessorato regionale alla Sanità secondo cui la riabilitazione dovrà diventare servizio pubblico e, progressivamente, gli operatori che perderanno il posto riassorbiti in strutture regionali. Dalle amministrazioni locali, quelle di Vasto, San Salvo e Cupello in particolare, non è mancata solidarietà e partecipazione al dramma dei lavoratori e alla preoccupazioni dei pazienti, ma la realtà continua ad essere precaria per tanti.