Dopo la Legge n.14 del 2008 della precedente amministrazione regionale (“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 2/08: “Provvedimenti urgenti a tutela della costa teatina”), già impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per presunta illegittimità costituzionale è la volta della legge dell’amministrazione Chiodi. La Legge Regionale n.32, approvata dal Consiglio Regionale il dicembre scorso dopo una lunga discussione con la minoranza, vede in questi giorni lo stop da parte del Governo centrale. La Legge era arrivata dopo le pressioni, dai tempi della campagna elettorale, delle associazioni e dei cittadini sulla posizione del Governatore Chiodi sulla questione Centro Oli proposto dall’Eni ad Ortona e più in generale sulla ricerca ed estrazione di idrocarburi nel territorio abruzzese in vista della scadenza della moratoria prevista dalla L.R.14/08. In effetti, in fase di discussione del Disegno di Legge proposto dalla Giunta, il Consigliere di minoranza Camillo D’Alessandro ne aveva portato alla luce lacune e problematiche tecniche. Per l’Avv. Carlo Massacesi, infatti, la legge “non è tale da poter rimuovere completamente i noti motivi di impugnativa avanzati dal Governo nel relativo ricorso attualmente al vaglio del Giudice delle Leggi” (rif. L.14/08).
E’ infatti quanto sostiene, ora, anche il Governo che inquadra il settore degli idrocarburi “nel settore della produzione di fonti di energia, che è materia regolata dal diritto comunitario, il cui regime è disciplinato principalmente dalla Legge n. 239/04 (riordino del settore energetico) e dal d.lgs. n. 164/2000, di attuazione della direttiva n. 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas” (ricorso n.104 del 31/12/08). Il Governo Berlusconi sostiene dunque di doversi occupare direttamente di questioni che riguardano il settore dell’energia, bypassando l’amministrazione Regionale.
Arriva subito la risposta e l’appello di Legambiente e WWF: “La decisione del Governo di impugnare anche la legge predisposta dal Governatore Chiodi apre degli scenari inquietanti. Come sta avvenendo per l’energia nucleare, infatti, il Governo nazionale sembra intenzionato a privare le comunità locali, anche nella loro massima rappresentanza quali sono le Regioni, di qualunque potere decisionale su una materia fondamentale come la produzione energetica che pure si caratterizza per avere pesanti ricadute sul territorio, sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sulle loro attività economiche. La legge approvata dalla Regione Abruzzo – che, come si è fatto notare sin dalla sua presentazione, lasciava irrisolta la questione delle ricerche petrolifere a mare – riusciva però a tutelare il territorio regionale ed arrivava dopo l’impugnazione, sempre da parte del Governo Berlusconi, di una legge approvata sotto la precedente maggioranza regionale di centrosinistra. Proprio per superare il problema della presunta incostituzionalità, il Governatore Chiodi era stato incaricato all’unanimità nella prima seduta del consiglio regionale di predisporre una legge ricercando la collaborazione del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali. Stride, quindi, ancora di più questa impugnativa che evidenzia una contraddizione tra governo regionale e governo nazionale, retti oggi dalla medesima maggioranza. Nel merito si devono verificare i motivi di impugnativa per una valutazione puntuale, tenuto anche conto che la legge per vietare le ricerche e le estrazioni, faceva riferimento a norme urbanistiche, di gestione agricola e di protezione ambientale che sono di esclusiva competenza regionale. Fin d’ora si invita, però, il Governatore Chiodi a preparare a difendere la legge dinnanzi alla Corte Costituzionale aprendosi al contributo di tutti, come il WWF e la Legambiente gli avevamo già suggerito in occasione della presentazione della legge e come, invece, non ha ritenuto di dover fare.