Venerdì 22 gennaio ho avuto il piacere di vedere, accompagnando a Roma per una visita guidata due classi del Liceo Scientifico “R. Mattioli di Vasto, tre interessanti eventi espositivi. Innanzitutto, a Palazzo Venezia, la mostra intitolata “Il potere e la Grazia” e dedicata ai Santi Patroni d’Europa. All’interno delle sale è stato possibile ammirare, proveniente dal Louvre il San Giovanni Battista di Leonardo. Un’opera affascinante ed enigmatica, considerata da molti esperti l’ultimo capolavoro su tavola del maestro.
Nel complesso del Vittoriano, poi, con gli studenti ho potuto Apprezzare una delle più imponenti mostre mai realizzate su Dada e il Surrealismo, due movimenti rivoluzionari, che tanto potere eversivo hanno esercitato sull’arte successiva alla prima metà del secolo scorso. Oltre 500 opere tra oli, sculture, readymade, assemblaggi, collage, disegni automatici hanno accompagnato ciascuno di noi visitatori in una interessante riscoperta dei due movimenti non solo nei suoi protagonisti più celebri, ma anche in quanti, meno conosciuti, hanno comunque contribuito a precisarne l’etica e l’estetica. Sempre nel complesso del Vittoriano ho visitato, infine, il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, iniziativa che è nata con l’intento di far rivivere in maniera propositiva una storia costruita da fatti e vicende di milioni d’Italiani, mettendo a sistema nell’ambiente espositivo le variegate esperienze individuali a livello regionale. E qui ho avuto la bella sorpresa di trovare in vendita “Segni e sogni dell'emigrazione. L'Italia dall'emigrazione all'immigrazione", la prima opera multimediale sull'epopea dei migranti italiani nei cinque continenti, scritta da tre donne eccezionali: Tiziana Grassi, scrittrice ed autrice per Rai International, Catia Monacelli, antropologa e direttrice del Museo dell'Emigrazione "Pietro Conti" di Gualdo Tadino (Perugia), e Giovanna Chiarilli, giornalista, sceneggiatrice ed autrice per Rai International. Rientrato a Vasto ho subito guardato il CD al computer. Posso affermare senza ombra di dubbio che si tratta di un'opera interessantissima, perché realizzata non solo mediante documenti, ricerche e testimonianze, ma anche attraverso l'analisi dei "segni" impressi dall'emigrazione nella musica, nella letteratura e nel cinema. Si tratta, infatti, di un'imponente lavoro di documentazione sull'emigrazione italiana, che è un ineludibile punto di riferimento per chi voglia studiare il fenomeno migratorio nella sua complessità.
Un'opera fondamentale per i nostri giovani che altrimenti, in carenza di riferimenti rigorosi, rischierebbero di smarrire la memoria d'un fenomeno rilevante nella storia del Paese. L'opera ha un taglio giornalistico, volutamente divulgativo, e si sviluppa su una doppia lettura di "segni-simboli". E’ divisa in tredici capitoli: la nave, il treno, la lettera, la valigia, le rimesse, il cinema, l'alimentazione, la toponomastica, la spiritualità, la musica, la stampa. Un capitolo è inoltre interamente dedicato alla "donna", protagonista silenziosa della storia dell'emigrazione, ed un altro agli Italiani d'America, a rappresentare tutti i connazionali che nel corso d'un secolo hanno cercato nella loro personale "America" un futuro che l'Italia sembrava negare. La sezione multimediale è ricca di documenti inediti, provenienti dal Museo di Gualdo Tadino e dagli Archivi di Stato. Molto materiale fotografico, ma anche filmati, musiche, lettere. E testimonianze di emigrati. C'è anche un laboratorio didattico predisposto per le scuole, sia in Italia che all'estero. La valenza culturale dell’iniziativa mi riempie personalmente di gioia, in quanto ho partecipato alla sua realizzazione con un mio saggio-testimonianza sul tema “L’emigrazione vastese verso l’Australia nella vasta e generosa comunità italiana”, inserito nel capitolo che parla della “nave”. Naturalmente, il testo è frutto di un mio lavoro certosino sul materiale, che a suo tempo mi ha fornito il commendator Silvio Petroro, l’indimenticabile Presidente dell’Associazione “Pro Emigranti Abruzzesi”. In realtà, il nome di Vasto è richiamato anche da altri due colleghi giornalisti Simona Andreassi e Gaetano Quagliarella, che hanno approfondito “Uaste bbelle, terra d’eure”, la canzone di Francesco Paolo Votinelli, che è diventata l’inno dei vastesi nel mondo (il contributo è inserito nel capitolo della “musica”).