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Tanos, gli italiani in Argentina

Buon riscontro di pubblico per il primo appuntamento della stagione teatrale di Teatro Studio

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Questa sera si è tenuto al politeama Ruzzi il primo appuntamento della stagione teatrale proposta dalla compagnia Teatro Studio di Lanciano. Con grande ironia e semplicità Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini hanno portato in scena Tanos, nel quale hanno raccontato degli italiani emigrati in Argentina nel 1950.

Il testo dello spettacolo e la regia sono di Stefano Angelucci Marino. Angelucci e Gesini hanno impersonato, in più tratti della rappresentazione con l’ausilio di maschere sul viso, i coniugi Domenico e Rosa, giovani sposi, originari di Lanciano, che, nel 1950, senza lavoro e pieni di ambizioni decidono di emigrare in Argentina. Prima di partire per questa terra, forte è il distacco tra loro e il resto della famiglia perché sentono il dialetto abruzzese che per tutto il resto del clan  “rappresenta il mito dell’origine, il rifugio salvifico, l’identità riaffermata” come motivo di emarginazione e disprezzo. Il richiamo delle radici tuttavia è impossibile da sopprimere del tutto anche in terra straniera, quando i due vorrebbero cancellare le loro origini.

“Domenico con la sua famiglia in Argentina, così, vive tutte le fasi della sua vita in una specie di lunga crisi d’identità, indeciso tra la spinta all’integrazione piena (cioè verso la piena conquista di una dimensione “nuova“) e la difesa della propria radice autentica, rappresentata dal patrimonio di tradizioni dei genitori, di norma antiquati e fatalmente antagonisti rispetto alle ambizioni dei figli”. 

Nel lavoro teatrale, che di abruzzesi tratta, vi sono echi di un illustre scrittore abruzzese, John Fante, soprattutto per l’ “attenzione al mondo degli immigrati e all’ambiente domestico rappresentato nel momento della sua implosione, del suo scardinamento a causa delle forze contrapposte che lo abitano, generazionali e culturali”. Tratti da Fante, come si legge nella nota, sono anche la comicità trafelata e plateale e l’inquietudine visionaria e ispirata. Il pubblico che ha partecipato in buon numero, ha molto apprezzato questo spettacolo dalla giusta dose ironica.

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