Una bella serata all'insegna dell’arte dedicata a Filandro Lattanzio, uno dei grandi artisti del Novecento vastese, in occasione dei 25 anni dalla morte.
“Un atto dovuto da parte della nostra città - come ha ricordato l’assessore Suriani - ricordare e conoscere un protagonista del panorama artistico di Vasto, un vastese che ha lasciato la propria impronta nella nostra storia culturale, anche attraverso i segni tangibili dell’intimo attaccamento alla propria terra”. Curata da Michele Montanaro e Roberta Presenza, con il coinvolgimento delle associazioni culturali Opificio AlterArs e Settantaduedellarte, la mostra è stata allestita nelle sale chiamate “della musica” e in due nuove sale aperte per la prima volta proprio in occasione di questo evento.
Al taglio del nastro di ieri, oltre al sindaco Luciano Lapenna e all'assessore Suriani, erano presenti Viviane Dutaut e Ada Lattanzio, rispettivamente figlia e cugina dell’artista, che hanno gentilmente prestato alcune opere, in aggiunta ai 23 quadri già in possesso del Comune. Una mostra molta attesa, fortemente sollecitata da alcuni consiglieri comunali, in primis Nicola D’Adamo, come hanno ricordato durante la serata il sindaco e la signora Dutaut, che contribuirà a fare il punto della situazione sulla figura e l’opera di Filandro Lattanzio. Molto essenziale la cerimonia d’inaugurazione, con la presentazione dei curatori della mostra Michele Montanaro e Roberta Presenza, che hanno brevemente illustrato l’organizzazione degli spazi espositivi, con andamento non cronologico, ma per temi, che vanno dai ritratti alle nature morte, dai nudi ai paesaggi e ai temi religiosi, con l’ausilio di pannelli didattici per meglio aiutare i visitatori a comprendere il percorso artistico del Maestro. Roberta Presenza ha ricordato brevemente la figura del pittore, dagli esordi, dove è presente l’influenza del verismo dei Palizzi, al trasferimento a Roma, dove ha frequentato le botteghe di Via Margutta, nelle quali operavano grandi artisti tra i quali Guttuso e Mafai, fino al matrimonio con Hélène Castex e ai venti anni passati in Francia, dove si nota un’esplosione di colori nelle tele del Lattanzio, a dimostrazione di una raggiunta pace interiore. La Francia è anche l’occasione per conoscere tanti movimenti artistici, dove trarre ispirazione, senza mai fare “scopiazzature”.
Poi il ritorno a Vasto, alla fine degli anni ’60, e l’apertura dell’atelier in una delle zone più suggestive della nostra città, all’angolo di Piazza San Pietro, su Via Adriatica, che diventa il centro d’incontro di amici, pittori e critici, mentre artisticamente c’è il ritorno al suo primo amore, i paesaggi, le campagne, gli angoli e i colori della nostra città. Molto bello il ricordo che ha fatto Viviane Dutaut dei suoi genitori: “Lui era silenzioso, burbero. Mamma invece era solare e accogliente. Si completavano a vicenda in un modo mirabile. Quando lui dipingeva, metteva musica classica,mentre mamma gli stava lì accanto e leggeva un libro”. Ma la signora Dutaut ha sottolineato un’altra cosa molto bella: “Queste opere ritornano alla vita perché voi le guardate”.
E il nostro augurio è che questa mostra sia veramente l’inizio di un nuovo percorso volto alla riscoperta dei tanti artisti vastesi, troppo spesso dimenticati, e far ritornare alla vita le loro opere.