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San Giuseppe di 35 anni fa: Papa Giovanni Paolo II visita Marelli e Siv

Il Santo Padre tra i lavoratori. Il ricordo di Nicola D'Adamo, all'epoca responsabile Comunicazione dell'industria del vetro

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All’inizio del suo pontificato Giovanni Paolo II aveva stabilito una regola: la visita ad una fabbrica, ogni anno, il 19 marzo Festa di San Giuseppe patrono dei lavoratori. Un appuntamento particolarmente  sentito essendo lui stesso stato da giovane operaio alla Solvay in Polonia
Il 19 marzo 1983 toccò alla Marelli ed alla Siv (oggi Denso e Pilkington) di San Salvo.
 
In sintesi questi i momenti della giornata.
 
Il Papa arriva puntualmente alle 10 in Marelli con un elicottero dell’Aeronautica Militare. Visita lo stabilimento, s’incontra in una saletta con il consiglio di fabbrica, dialoga con i sindacalisti  e poi si reca al piazzale dove ci sono oltre 50.000 persone ad attenderlo. Fa il giro fra due ali di folla festante e poi sale sul palco. I saluti delle autorità, poi la Liturgia della Parola con il suo messaggio sul mondo del lavoro. Alle 12.55 il Papa saluta la folla e si reca alla Siv. Visita il forno float, qui viene salutato da un sindacalista, e poi si reca alla mensa per il pranzo con gli operai.  Alle 15 il Papa risale sull’elicottero per la visita a Termoli.  
 
A distanza di tanti anni ciò che rimane di quella indimenticabile giornata – al di la degli aspetti esteriori della visita – è l’estrema attualità del messaggio di Giovanni Paolo II sul senso del lavoro dell’uomo.
 
I principali temi posti dai sindacalisti al Papa sono stati: la dignità del lavoratore, il primato dell'uomo, la giustizia sociale, il diritto al lavoro per tutti, il giusto salario.
 
“L'impressione però è stata che quanti sono intervenuti parlassero con la convinzione di non dire al Papa nulla di nuovo per lui – ha scritto Mario Ponzi sull’Osservatore Romano - sembrava lo dicessero più per farlo sentire agli «altri», anzi quasi volessero unire la loro voce a quella «voce» che in ogni angolo del mondo e davanti ad ogni consesso grida forte l'irrinunciabile ed insopprimibile dignità della persona umana al di sopra di tutte le ideologie e di tutte le fazioni. E di li a poco « quella voce » avrebbe in realtà riproposto ad un ben più vasto uditorio proprio «il primato dell'uomo sul lavoro»; il diritto alla «dignità» e «al benessere anche materiale dell'uomo perché in ogni uomo, specialmente in quello più indigente e sofferente, si vede scolpita l'immagine del Cristo»; l'obiettivo «altamente umano della piena occupazione»; la gravità della situazione «di disoccupazione giovanile», la penosità della «emigrazione» che continua ad essere in troppo larga misura il prezzo pagato alla «mancanza di occupazione in patria»; la necessità di una fattiva «collaborazione» sia internazionale che nazionale di tutte le componenti sociali; il giusto salario...
 
Ancor prima dunque che loro, i lavoratori di San Salvo, gli parlassero, il Papa nel discorso che aveva preparato per l'occasione aveva già risposto a tutti ribadendo che per la Chiesa il problema dell'uomo, del valore dell'uomo in quanto tale, è il più grande”.
In tal senso la beatificazione di Giovanni Paolo II il Primo MaggioFesta del Lavoro” è veramente una felicissima coincidenza.
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