ULTIMI GIORNI PER LA 'BEATA BEATRIX' DI DANTE GABRIEL ROSSETTI A PALAZZO D'AVALOS: DOMENICA CHIUDE LA MOSTRA

Michele Tana
13/11/2008
Attualità
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Ultimi giorni di presenza, a Palazzo d'Avalos a Vasto, del prestigioso quadro della 'Beata Beatrix' di Dante Gabriel Rossetti, ospitata nella maestosa ex residenza marchesale, cuore della cuttura della città, nell'ambito della mostra ''I Rossetti tra Vasto e Londra''. Domenica 16 novembre, infatti, è l'ultimo giorno nel quale possibile ammirare il capolavoro di Rossetti, nell'ambito di quello che è un omaggio all'artista di origini vastesi in occasione del 180° anniversario della nascita. Un omaggio più in generale alla famiglia Rossetti, concretizzatosi attraverso una piccola, ma preziosa, esposizione di libri, documenti, oggetti, fotografie storiche e l'importante opera dell'artista, la 'Beata Beatrix' appunto, proveniente dalla Tate Gallery di Londra. Una iniziativa che ha riportato i Rossetti nella città natale del capostipite, Gabriele Rossetti (Vasto, 1783 - Londra, 1854), poeta e patriota esule a Londra, sempre legato culturalmente ed affettivamente all'Italia, che ha trasmesso questo amore profondo anche ai figli, inglesi di nascita e nazionalità e italiani di discendenza e spirito. Il più noto è stato proprio Dante Gabriel, particolarmente legato alle radici artistico-culturali italiane tramandate dal padre, tra i fondatori della Confraternita dei 'Preraffaelliti', artisti che si ispiravano alle novelle ed alle poesie medioevali, ma anche ai lavori di Shakespeare ed a tematiche sociali e nazionaliste, ricreando in pittura le memorie ed i costumi del passato e rifacendosi stilisticamente alla sensibilità degli artisti del Trecento e Quattrocento. ''Realizzata tra il 1864 e il 1870 - si legge in una nota esplicativa dei realizzatori della mostra - la 'Beata Beatrix' fa parte del ciclo dipinto da Dante Gabriel Rossetti ad illustrazione della 'Vita Nuova' di Dante. Il quadro rappresenta la morte di Beatrice, nel momento di passaggio dalla vita terrena a quella paradisiaca, così come descritto da Dante: in una visione fioca ma pervasa da un'aureola di luce, Beatrice siede su un balcone, protesa verso il paradiso; la colomba, messaggero di morte, posa un papavero bianco nelle sue mani; alle sue spalle Dante e Amore si guardano, mentre la città di Firenze è immobile e desolata; la meridiana segna le nove, il numero mistico che rimanda alla perfezione di Beatrice. Questa è l'immagine che termina la sequenza dantesca di Rossetti e l'ultimo lavoro in cui egli stesso prende ispirazione dai tratti di sua moglie, Elizabeth Siddal, per la sua Beatrice. Dopo la morte di Elizabeth, quest'opera fu vista in parte come un tributo al lutto per 'Lizzie', che morì a causa di un'overdose di droga, richiamata nel dipinto dal papavero di oppio. Il ponte in lontananza potrebbe ricordare anche il legame tra l'Italia e l'Inghilterra, così come il soggetto lega passato e presente, poesia e dipinto, vita e arte. Il dipinto fu completato nel 1870, anno in cui fu pubblicato il volume Poesie di Rossetti, contenente anche i versi che, in forma manoscritta, vennero posti nella bara di 'Lizzie' prima della sepoltura e furono riscoperti diversi anni dopo''. La mostra è curata da Jan Marsh, tra le più importanti studiose della famiglia dei Rossetti e del movimento artistico dei Preraffaelliti e responsabile del periodo Vittoriano presso la 'National Portrait Gallery' di Londra. Ultimi quattro giorni di apertura, dunque, per la mostra a Palazzo d'Avalos.

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