Si sposta a Londra, nel quartier generale della Pilkington, la trattativa sul futuro dello stabilimento di San Salvo. Quattro i forni che potrebbero chiudere i battenti, con il rischio di perdere tra i 150 e i 200 posti di lavoro. Della questione hanno cominciato ad occuparsi anche i vertici nazionali dei sindacati. E' una situazione complicata, quella che si trovano ad affrontare i dipendenti della multinazionale giapponese che produce parabrezza e finestrini per auto nella zona industriale di Piana Sant'Angelo. La cassa integrazione guadagni si allunga da 5 a 6 settimane. E la preoccupazione si taglia a fette tra gli operai, che due giorni fa sono rientrati temporaneamente in fabbrica senza certezze e tra una miriade di voci non rassicuranti sul loro futuro. Alcuni lavoratori lamentano, tra l'altro, il fatto di essersi visti scalare i giorni di cassa integrazione dal proprio monte ferie dopo che il ricorso all'ammortizzatore sociale era stato annunciato loro dall'azienda tramite telegramma. Dal 22 novembre al 7 dicembre rimarranno di nuovo a casa, prima di un ulteriore, lungo stop in programma nel periodo natalizio. I rappresentanti delle maestranze vogliono vederci chiaro. Se è vero che anche a San Salvo si fa sentire pesantemente la crisi del mercato mondiale dell'auto e che le previsioni per i prossimi mesi non sono certo rosee, è altrettanto vero che le sigle sindacali di categoria chiedono all'azienda di ''giocare a carte scoperte''. E' il motivo per il quale una delegazione partirà domani mattina per Londra, dove si trova il quartier generale della società. Ufficialmente, si tratta della tradizionale riunione annuale tra la dirigenza del colosso giapponese specializzato nella produzione di vetro piano ed i rappresentanti dei dipendenti di tutti gli stabilimenti del gruppo. In realtà, sarà l'occasione giusta per cominciare a capirci qualcosa. Il tutto mentre una delegazione della Cgil oggi è andata a Roma per interessare della questione i vertici nazionali del sindacato. Il problema c'è ed è più complesso di quanto non sembrasse nelle scorse settimane, quando è stata avviata la cassa integrazione. I forni 'DB4', 'Wiring', 'Coder' e 'TO3' rischiano di essere spenti.