Lo scorso 28 settembre è stato depositato presso il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Pescara un esposto indirizzato anche alle procure di Chieti e Vasto sull'applicazione delle normative sui rischi di incidenti rilevanti (cd direttiva Seveso) per gli stabilimenti Sabino Esplodenti, Deposito Eni di Ortona e Walter Tosto di Chieti e, per la sola Sabino Esplodenti, sull'applicazione della normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale.
L'esposto non riguarda il comportamento delle aziende ma esclusivamente quello degli enti che sovrintendono l'applicazione e l'attuazione di tali normative. Nell'esposto, a firma di Augusto De Sanctis, si chiede in particolare di verificare la correttezza dell'operato della Prefettura di Chieti, del CTR regionale e della Commissione V.I.A. regionale.
La Prefettura di Chieti è competente per la redazione dei Piani di Emergenza Esterni (P.E.E.) degli impianti a rischio di incidente rilevante, piani che la legge obbliga a rivedere al massimo ogni 3 anni e ad attuare attraverso esercitazioni periodiche rivolte ai cittadini. Si tratta di uno dei tre documenti fondamentali per il funzionamento di un impianto sottoposto alla direttiva Seveso.
A settembre 2022 era stato fatto un accesso agli atti presso la Prefettura di Chieti sull'esistenza e sulla vigenza dei Piani di Emergenza Esterni per il Deposito ENI e l'impianto Walter Tosto di Chieti. Sono stati trasmessi dalla prefettura piani redatti nel 2008, cioè scaduti dal 2011 (!), visto che dovevano essere aggiornati ogni 3 anni. Nel frattempo la normativa è anche cambiata radicalmente prevedendo pure la partecipazione del pubblico nella redazione di questi piani. Dal 2022 fino al 28 settembre 2023, data del deposito dell'esposto, sul sito della prefettura non sono comparsi avvisi per l'attuazione di tale procedura né sono stati pubblicati i relativi piani.
Ricordiamo che per un altro impianto, quello dello stoccaggio di gas del fiume Treste a Cupello, il più grande d'Italia, sempre la prefettura di Chieti, nell'ambito di un accesso agli atti, ammise nel 2018 la mancanza, da anni, del Piano, che poi fu redatto e approvato solo a seguito di un nostro esposto alla procura di Vasto. Ora il Piano è consultabile sul sito del Comune di Cupello, come dovrebbe essere normale.
Per quanto riguarda la Sabino Esplodenti, già nel 2021, dopo la tragedia del 2020 con la morte di tre operai, nell'ambito della procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale avevamo sollevato con specifiche osservazioni la questione dell'esistenza e della effettiva vigenza del Piano di Emergenza Esterno per la Sabino Esplodenti, che nelle carte non veniva neanche citato. Esisteva? Era aggiornato? Sul sito della Prefettura non vi è traccia. Idem per le esercitazioni, almeno per gli ultimi 10 anni.
Nell'esposto evidenziamo la stretta connessione, prevista dalla legge, tra le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e quelle per la prevenzione del rischio per gli impianti classificati a rischio di incidente rilevante.
Nonostante l'importanza di questa e di altre questioni, tra cui l'esistenza di un'indagine per gestione non corretta dei rifiuti e un parere della Provincia durissimo sui documenti depositati dall'azienda, il Comitato V.I.A. decise di escludere l'impianto dalla più approfondita procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Una decisione a nostro avviso sconcertante, come altre dello stesso Comitato relative alla Sabino Esplodenti prese appena prima della tragedia del 2020. Tali decisioni sono state oggetto di tre precedenti esposti in cui, tra l'altro, si evidenziava l'incredibile esistenza di versioni inequivocabilmente diverse di uno stesso verbale del Comitato V.I.A., una delle quali pubblicata sul sito regionale proprio il giorno dopo la tragedia del 2020.
La decisione del Comitato V.I.A. del 2021, così come altre decisioni del CTR regionale (organismo tecnico che sovrintende l'applicazione della Seveso) e della prefettura, hanno poi portato alla riapertura della Sabino Esplodenti nel 2022, oggi nuovamente chiusa dopo l'ulteriore tragico incidente di un mese fa con la morte di altri tre operai.
Per quanto riguarda la Sabino Esplodenti, oltre alla valutazione autonoma del comportamento degli enti anche al di là della tragedia, le due domande alla base dell'esposto e a cui si chiede di rispondere sono:
1)il Piano di Emergenza Esterno della Sabino Esplodenti era stato aggiornato ed era stato attuato secondo quanto previsto dalle norme (cioè rielaborato entro 3 anni e attuato con esercitazioni periodiche), considerando che nell'ultima tragedia 23 persone sono state evacuate dalle loro case?
2)In caso di risposta negativa alla prima domanda, può funzionare uno stabilimento a rischio senza un Piano di Emergenza Esterno valido?
Alla seconda domanda rispondiamo: secondo noi no e spieghiamo questa nostra posizione prendendo ad esempio un caso della vita di tutti i giorni. La polizia municipale arriva in un cantiere di una casa in cui stanno semplicemente ritinteggiando le facciate su un’impalcatura che dà su una strada. Niente bombe, niente esplosivi, solo una normale operazione domestica con la vernice e operai non specializzati. I vigili chiedono i documenti sulla sicurezza, che comprende sia i rischi per i lavoratori sia quelli per l’esterno. Se non ci sono questi documenti, o se sono scaduti da 10 anni, e fermo restando il diritto del cittadino o dell'azienda a rivalersi economicamente sugli enti qualora tali documenti siano di loro competenza, il cantiere va avanti oppure viene immediatamente sigillato e non riaprirà fin quando tutti i documenti saranno a posto?
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua