Civeta, ritirato ricorso al Tar: nuove modifiche allo Statuto accolgono richieste Comuni ricorrenti

Le Amministrazioni Comunali di Casalbordino, Pollutri, Villalfonsina e Monteodorisio hanno deliberato la «cessata materia del contendere»

Alessio Di Florio
27/05/2023
Territorio
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Svolta nella dibattuta modifica societaria e nel nuovo corso dell’ex Consorzio Civeta. Nel dicembre scorso erano stati firmati l’atto costitutivo che ha trasformato il vecchio Consorzio in società di capitali e lo statuto della nuova società. Sullo statuto si erano concentrate le critiche e le perplessità dei sindaci di Casalbordino, Pollutri, Villalfonsina e Monteodorisio

«L’impostazione dello Statuto e in particolare le modalità e i criteri per la rappresentanza dei comuni all’interno della società,a nostro avviso, hanno rivelato un malcelato intento di escludere di fatto i comuni più piccoli dalla partecipazione, e quindi dalla gestione, della Società tradendo in questo modo lo spirito con il quale è nato il Consorzio, espressione dell’intero territorio e non solo dei due/tre comuni più grandi – avevano dichiarato Filippo Marinucci (Casalbordino), Nicola Maria Di Carlo (Pollutri), Mimmo Budano (Villalfonsina) e Catia Di Fabio (Monteodorisio) - tant’è che lo Statuto rinnega completamente quel criterio, pensato proprio per i comuni più piccoli, secondo il quale per le decisioni del Consorzio dovevano contare non solo le quote ma anche le “teste” cioè i singoli comuni». I primi cittadini dei quattro comuni già a dicembre hanno sottolineato di aver  «cercato di dare il nostro contributo, abbiamo proposto emendamenti e chiesto modifiche, abbiamo ad esempio chiesto di sostituire il cda con un amministratore unico per ridurre i costi e non gravare sui cittadini, abbiamo proposto un sistema di partecipazione, peraltro imposto dalla legge in società di questa natura, che consentisse a tutti, anche al comune più piccolo di poter decidere cosa e come gestire i servizi sul proprio territorio, ma purtroppo non hanno saputo o forse non hanno voluto ascoltarci» ma di essersi «trovati invece con in mano uno statuto che, a nostro avviso, è illegittimo, senza un atto costitutivo della società, con una documentazione contabile che non è quella da noi ripetutamente richiesta». 

A seguito di questa presa di posizione i quattro sindaci avevano dato mandato ad un avvocato di ricorrere al Tar contro lo statuto della nuova società. Il Tar aveva sospeso l’efficacia del nuovo Statuto, sollevando alcune questioni di merito, e rimandando una decisione all’udienza di merito. «Ad un accertamento prima facie, i motivi dedotti nel ricorso appaiono sorretti dal prescritto fumus boni iuris in relazione ai pregiudiziali ed assorbenti motivi relativi alla redazione dello Statuto della società oggetto ditrasformazione nella parte in cui non prevede idonee garanzie di rappresentatività delle minoranze atte ad assicurare il controllo analogo congiunto - essendo rimesso il voto assembleare alla maggioranza delle quote - nonché in riferimento al difetto di motivazione della relazione redatta in maniera generica priva del connotato di analiticità come descritto dall’art. 5 del d.lgs. 175/2016 e comunque dovuta in assenza di un automatismo ex lege» si legge nell’ordinanza del Tar di Pescara

Il provvedimento dei giudici amministrativi ha portato ad un confronto tra commissario regionale e Comuni-Soci che ha portato ad alcune modifiche dello Statuto stesso. Modifiche che hanno accolto quanto sollevato dalle amministrazioni di Casalbordino, Villalfonsina, Pollutri e Monteodorisio. Che hanno, quindi, deciso di ritirare il ricorso ai giudici amministrativi per «sopravvenuta carenza di interesse alla prosecuzione del giudizio de quo». Lo riportano le delibere approvate dalle giunte comunali guidate da Marinucci, Di Carlo, Budano e Di Fabio. Le giunte, si legge nelle delibere che hanno approvato, hanno preso atto «del rinnovato procedimento di trasformazione societaria ad opera del Commissario del Consorzio C.I.V.E.T.A., in esecuzione dell’ordinanza del TAR Abruzzo n. 23/2023» e che «sotto il profilo del controllo analogo, che il nuovo Statuto garantisce - attraverso gli strumenti di governance introdotti - un’idonea rappresentatività delleminoranze, in accoglimento delle censure promosse» dai quattro Comuni e, quindi, «la sopravvenuta carenza di interesse alla prosecuzione del giudizio de quo» autorizzando l’avvocato Di Pardo del foro di Campobasso a «dichiarare la sopravvenuta carenza d’interesse ovvero la cessata materia del contendere». 

 

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