INSEGNANTE PRECARIA E INCINTA: STORIA DI UNA ORDINARIA DISCRIMINAZIONE

Francesco Bottone
23/06/2008
Attualità
Condividi su:

''Lei è incinta, sarebbe meglio se per il prossimo anno evitasse di riscegliere questo istituto''. E' il senso di ciò che una giovane insegnante precaria, incredula, si è sentita dire da un'applicata di segreteria. Il fatto, di una gravità estrema, si è verificato nei giorni scorsi presso un istituto scolastico della provincia di Chieti. L'insegnate non ha voluto denunciare l'accaduto alle autorità competenti, e non vuole nemmeno indicare con precisione la scuola di cui trattasi, anche per non coinvolgere direttamente la fin troppo zelante dipendente, tuttavia ha ritenuto utile rivolgersi alla stampa per sottolineare come spesso le lavoratrici vengano sottoposte a palesi ed impunite discriminazioni. ''Si, è successo proprio questo, l'applicata della mia scuola mi ha invitata, senza troppi giri di parole, a non scegliere nuovamente quell'istituto, visto il mio stato di gravidanza'', racconta la giovane insegnate precaria. La zelante dipendente pubblica ha cercato di sostenere il suo inaccettabile discorso adducendo motivazioni di tipo economico e gestionale. L'insegnante andrà presto in maternità e dunque lascerà a metà il lavoro nelle proprie classi, con conseguente disagio per gli alunni, senza parlare del costo per l'assunzione di una nuova supplente. Tutte argomentazioni, fredde e burocratiche, prosaicamente stridenti con l'eccezionalità di una nuova vita che nasce, con uno stato, quello della maternità appunto, che è tutelato, o almeno dovrebbe, dalle leggi dello Stato. ''Non voglio fare di questa vicenda un caso personale - continua nel suo racconto la giovane insegnante incinta - ma spero che la visibilità data dalla stampa possa sollevare un problema che esiste, sia pure sommerso, che è quello della tutela del lavoro femminile. Se mi sono trovata io in questa situazione, che comunque sono dipendente statale, sia pure precaria, penso a cosa possa succedere nel settore privato''. ''Si tratta di un fatto molto grave - spiega una sindacalista dei Cobas-Scuola - che purtroppo però non è isolato. E' abbastanza frequente, infatti, che in via informale si 'suggerisca' alle lavoratrici incinta di cambiare scuola per non esse un peso e fonte di disagi organizzativi. Per quanto riguarda l'aspetto economico, tuttavia, è in vigore la legge 176 del 2007 la quale, testualmente, ''libera i bilanci delle scuole dal pagamento delle maternità del personale supplente''. Dunque anche l'argomentazione dei costi cade. Spesso i dirigenti o gli applicati si sentono autorizzati a fare questo tipo di pressioni, come se pagassero di tasca propria. E' inaccettabile. Inoltre, nelle piccole scuole, l'azione dei sindacati è meno incisiva rispetto a ciò che avviene negli istituti maggiori, per via di una certa 'familiarità' e contiguità tra i componenenti della Rsu e i dirigenti; ciò, evidentemente, va a discapito dei lavoratori, soprattutto dei precari, che sono i meno tutelati, e delle donne, magari anche incinta''.

Leggi altre notizie su Histonium.net
Condividi su: