La notizia è piombata come un macigno a metà mattinata e sta facendo il giro di tutta la Regione: è morto Raffaele Colapietra, grandissimo intellettuale aquilano. Nato nel 1931 Colapietra ha attraversato il Novecento e questo primo scorcio del terzo millennio con passione, acume, profondità rare e preziose. La sua voce è risuonata negli anni del post terremoto e nella vita culturale e sociale aquilana e di tutto l’Abruzzo sferzante e con una conoscenza della storia, una capacità di leggere quanto accade intorno a noi con passione e spirito libero. In queste ore tanti sono i ricordi e le espressioni di cordoglio per la scomparsa del prof. Raffaele Colapietra da istituzioni politiche e culturali, da associazioni e personalità.
Riassumere decenni e decenni di studi, passione, preparazione, è pressoché impossibile. Sono centinaia, se non migliaia, gli studi, i libri, i convegni, le occasioni pubbliche in cui ci ha fatto conoscere la nostra storia, ne ha letto gli avvenimenti e donato chiavi di lettura e analisi del presente. Una conoscenza della storia aquilana che si è sempre accompagnata ad altrettanta conoscenza di ogni angolo della regione, delle storie sconosciute anche a chi i territori li vive. Una conversazione con lui era un viaggio nei luoghi più diversi, nelle epoche più disparate. In cui accompagnava con una umanità, un’umiltà, che si accompagnavano ad una profondissima analisi e racconto. È stato docente di storia contemporanea all’Università di Salerno fino al 1990. E alla storia di Napoli e della Campania ha dedicato tanti studi e alcune sue pubblicazioni.
La voce di Raffaele Colapietra su questi anni, non è mai mancata su quanto stava accadendo, sulla gestione di quei mesi ormai lontani e sulla ricostruzione (o non ricostruzione) di questi quattordici anni. Aveva deciso di non lasciare mai la sua casa, “danneggiata ma non distrutta”, e la città definendo “tradimento” la scelta di chi l’abbandonò.
Un gigante intellettuale, un innamorato appassionato della sua terra, una forza della cultura e della mente. Si conclude il cammino terreno del prof. Colapietra a fine aprile, il mese del terremoto e negli stessi giorni in cui due anni fa L’Aquila (anzi Aquila, come lui rimarcò si dovrebbe chiamare il capoluogo) e l’Abruzzo intero piangevano Antonietta Centofanti. Anima dei comitati dopo il terremoto e della vita civile e sociale. L’Abruzzo è stato la regione di intellettuali, di giganti della cultura e dell’impegno civile e sociale come Ignazio Silone e Ennio Flaiano. Una storia ricca, vivace, appassionata che non si è mai interrotta. Persone che hanno segnato la vita di coloro che li hanno conosciuti, di chi ha vissuto la stessa epoca, come Raffaele Colapietra, Antonietta Centofanti e – volgendo lo sguardo all’Aquila – sarebbe ingiusto ed è impossibile non ricordare anche Peppe Vespa. Giornalista e intellettuale, uomo di teatro e di cultura, per tanti anni protagonista di una straordinaria avventura giornalistica come L’Editoriale. Persone a cui non si sarà mai abbastanza grati. Resta tutto quello che hanno donato, la ricchezza culturale e civile che continueranno ad accompagnare.
Questa la sua biografia e bibliografia riportata sul sito web della Deputazione di Storia Patria Abruzzo.
Raffaele Colapietra è nato all’Aquila nel 1931, si è laureato a Roma nel 1952 con una tesi in Letteratura italiana, relatore Natalino Sapegno, sulla prosa di Galilei che gli è valsa l’ottenimento di una una borsa di studio presso l’Istituto italiano per gli studi storici fondato a Napoli da Benedetto Croce per il successivo anno accademico.
Ha insegnato come titolare di materie letterarie nella scuola media inferiore dal 1956 al 1966 a Torre Annunziata, Portici e Roma.
Libero docente in Storia del Risorgimento nel 1965 ha insegnato Storia dei partiti e movimenti politici nella facoltà di Magistero di Messina e dal 1969 al 1990 prima la medesima materia e subito dopo, ed a lungo, Storia moderna nella facoltà di Magistero di Salerno, tornando nel frattempo a insegnare Storia dei partiti e movimenti politici per supplenze biennali nelle facoltà di Scienze politiche di Catania e Teramo.
Nel 1990 si è volontariamente dimesso dall’università e, in quiescenza, si è ritirato a vita privata, senza aver fatto parte né prima né in seguito di alcuna società o accademia se non della Deputazione abruzzese di Storia patria in qualità di socio e poi di deputato, rispettivamente dal 1966 e dal 1973.
Nell’anno 2004, nella ricorrenza della nascita della sua defunta madre, Enzo Fimiani ed Errico Centofanti hanno curato Raffaele Colapietra l’uomo lo studioso il cittadino (L’Aquila, 2004) da cui si ricava l’essenziale per intendere ciò che precede, arricchito da una bibliografia di 1336 voci complessive.
In ambito nazionale vanno segnalate le seguenti opere maggiormente significative:
- Leonida Bissolati (Milano, 1958),
- Il Novantotto. La crisi politica di fine secolo 1896-1900 (Milano-Roma, 1959),
- Vita pubblica e classi sociali nel Viceregno napoletano 1656-1734 (Roma, 1961),
- Napoli tra dopoguerra e fascismo (Milano 1962),
- La Chiesa tra Lamennais e Metternich. Il pontificato di Leone XII (Brescia, 1963),
- La formazione diplomatica di Leone XII (Roma, 1965),
- Felice Cavallotti e la democrazia radicale in Italia (Brescia, 1966),
- Benedetto Croce e la politica italiana, voll. 2 (Bari Santo Spirito, 1969 e 1970),
- La lotta politica in Italia dalla liberazione di Roma alla Costituente (Bologna, 1969),
- La dogana di Foggia: storia di un problema economico (Bari Santo Spirito, 1972),
- Problemi monetari negli scrittori napoletani del Seicento (Roma, 1973),
- Storia del Parlamento italiano, voll. VIII e IX (Palermo, 1975 e 1976),
- 1915-1945. Trent’anni di vita politica nel Molise (Campobasso, 1975),
- La Capitanata nel periodo fascista 1926-1943 (Foggia, 1978),
- L’amabile fierezza di Francesco d’Andrea. Il Seicento napoletano nel carteggio con Gian Andrea Doria (Milano, 1981),
- I Sanseverino di Salerno. Mito e realtà del barone ribelle (Salerno, 1985),
- Errico De Marinis: dalla sociologia alla politica (Salerno, 1994),
- Baronaggio, umanesimo e territorio nel Rinascimento meridionale (Napoli, 1999).
In ambito regionale abruzzese vanno segnalate le seguenti opere maggiormente significative:
- La Cassa di Risparmio dell’Aquila 1859-1960 (Napoli, 1973, rist. L’Aquila, 2010),
- Fucino ieri 1878-1978,(Avezzano, 1978, rist. 1989),
- L’Aquila dell’Antinori. Strutture sociali ed urbane della città nel Sei e Settecento, voll. 2 (L’Aquila, 1978, rist. 2002),
- Pescara 1860-1960 (Pescara, 1980),
- Spiritualità coscienza civile e mentalità collettiva nella storia dell’Aquila (L’Aquila, 1984, rist. Lanciano 2009),
- Gli Aquilani d’antico regime davanti alla morte 1535-1780 (Roma, 1986),
- Palazzi storici e piazze d’Abruzzo (Cerchio, 1995),
- Per una rilettura socio-antropologica dell’Abruzzo giacobino e sanfedista (Napoli, 1995),
- Mario Chini l’opera, l’autobiografia, il carteggio (Messina, 2006),
- C’è modo e modo di essere aquilano, voll. 2 (Salerno, 2006),
- Antonio Panella e la cultura storica toscana del Novecento (Messina, 2010).