VASTO + PETROLIO = L'INIZIO DELLA FINE: CON LO SFRUTTAMENTO DELL'ORO NERO A RISCHIO SALUTE, ACQUA, OLIO, VINO E TURISMO

riceviamo e pubblichiamo
27/05/2008
Attualità
Condividi su:

Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore, Alessandro Gentile. ''Negli ultimi tempi, a seguito della scoperta di una discreta quantità di petrolio sottostante le spiagge di tutta la costa teatina, in tanti già pensano di poter finalmente diventare ricchi, di poter finalmente osservare la caduta del prezzo della benzina, dimenticando che le riserve globali di petrolio sono arrivate al capolinea. Ormai, anche a livello locale, diversi giornalisti si occupano costantemente dei problemi energetici ma troppo spesso ad una descrizione parsimoniosa dei costi non viene fatta mai seguire una rassegna dei problemi legati alle fonti minerali esauribili. Si ha spesso l'impressione che la paura del caro petrolio e gli inspiegabili silenzi non siano tanto finalizzati ad informare quanto a rendere appetibile, agli occhi della popolazione, un affare sul quale mangeranno in pochi. Chi sa se il primo cittadino, persona da sempre sensibile a problemi di natura ambientale, saprà far valere i veri interessi di Vasto. Città, ricordo, che oltre a galleggiare sull'oro nero è da sempre vittima di frane. Con l'intenzione di avviare un dialogo pubblico e serio che possa rendere sempre più partecipe la cittadinanza, cercherò di riassumere nel modo più breve possibile la Teoria di Hubbert, teoria ampliamente riconosciuta in ambito scientifico. Il geofisico descrive come la produzione di una qualsiasi risorsa minerale esauribile, segua una ''curva a campana''. Il picco di questa curva è il punto di massima produzione, al di là del quale la produzione stessa comincia inesorabilmente a diminuire. Ad una prima fase di espansione rapida segue una seconda fase, caratterizzata dall'inizio dell'esaurimento. Successivamente, nella terza fase, il raggiungimento del picco di produzione (Picco di Hubbert) segna l'avvio dell'inarrestabile declino. Il graduale esaurimento rende talmente elevati gli investimenti necessari che questi non sono più sostenibili. In ultimo, quarta fase, si assiste al declino finale. La produzione continua, ma il declino procede fino a che la produzione non diventa talmente ridotta da cessare completamente. Insomma gli scienziati ci garantiscono che il petrolio finirà e che finirà presto! Secondo diversi ricercatori il picco di Hubbert sarà raggiunto al più tardi nel 2020. In sintesi, Vasto sta sacrificando le proprie risorse per uno sviluppo anacronistico e a notevole impatto ambientale, economico e sanitario. Infatti, i pozzi petroliferi e la successiva fase di raffinazione non solo porrebbero a rischio l'agricoltura ed i pregiati vitigni Montepulciano, ma comprometterebbero tutto il mercato ittico. Basti ricordare che durante la sola fase di ''ricerca petrolifera'', ampie zone di mare sono state interdette alla pesca. Il turismo ne risentirebbe inevitabilmente, chi verrebbe in vacanza in un mare povero di pesce ma ricco di pozzi petroliferi e con un elevato traffico di petroliere? D'altronde nei maggiori paesi produttori di petrolio i problemi non sono pochi. L'estrazione di petrolio ha provocato un abbassamento notevole del livello delle falde sotterranee con difficoltà nel reperire acqua potabile. Problemi di respirazione, malattie della pelle, disturbi gastrointestinali e cancro sono malattie sempre più frequenti tra le popolazioni di villaggi e città vicini agli stabilimenti petroliferi. Paesi come la Norvegia, simbolo di ricchezza e legalità, ammettono in totale trasparenza i danni che le attività estrattive hanno causato ai fondali marini e all'attività biologica vicino alle piattaforme offshore. Sempre in Norvegia nel solo 2007 si sono registrati 166 rilasci accidentali di petrolio nel mare, il più grave di questi ha comportato 5,000 metri cubi di fanghi e fluidi perforanti giudicati ad alto livello inquinante. Il progetto petrolifero è l'antitesi delle normali attività che attualmente si svolgono in Abruzzo, i pozzi non sono una risorsa ma un rischio. Se consideriamo, poi, che il petrolio sarà perforato da una multinazionale londinese e che il mare è zona demaniale, quanto pensate ci possa guadagnare la regione? E quanto i singoli comuni? Davvero c'è qualcuno che crede che la multinazionale londinese trivelli a largo di Vasto per regalare ai cittadini i soldi delle loro attività? Il petrolio porterà probabilmente un centinaio di posti di lavoro in più, ma quanto lavoro si perderà se non avremmo più a nostra disposizione neppure i campi e la pesca?''

Leggi altre notizie su Histonium.net
Condividi su: