Cresce l’interesse intorno all’ultimo romanzo di Maurizio Vicoli, da alcuni definito profetico, da altri utopico, da altri ancora pericolosamente realistico. Lasciando la trama alla quarta di copertina qui in calce pubblicata, abbiamo raggiunto l’autore per analizzare insieme soprattutto le parti più originali.
Allora Maurizio, questo tuo ultimo romanzo sta facendo parlare di sé, cosa a tuo avviso sta spingendo i lettori ad acquistarlo?
Credo la commistione tra letteratura e politica da un lato e pensiero leopardiano e attualità dall’altro.
Forse anche la commistione tra profezia e utopia?
Non sono profezie e…
Scusa se ti interrompo. Leggiamo insieme qualche passo e poi mi dirai:
I cambiamenti climatici, con l’innalzamento della temperatura media globale oltre i due gradi centigradi, non solo avevano estremizzato i fenomeni atmosferici con uragani, forti grandinate e lunghe siccità, ma stavano facendo avanzare il processo di desertificazione in tutti i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo, in particolare le regioni dell’Andalusia, Sicilia, Sardegna, Peloponneso, Attica e tutto il Nord-Africa. Se gli europei avevano cominciato a migrare all’interno del Vecchio Continente, per le popolazioni africane non c’era scampo perché erano stati eretti “muri” di cacciatorpedinieri e incrociatori pronti ad affondare tutte le imbarcazioni dirette in Europa senza autorizzazione. Anche la produzione agricola era diventata molto più difficile a causa del prolungarsi dell’autunno e di gelate tardive, cioè a fioriture già avvenute, tanto che ormai il 22% della popolazione si cibava di pillole, simili a quelle per astronauti. Inoltre i picchi di calore, che sempre più frequentemente si abbattevano sulle grandi città europee, stavano provocando morti ed anche numerosi vasti incendi. Le antiche città, sorte sul livello o sotto il livello del mare, avevano perso gran parte della loro bellezza, visto che a poche centinaia di metri dalla costa avevano dovuto innalzare mostruose barriere fisse per evitare di essere sommerse dalle acque: è così per Venezia, Catania, Cagliari, Trieste, Ravenna, Amsterdam, Amburgo e San Pietroburgo. I black out erano all’ordine del giorno a causa del pesante utilizzo di condizionatori.
Oggi c’è chi parla di blocco navale per impedire l’arrivo dei migranti; l’anno 2022 è quello più caldo di sempre insieme al 2003 ed è stato caratterizzato da siccità, uragani e fenomeni atmosferici di estrema violenza. Per essere un libro che hai cominciato a scrivere nel 2018 e terminato a dicembre 2021, lo si può definire profetico.
Nessuna profezia. Per quel che riguarda i cambiamenti climatici, si sta purtroppo verificando ciò che gli scienziati denunciano da almeno un ventennio. Riguardo al blocco navale, non ho fatto altro che trasferire sul mare i numerosi muri anti-migranti già costruiti per il mondo e l’unico modo per “murare” il mare è quello di un blocco navale. La lunga gestazione del romanzo, praticamente tre anni, è stata causata proprio dalla necessità di ricercare e approfondire temi attuali aldilà della naturale lettura del quotidiano, oltre a ricercare nuovo materiale su Leopardi, nonostante sia il mio autore preferito e che dunque ho più studiato.
Nella nuova Europa da te immaginata c’è una rigorosa politica di risparmio energetico e di risorse preziose quale è l’acqua. Leggiamo un altro brano che mi è rimasto impresso:
Radicali furono i provvedimenti presi in materia energetica: ogni edificio, sia pubblico che privato, doveva essere autonomo grazie alla installazione di pannelli solari e piccole eliche a vento da ubicare sui tetti. Laddove la produzione propria di energia elettrica non fosse stata sufficiente, sarebbe intervenuta, a integrazione, la rete pubblica che però assegnava una quota settimanale di energia superata la quale sarebbe progressivamente diminuita la potenza fino all’azzeramento. Era un modo per evitare sprechi, come il lasciare accese le luci anche se ci si trasferiva da una stanza all’altra oppure l’accensione delle luci dopo avere chiusi gli scurini delle persiane in pieno giorno per evitare, in estate, l’ingresso del calore del Sole o, ancora, tenere in inverno il riscaldamento al massimo e poi aprire le finestre per non soffocare, cosa che sistematicamente era sempre accaduta specie negli uffici pubblici anche quando il combustibile era il gas, con buona pace dell’effetto serra . Simili provvedimenti furono presi anche per il consumo d’acqua. Ogni edificio doveva munirsi di un sistema per la raccolta delle acque piovane da utilizzare per i servizi domestici e industriali al fine di risparmiare l’acqua potabile. Non solo. Furono realizzati impianti di desalinizzazione, costruiti a distanza dalle coste in modo da non impattare sul paesaggio.
Anche nel brano appena letto risaltano temi di scottante attualità per i quali tu proponi delle soluzioni.
Gli ambientalisti hanno duramente criticato l’impatto floro-faunistico che il “Jova-beach” ha avuto sulla nostra spiaggia. A mio avviso hanno fatto anche bene, visto che l’uomo è parte integrante di un complesso sistema eco-ambientale. Quello che meraviglia è che mai nessun ambientalista, né mi risulta che l’abbiano mai fatto i ragazzi del Fridays For Future, ha denunciato i folli sprechi di energia che hanno, come ovvio, una pesante ricaduta sull’effetto serra e sulle limitate risorse terrestri. Primo fra tutti lo spreco del riscaldamento. In modo particolare nelle scuole e negli uffici pubblici da sempre si soffoca di caldo e da sempre si tengono le finestre aperte, invece basterebbero delle semplici termo-valvole per regolarizzare l’afflusso di acqua calda ai termosifoni. Per questo temo che, aldilà delle belle parole, a nessuno interessi molto dell’ambiente, verso cui non si riescono a prendere nemmeno provvedimenti banali come quello delle termo-valvole, figuriamoci se pensiamo a quelle soluzioni drastiche che richiedono grossi sacrifici personali che forse non tutti sono disposti a fare… intanto la Terra brucia.
Passiamo alle curiosità. Nel romanzo vengono coinvolti anche gli attuali discendenti del poeta di Recanati: Pierfrancesco Leopardi e suo figlio Giacomo Patrizio e finanche un ottantaduenne Bill Gates.
Nel processo al poeta spuntano le sue spoglie: uno scheletro dentro una teca di vetro. Da un punto di vista storico, molti misteri avvolgono le spoglie del Leopardi, cosa di cui si parla anche nel romanzo. Alla fine io ho immaginato che lo scheletro sia stato segretamente conservato dagli stessi che avevano assistito alla sua morte, anch’essa ancora ricoperta di mistero, aldilà delle cause ufficiali. Gli attuali discendenti del poeta vengono coinvolti durante la fuga verso Vaduz dei protagonisti che portano con sé lo scheletro astutamente trafugato. Anzi, Giacomo Patrizio, ultimo discendente maschio, fugge insieme a loro proprio per evitare di essere coinvolto nel Contro-modernismo che si era abbattuto in Italia e nell’intera Europa e di cui Leopardi è il primo imputato. Riguardo a Bill Gates, ritengo che rappresenti una figura “progressista” da un punto di vista ambientale e persino sociale di fronte al cinismo che caratterizza il grande capitalismo globale. Per questo, insieme a qualche altro magnate, Gates acquisterà i bond vaduziani per arginare la speculazione finanziaria che operava per mandare in default l’ultimo baluardo della democrazia europea.
A Vaduz, inizialmente capitale del Liecthenstein, poi di Humaniland ed infine della Socialcatena d’Europa, vengono presi provvedimenti di cui si sta parlando sempre più frequentemente, specie in questa campagna elettorale: riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, eutanasia, aborto, diritti Lgbt+, ecc. Una cosa, però, mi ha colpito e lasciato anche un po’ perplesso, la gestione degli anziani. Leggiamo un altro passo:
A proposito di eutanasia ci si pose il problema degli anziani. Un problema serio che riguardava la qualità della vita degli stessi, quella dei loro famigliari e le risorse che l’assistenza socio-sanitaria pubblica metteva a disposizione. Infatti il governo garantiva il ricovero per anziani in strutture che sembravano più alberghi che ospizi. Coloro che volevano avere gli anziani in casa beneficiavano di un assegno di assistenza equivalente ad uno stipendio di infermiere specializzato. Presto però si arrivò alla conclusione che non si poteva continuare ad impiegare il tempo dei famigliari e le risorse finanziarie pubbliche per anziani colpiti da demenza, alzheimer o immobilizzati in un letto. Anziani che non avevano più capacità razionali e relazionali e che, in quello stato, avevano anche perso la dignità che si deve riservare ad ogni essere umano. Così si arrivò presto ad una legge, denominata “legge per una dipartita dignitosa”, che prevedeva la cessazione, da parte dello Stato, di ogni sostegno finanziario e sanitario a tutti coloro che, superata l’età media delle aspettative di vita, si fossero trovati in una delle situazioni dette. Anzi, nel calcolo dell’età media, tali malati non vennero computati, così come non vennero conteggiate le persone in coma irreversibile. Di fronte a questo provvedimento legislativo i famigliari dovevano scegliere tra l’eutanasia o sobbarcarsi l’intero carico dell’assistenza socio-sanitaria. Tutti i risparmi di denaro pubblico che ne derivò, subito vennero investiti nelle politiche a sostegno dei giovani e dell’ambiente. Immediatamente il mondo cattolico e religioso insorse e, dimentico dell’esito dei referendum sul divorzio e sull’aborto che in passato erano stati bocciati dai cittadini di molti Stati europei, promossero subito una consultazione popolare a carattere abrogativo in tutta Humaniland…
Non ti sembra un po’ forte, dal punto di vista etico, una presa di posizione del genere?
Attenzione, si parla di anziani non più in grado di relazionarsi con gli altri a causa di sopravvenuta demenza causata da malattia o da naturale decadimento cerebrale. Ma permettimi una breve divagazione: quante tradizioni a carattere pseudo-religioso si sono perse a causa del cambiamento degli stili di vita dettati dal progresso? Spesso mi torna alla mente la scomparsa dei miei nonni: era il 1977 ed il 1980. All’epoca c’era l’usanza di non dover accendere i fornelli per sette giorni, al contempo il vicinato, a turno, si faceva carico di provvedere a cucinare e fornire il pranzo e la cena alla famiglia del defunto. Da molti anni questa tradizione è venuta meno per oggettivi impedimenti. Per questo, se permetti, vorrei riprendere la lettura del brano da dove l’hai interrotta:
A ciò ci si aggiungeva il fatto che molti figli, in un mondo globalizzato, vivevano a centinaia od anche migliaia di chilometri lontani da casa e quindi impossibilitati a prestare qualsiasi tipo di assistenza diretta ai propri genitori che, nella maggior parte dei casi, si rifiutavano di seguirli preferendo trascorrere gli ultimi anni nella città in cui erano nati o vissuti da sempre. Questa lontananza dei figli spingeva infermieri esasperati o senza scrupoli ad usare sedativi in grosse quantità in modo da addormentare permanentemente gli anziani più irrequieti a causa di malattie legate al decadimento cerebrale. In altre parole, non erano pochi gli anziani che vivevano gli ultimi mesi o anni della propria esistenza come vegetali. Il testamento eutanasiaco era dunque finalizzato a conservare fino in fondo la propria dignità di uomini e donne ma, soprattutto, a liberare coniuge e figli da ogni tipo di incombenza: morale, psicologica e finanziaria.
Alcuni ritengono che le tue siano solo utopie.
Credo proprio di no, perché sarà la crisi climatico- ambientale a costringerci ad un radicale cambiamento di stili di vita e di modello economico se non vogliamo rischiare l’estinzione. Ad ogni modo sono sempre stato un sostenitore delle utopie. Ritengo infatti che l’utopia, a differenza della realpolitik, costituisca il motore di ogni cambiamento. Immaginare una realtà diversa, e razionalmente sostenibile, ti spinge a realizzarla. Quando Tommaso Moro pubblicò la sua “Utopia” era il 1516, epoca in cui i nobili non lavoravano e la giornata lavorativa era di 10-12 ore; in questo scritto egli immaginava invece uno Stato in cui a lavorare fossero tutti e per sole 6 ore al giorno in modo da dedicare il resto del tempo alla cultura e allo svago. Non solo. Nella stessa opera ipotizzò una società senza proprietà privata. Oggi la nobiltà-parassita non esiste più in nessun Paese occidentale, in diverse realtà la settimana lavorativa è di 36 ore, cioè sei ore al giorno, e in alcuni Stati non esiste la proprietà privata. La stessa Europa Unita, immaginata da Altiero Spinelli nel 1941, vale a dire in pieno Secondo conflitto mondiale, sembrava un’utopia ed invece….
Insomma in 132 pagine sei stato capace di affrontare tantissimi argomenti che spaziano dalla attualità alla politica; dalla letteratura all’etica; dalla storia all’utopia.
Sì, bisogna però vedere se ci sono riuscito nel migliore dei modi…
Visto l’interesse che sta riscuotendo il romanzo, direi di sì. Possiamo dare agli interessati gli estremi del libro?
Certo: "2037: processo a Leopardi e nascita della vera Europa unita", Il Torcoliere, € 12,00. In vendita nelle migliori librerie della città e su Amazon.
QUARTA DI COPERTINA
Anno 2037: il terribile ventennio cominciato con la crisi economico-finanziaria globale del 2008 e quella pandemica del 2020-22, insieme all’invasione russa dell’Ucraina e alle innumerevoli delocalizzazioni e deindustrializzazioni, spinge vasti strati della popolazione europea sempre più verso i margini della povertà assoluta.
Presto, questo diffuso stato di indigenza spinge l’elettorato a votare forze populiste e sovraniste. In Italia stravince le elezioni, ottenendo i 2/3 dei seggi in Parlamento, il partito Dio Patria e Famiglia. Un’ondata reazionaria travolge l’intera Europa. Resta solo una speranza: Il Liechtenstein, che a seguito di un tentativo fallito di invasione da parte di forze neonaziste, aveva cambiato il suo nome in Humaniland diventando luogo d’asilo di scienziati, intellettuali e libertari di ogni parte del mondo.
In questo contesto oscurantista, in Vaticano nasce l’idea di processare, post-mortem, tutti i grandi del pensiero laico, liberale e socialista in modo da ristabilire la giusta via. Viene così istituito il “Tribunale per il Ripristino della Verità” (T.Ri.Ve.). Essendo alle porte la ricorrenza del bicentenario della morte di Giacomo Leopardi, si comincerà da lui per processare l’intera Modernità. Tutto è pronto, tutto è organizzato, è stato persino individuato l’avvocaticchio che curerà la difesa del poeta-filosofo. Ma non tutto è come sembra: il neo-pontefice è davvero espressione del mondo cattolico? Oppure nasconde un segreto? Lo scheletro di Leopardi, creduto perso, presenta strane striature, è forse morto avvelenato? Nel caso chi somministrò il veleno? Fu semplice omicidio o una vera e propria esecuzione? Il giovane avvocato incaricato della difesa ha per nome Ottaviano Diodati, è davvero così mediocre oppure per lui vale l’antico motto latino Nomen omen? E lo stato di Humaniland sarà presto preda dei nuovi grandi Stati Nazionali? O invece sarò il Davide europeista capace di sconfiggere il Golia dei sovranismi?
In un’intrigata trama, che coinvolgerà anche i discendenti del poeta nelle persone di Pierfrancesco Leopardi e di suo figlio Giacomo Patrizio, tutti gli interrogativi si chiariranno via via durante la lettura di questo giallo civico-letterario.