Una “gita” fuori porta e una merenda a base di caffè, tisana, spremuta di mandarini biologici e, soprattutto, “biskota me hekur”, diventano occasione per parlare di un dolce tipico della tradizione, sia abruzzese che molisana, a pochi giorni da “Cantina Aperta a Palazzo Boschetti – Storie di cose buone a Cupello” - evento in programma per sabato 4 dicembre, organizzato dall’Amministrazione comunale in collaborazione con la Delegazione FAI di Vasto, la Pro-Loco, il Circolo comunale Centro Anziani e il Bar Silvestri - durante il quale, a partire dalle ore 17, sarà possibile assaggiare, tra i diversi prodotti della tradizione locale, anche le pizzelle ammassate e visitare l’esposizione della collezione privata di ferri per pizzelle di Maria Sabatini e di ferri storici.
I “biskota me hekur”, tradotto letteralmente “biscotti col ferro”dall’arbereshe, l’albanese antico, che risuona con tutta la sua forza nella casa dove siamo ospiti, somigliano nell’aspetto e nel sapore alle abruzzesi pizzelle ammassate.
Cialde croccanti mangiate singole o accoppiate e unite da creme e confetture, queste si caratterizzano per la loro forma ed elegante trama, che ricorda pizzi e merletti che confezionavano le nonne, e per la semplicità sia nella preparazione che negli ingredienti scelti. Pochi e semplici ingredienti che rimandano anche all’antichità del dolce stesso, le cui origini sembrano risalire all’epoca romana quando si preparava il crustulum, un biscotto molto simile alla moderna pizzella, appunto, preparato per celebrare occasioni speciali.
“Un kg di farina 0, 400 gr di zucchero, 5 uova intere, 100 gr di olio di semi, un bicchiere di latte (80-100 gr), un limone grattuggiato e una bustina di lievito”: sono questi gli ingredienti che elencano Lina e Franca Ruccolo e Lisa De Rosa, ururesi doc, che con forza e passione “di una volta” riescono a comunicare tutto il loro amore per la cucina e la tradizione locale.
Ad un confronto con la ricetta generalmente in uso a Cupello – 5 uova, 800 gr di farina 00, 300 gr di zucchero, 150 gr di olio d’oliva, scorza grattuggiata di un limone (o un goccio di limoncello), una bustina di vanillina – la differenza principale risiede nell’impiego del lievito nella versione molisana, totalmente assente nella versione croccante della ricetta cupellese (a differenza della versione morbida fatta con il ferro elettrico, dove invece proprio dalla quantità di lievito dipende la morbidezza e “altezza” della ferratella, solo uno degli altri nomi con cui questo dolce è diversamente chiamato).
Se rispetto a ingredienti e procedimento si rileva una generale comunanza – in entrambi i casi infatti, dopo aver impastato man mano tutti gli ingredienti fino a ottenere un panetto omogeneo, si ricavano delle palline di circa 60 gr ciascuna, da schiacciare leggermente con il palmo della mano o arrotolare e allungare e posizionare nel ferro ben caldo, precedentemente unto – la stessa cosa non vale per la forma, più precisamente, il disegno presente sulle due facce della pizzella molisana.
Ciò permette di spostare l’attenzione su un elemento fondamentale nella realizzazione di questi dolcetti, siano essi abruzzesi o molisani: il ferro utilizzato, considerato nella cultura abruzzese un oggetto di valore al pari del corredo nuziale.
Realizzato come da tradizione in ghisa oppure, per le versioni moderne, in plastica, metallo e con funzionamento elettrico, è grazie ad esso che vengono create pizzelle di varie forme e trama, da quella tipica rettangolare, a quella tondeggiante o a ventagli, a forma di cuore o di Presentosa per eventi particolari, fino ad arrivare a quelle “locali”, come ad esempio il ferro cupellese ideato e fatto realizzare dalla Proloco di Cupello dal laboratorio artigiano Aveia Ars di Guardiagrele.
Ebbene, mentre in tutti questi casi le due facce del ferro presentano lo stesso “disegno”, quello molisano presenta da un lato una trama semplice e tipica di linee oblique incrociate che ricordano le “cancellate”, dall’altro due gruppi di cerchi concentrici che formano ciascuno una sorta di fiore dai tratti curvilinei.
La semplicità dei tratti del disegno richiama la semplicità del gusto che sa di “un sapore d’altri tempi”, come commenta chi ha potuto assaggiarle, quei tempi, forse non troppo lontani, in cui il ferro veniva posizionato sui carboni ardenti del camino presente in casa per cucinare i “biskota”; semplicità e gusto che fanno di questo prodotto locale, sia esso pizzella, ferratella, cancellata, neola/nevola o biscotto col ferro, un cibo da consumare sia a colazione che a merenda e, perché no, in versione salata, anche a cena o per aperitivi sfiziosi, ideale da accompagnare a un buon vino novello, come quello che sarà possibile assaggiare nella cantina dello storico Palazzo Boschetti a Cupello, sabato 4 dicembre.