''C'è una penetrazione camorrista anche in Abruzzo, ma non si riduca la criminalità ad un fatto etnico''. Niki Vendola, presidente della Regione Puglia, rifiuta che il fenomeno del ''pendolarismo criminale'' con meta d'arrivo la fascia costiera dell'Abruzzo e, soprattutto, il Vastese abbia come punto di partenza solo la sua terra. Lo fa parlando ai giornalisti poco prima di iniziare il comizio al teatro Ruzzi di Vasto e prima di raggiungere Pescara, seconda tappa del suo mini-tour abruzzese nell'ambito della campagna elettorale della ''Sinistra arcobaleno'', il raggruppamento composto non solo dalla sua Rifondazione comunista, ma anche da Sinistra democratica, Verdi e Comunisti italiani. Vendola arriva nel centro di Vasto accompagnato da Maurizio Acerbo, deputato e leader regionale di Rifondazione. Il su e giù dei malviventi pugliesi, soprattutto ladri e rapinatori, è un fatto che conosce, però ''c'è una penetrazione camorrista anche in Abruzzo, ma non si riduca la criminalità ad un fatto etnico. La si combatte chiudendo le porte della pubblica amministrazione: si tratta di costruire sbarramenti permanenti, perché le organizzazioni malavitose possono fiutare affari anche da queste parti. Servono trasparenza negli appalti e negli atti della pubblica amministrazione e controllo sociale da parte dei cittadini''. Per Vendola, il tessuto sociale abruzzese è, tuttavia, ancora sano. ''In Abruzzo - precisa Acerbo - l'arrivo dei capitali di Ciancimino (ex sindaco della Palermo degli anni 70-80, ritenuto responsabile dalla magistratura di collusioni con la mafia, n.d.r.) è stato denunciato da noi per primi e prima che se ne occupassero gli organi competenti. Vorremo dal Pd una maggiore attenzione su questi temi. E anche dal presidente della Regione, Ottaviano Del Turco, che sulla questione relativa ai soldi di Ciancimino ci ha detto che parlarne non giovava all'immagine della Regione''.