Come sta andando la 'dad' nella scuola primaria? Sta funzionando? Quali difficoltà? E’ meglio la scuola in presenza?

Per rispondere a queste domande, sei donne, impegnate su più fronti, hanno evidenziato il loro punto di vista

Rosaria Spagnuolo
26/03/2021
Attualità
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A un anno dal primo lockdown e dalla prima Didattica a Distanza, come sta andando la scuola primaria? Le difficoltà incontrate nel 2020 sono state superate? La scuola si è fatta trovare impreparata? Per rispondere a questi e altri dubbi sono state considerate le valutazioni di sei donne, insegnanti e genitori per fare il punto della situazione e verificare le difficoltà e le risorse di questa nuova didattica a distanza che con modalità sincrona e asincrona stravolge la vita di docenti e alunni a partire dalla scuola primaria.

 Elena Mastrovincenzo, insegnante, dice che mentre nel precedente anno scolastico la scuola si è trovata nella condizione di assoluta improvvisazione attraverso una modalità nuova, per molti docenti con una strumentazione spesso carente, con piattaforme digitali nuove da attivare, sulla base di competenze tecnologiche tutte da sperimentare, quest’ anno scolastico la maggior parte di docenti ha preso maggiore dimestichezza nell’impiego della strumentazione informatica. “Le famiglie hanno risposto con responsabilità ed impegno, poiché hanno compreso l'importanza di questa nuova modalità di fare scuola e stanno apprezzando moltissimo il lavoro svolto dai docenti, tutti i nostri sforzi nel mantenere vivo l'interesse e l'impegno degli alunni anche a distanza. Ciò non significa preferire la dad alla scuola in presenza, ma vuol dire semplicemente che gli alunni e le famiglie hanno compreso che tutto arriva se c'è professionalità competenza e cuore. “

L’insegnante Michelina La Verghetta dice che la scuola sta vivendo come sospesa, in attesa di un ritorno ad una normalità. Mentre lo scorso anno, nonostante le competenze digitali acquisite negli anni, non è stato affatto facile e lo sforzo dei docenti è stato grande, con una sensazione di smarrimento che si è prontamente trasformata in azione, facendo nascere un grande fermento per non lasciare indietro nessuno, una comunità solidale di docenti, quest’anno la nuova dad ha trovato la scuola più organizzata e preparata. Ma tanti sono gli sforzi per riuscire a coniugare qualità e quantità, per favorire il coinvolgimento e l’interesse di tutti, cercando di incoraggiare ciascuno. Sicuramente è necessaria una maggiore forza comunicativa per coinvolgere attivamente i bambini dietro uno schermo, per dare valore ed importanza a ciò che si sta facendo. “Tutti noi vogliamo la scuola in presenza, ma questo deve avvenire in sicurezza e senza pregiudicare la salute di alcuno. La storia ce lo insegna, dalle crisi si esce se ognuno fa la sua parte. Nulla può sostituire un incontro, una relazione in presenza fatta di sguardi empatici e/o di incitamento, di consolazione e perché no di rimprovero. Tutto questo nell’azione educativa, è irrinunciabile, ma la didattica a distanza ora la dobbiamo accogliere con resilienza, viverla come una sfida che possa diventare esperienza formativa. Sicuramente questa situazione ha fatto emergere una fragilità del sistema scuola che stava soffrendo anche prima del Covid e che ora è stato messo a nudo. “

Barbara Lucci, come docente di scuola primaria e madre di 2 figli adolescenti, pensa che la “Scuola”, sin dal primo giorno di lockdown, ha dimostrato di essere viva e capace di reagire. Tutti i coinvolti, o quasi, si sono da subito adoperati per mantenere il contatto con gli alunni e far continuare il percorso di insegnamento-apprendimento. “Ricordo i miei tanti dubbi e le domande delle mie colleghe nell’organizzare le prime aule virtuali, le ore trascorse a guardare tutorial per registrare video, preparare la dad cercando di dare una parvenza di normalità al nuovo modo di fare scuola e trasmettere serenità guardando negli occhi i nostri alunni, seppur attraverso un monitor, per far sentire la nostra presenza anche a distanza. Ci siamo abituati sempre più ad utilizzare la tecnologia come parte integrante della nostra routine, ma tante sono le difficoltà soprattutto per gli alunni della scuola primaria, che devono “costruire” le fondamenta della loro formazione ed hanno bisogno di una guida e di un confronto continuo all’interno del contesto gruppo classe, inteso come luogo educativo di relazioni, di emozioni, di condivisioni e di esperienze.”  Purtroppo, non tutti, a distanza, possono contare sul supporto di un adulto per gestire il device, la connessione, il microfono, la telecamera, la condivisione che non si apre e mille imprevisti. Più son piccoli gli alunni e meno possono gestire la didattica a distanza in modo autonomo purtroppo. Senza dimenticare che la DAD e/o la DID hanno evidenziato le difficoltà sociali ed economiche delle famiglie alle prese con più figli in età scolastica e, quindi, necessità di più device e disponibilità di GIGA illimitati; genitori che hanno perso il lavoro e devono pensare a come mandare avanti la famiglia piuttosto che preoccuparsi se il figlio si è collegato o meno alla lezione.

Lidia Vallarolo, insegnante, evidenzia che dopo un anno non tutte le connessioni sono migliorate, e non tutti i genitori si sono attrezzati per l'eventualità di una ripresa delle lezioni a distanza, complice probabilmente una crisi economica. “Tuttavia, vi sono anche aspetti che dimostrano un buon livello di resilienza. Intanto la mentalità sta cambiando, e anche la scuola a distanza adesso viene percepita dalle famiglie più "scuola". Anche i bambini si vedono più attenti e, tutto sommato, anche più tecnologici, più disinvolti rispetto i nuovi strumenti, però sono anche più stanchi perchè, diciamocelo, è un mezzo innaturale, una toppa per sostenere una situazione difficile, ma lungi da noi pensare che sia una soluzione. Educare significa palesare una presenza, non si insegna solo ciò che si sa,l'insegnante propone anche ciò che è: per quanto possa scandalizzare qualcuno. L'apprendimento è un fatto inizialmente emotivo, diceva Socrate. L'apprendimento nasce dallo stupore" e, per quanto gli insegnanti possano studiare e reinventarsi, ciò accade in presenza. Certamente ogni strumento vuole il suo metodo: in presenza si utilizza un metodo, in dad sono necessarie altre strategie, d'altronde adesso accendiamo la luce con un pulsante, mentre nei secoli passati bisognava accendere candele. E’ però da considerare lo sforzo di molti insegnanti che, magari prossimi alla pensione, si sono rimessi in gioco. Bisogna anche essere consapevoli che la classe insegnante italiana è una delle più vecchie d'Europa. Stiamo facendo una rivoluzione e non ce ne stiamo accorgendo.”

Valentina D’Urbano, mamma e professoressa, racconta che questa nuova  DaD, ha richiesto e continua a richiedere gioco di squadra tra scuola e famiglia. “Da genitori-insegnanti impegnati a nostra volta con studenti più grandi, siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’entusiastica forza con cui i bambini, piccoli supereroi, affrontano anche le situazioni più difficili. La mattina c’è trepida attesa per l’inizio della videolezione, poi però la porta della cameretta si chiude “perché adesso c’è scuola, mamma e papà questo è un momento tutto mio!” Ma li senti che arrivano, si salutano, si raccontano piccoli episodi di vita quotidiana, si scambiano sogni e avventure... vorrebbero abbracciarsi, sanno che presto lo faranno!”

Maria Paola La Verghetta, mamma, riscontra che le difficoltà ci sono senza ombra di dubbio: l’appello, la linea che va e che viene, tra insegnanti e studenti: “Mi sentite?”, ” Io vi sento”,” Io non vi vedo”, “state zitti”, “adesso silenzio i microfoni”, ecc., ecc. “Da genitore, impegnato quotidianamente con la DAD, mi sento di fare considerazioni. Mia figlia ha consolidato la propria autonomia, si organizza con gli orari e le comunicazioni dei docenti, si prepara per le lezioni, per le interrogazioni anche se molto gioca l’emotività. Dal punto di vista dell’apprendimento, sembra che per lei non sia cambiato nulla. Ciò che invece pare mutato è l’aspetto della socialità. Non so se sia dovuto all’impossibilità di uscire e di incontrarsi o alla particolare fase dell’età, sembra che lei si sia un po’ più chiusa ma capisce che purtroppo il periodo non ci permette molto. Ho notato che i bambini partecipano alle lezioni con gran pazienza, hanno capito oramai il funzionamento della didattica a distanza. Le insegnanti con grande impegno spiegano in modo pacato e chiaro la lezione, chiamano i bambini, uno alla volta, per rispondere ai vari quesiti, per farli leggere, spiegano e rispiegano per chi manifesta qualche difficoltà. C’è chi segue, chi interrompe la maestra, chi come mia figlia si distrae spesso e per questo motivo devo essere attenta a richiamare la sua attenzione. La possibilità di svolgere un argomento in un’ora anziché in due, come accadrebbe a scuola, è sicuramente garantito dalla presenza dei genitori che trovano le pagine, sostengono i bambini. Ma, forse, proprio la presenza dei genitori, li rendono più insicuri e spesso cercano il loro aiuto, anche solo con lo sguardo. Concludendo, a chi sostiene che il diritto allo studio è stato negato dalla chiusura delle scuole, posso tranquillamente rispondere che, invece, gli è stato garantito proprio da questo sistema. La DAD funziona, con i suoi limiti, i programmi continuano ad andare avanti, i ragazzi continuano a fare quello che facevano prima, c’è anche qualcuno che “si rilassa” un po’ di più, ma di certo non è dovuto solo alla DAD. A chi, invece, per la primaria, sostiene l’importanza di stare in classe dal punto di vista anche emotivo, vorrei fare notare che i bambini dovrebbero stare cinque ore seduti al banco con la mascherina coprendo sorrisi, risate o qualsiasi tipo di espressione anche di rabbia e tristezza, non possono toccare la maestra che tanto vorrebbero abbracciare, non possono toccare i compagni, scambiarsi colori, regalarsi biglietti, condividere la merenda. Se la scuola non è solo nozioni ma è anche tutto questo, una volta che questo viene purtroppo momentaneamente impedito, non è meglio restare a casa in sicurezza? Io parlo da madre in smart working, con un tavolo in salotto che diventa una sala da call center e non c’è più uno spazio libero dove possa sentirmi padrona. La mia situazione è inoltre più complicata considerato che la maggior parte delle cose in casa, tra lavori e figli, la faccio allattando. Ma stringiamo i denti. Ce la faremo tutti.”

Mentre attendiamo tutti di tornare in presenza, molto probabilmente dopo Pasqua, io vorrei sottolineare che potremmo anche considerare tutto questo periodo come un momento, senz’altro difficile e complesso, ma anche fatto di qualche risorsa. Si è incrementato il livello tecnologico di tutti, docenti, alunni e genitori, è cambiata la metodologia di molti docenti, che hanno cercato di rendere coinvolgente la dad con tanta creatività e entusiasmo, è aumentato il coinvolgimento degli alunni, soprattutto in quinta, che più sicuri del mezzo tecnologico, riescono a condividere lo schermo per illustrare le loro ricerche, sono cambiati anche i compiti, spesso più tecnologici con l’uso di quiz utilizzando al meglio le piattaforme. Sicuramente la dad ha creato spesso una comunità più unita tra scuola e famiglia, dove tutti cercano, per quanto è possibile, di comprendersi e aiutarsi reciprocamente. Quello che è sicuro è che anche in presenza la scuola non sarà più la stessa. Tutte queste competenze la renderanno più moderna e innovativa, ma tutti la vogliamo anche più sicura.

 

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