Scuola: un sistema che genera precari è fallimentare

La politica abbia il coraggio di dare vera dignità ad una professione strategica per lo sviluppo del sistema Italia

Nino Fuiano (dirigente scolastico Itis 'Mattei' Vasto)
16/02/2021
Attualità
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Nuovo governo problemi vecchi, alla nascita di ogni governo riesplode in modo drammatico il problema dei problemi: quello dei precari della scuola. Questione mai risolta, al punto che sembra quasi ci sia una intenzionalità alla sua autogenerazione. Possiamo parlare di qualità della formazione solo tenendola agganciata a quella presenza strategia e indispensabile che è il docente, il maestro, il formatore. E’ attraverso un forte investimento per la valorizzazione della professionalità dei nostri insegnanti che passa ogni innalzamento dei livelli qualitativi della formazione scolastica. Chi parla di qualità scolastica senza fare i conti con la dimensione dell’insegnamento è semplicemente fuori pista.

Alla scuola serve qualità e dobbiamo convincerci che inevitabilmente la si può aumentare anche e soprattutto con insegnanti preparati, motivati, valorizzati da ogni punto di vista, anche quello economico.

Altro elemento su cui penso si possa concordare è che il sistema di selezione e reclutamento attuale è fallimentare.

Situazioni di continuo precariato che tolgono dignità al lavoro di insegnante e costringono ad un approccio instabile e intriso di provvisorietà non favoriscono crescita professionale, motivazione, investimenti di natura personale verso la professione. Non è possibile continuare a mantenere appesi ad un filo tanti giovani e meno giovani che aspirano ad una stabilità professionale.

Occorre saper gestire in modo efficace la programmazione del fabbisogno di cattedre che tenga conto anche delle nuove competenze.

Ritengo sia urgente ripensare significativamente ed in modo definitivo il percorso formativo iniziale. Il piano di studi di chi sceglie l’insegnamento sia curvato significativamente non solo ai contenuti disciplinari, ma esplori la didattica della disciplina, la pedagogia, la psicologia, la formazione sul campo con tirocini universitari degni di questo nome. E anche con tutti quei relativi aspetti che marcano la differenza tra un “profondo conoscitore della materia” e un buon insegnante.

I partiti abbiano il coraggio, in nome di un sistema scolastico efficiente e in grado di garantire ai nostri giovani la preparazione necessaria ad affrontare le sfide di una società complessa, di restituire alla scuola qualità e al lavoro di insegnante dignità, dove il merito e la valorizzazione delle competenze dei docenti non siano solamente sinonimo di anzianità. La scuola non può essere un ammortizzatore sociale. La scuola, come del resto l’Università, sono e devono essere una delle leve strategiche di sviluppo del Paese, occorre fare scelte coraggiose e piene di significato. Se così non fosse è complicato pensare ad una rinascita della nostra Italia. Dobbiamo farcene una ragione.

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