Le sciavunèlle: il cacao di una volta

Cibo di una volta, ricordato anche dalla canzone “Uaste bbelle terra d’eure”

Rosaria Spagnuolo
03/10/2020
Tradizioni
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Anastasia Massone, nel sua pagina facebook, Sparagn e Cumbarisc, nella ricerca di elementi tipici abruzzesi, riporta la foto di un cibo antichissimo, molto conosciuto dalle persone più anziani: le carrube. Chiede Anastasia “Qualcuno li conosce?”. In tanti rispondono, riportando come si chiama questo frutto nel loro territorio, e alcuni ricordano che a Vasto si chiamano “sciavunèlle”, come ricordato nella famosa canzone vastese “Uaste bbelle terra d’eure”.  Nel testo della canzone “Nimme puzze ma scurdaje , fore la porte a lu Cuastelle, addò 'Zì Sande Pandalàune  vennàive ndriche e sciavunèlle.”

Ma cosa sono le carrube? Sicuramente un frutto povero dei nostri avi. Un tempo era facile trovarle nelle feste patronali.

Il carrubo, il cui nome deriva dall’arabo kharrub, è una pianta sempreverde, molto longeva che può arrivare anche a 500 anni, è di grandi dimensioni. Il carrubo nasce come albero spontaneo nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo e la sua coltivazione pare abbia avuto inizio, al tempo dei Greci, ma furono gli Arabi che ne intensificano la produzione e lo diffusero.

Chi ha assaggiato qualche volta la carruba, conosce il suo sapore dolciastro, che ricorda quello del cioccolato, ma è più ricca di nutrienti e contiene meno calorie. Inoltre, non ha sostanze che possono creare allergie e per questo motivo rappresenta un valido sostituto del cioccolato per coloro che hanno allergie o intolleranze.

 

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