Oggi Davide Aquilano presidente di Italia Nostra del Vastese, Marco Rapino della Parsifal Società Cooperativa, i tecnici della Dantec, Franco Scarabelli e Angelo Potalivo della Rigenia Srls, insieme gratuitamente, per scoprire elementi importanti dell’Acquedotto delle Luci, ma anche per evidenziare il percorso dell’acqua delle antichissime condutture, trovare soluzioni al forte rischio idrogeologico di una zona della nostra città, mediante le sofisticate attrezzature di video ispezioni. Tanto impegno, tanta passione, amore per la storia, per l’archeologia, insieme al desiderio di conoscere meglio l’Acquedotto delle Luci, per trovare soluzioni anche alla carenza idrica attuale, considerando che c’è ancora molta acqua nell’antico Acquedotto di Histonium, e scoprire le motivazioni della dispersione dell’acqua sia vicino alla Chiesa di San Michele che nei pressi della Villa Comunale.
Davide Aquilano racconta che da oltre dieci anni la sezione di Italia Nostra del Vastese, con la collaborazione della Parsifal Società Cooperativa, specializzata in ricerche archeologiche, cerca di ricostruire l'esatto percorso di questa importante opera dell'ingegno umano e ne promuove il restauro e la valorizzazione. La Mostra sull’Acquedotto delle Luci fatta a dicembre 2019 ha attirato una persona: Franco Scarabelli. Abita a Monza ma vive molti mesi a Vasto. Collabora con Angelo Potalivo con l’uso di tecnologie non invasive. Insieme si sono proposti per osservare ciò che c’è all’interno delle condutture dell’Acquedotto delle Luci con una sonda, senza distruggere, senza scavare, senza rompere, per valutare quale intervento effettuare. Franco Scarabelli, dice Davide Aquilano, si è appassionato all’acquedotto, alla sua storia, alla sua salvaguardia. Nella sua vita professionale si è sempre occupato di condotte sia fognarie che di acqua potabile e ha fatto molti lavori importanti di risanamenti fognari nei centri storici. E’ quindi la sua una collaborazione preziosa. Come preziosa è la collaborazione della Dantec insieme all’ingegno di Angelo Potalivo. Dice Davide Aquilano: “Hanno donato il loro tempo, la loro competenza, i loro tecnici con l’ausilio di tecnologie all’avanguardia per osservare l’interno dell’Acquedotto. Sono entrati con la sonda nell’ultimo pozzo esplorabile alla villa comunale, anche se con tante difficoltà.”
Angelo Potalivo, collabora da anni con Franco Scarabelli, che è uno dei più grandi esperti in questo settore. Lavorano con la Rigenia Srls, che consente di fornire soluzioni tecniche, di elevato contenuto specialistico, tali da salvaguardare sia le nuove infrastrutture che quelle esistenti. Insieme Angelo Potalivo e Franco Scarabelli hanno deciso di offrire la loro esperienza e tecnologia per le indagini interne all’Acquedotto delle Luci, mediante la collaborazione dei tecnici e della tecnologia della Dantec che si occupa tra le altre cose di attrezzature avanzate di video ispezione.
Il primo step ha individuato delle difficoltà oggettive, ma hanno altre idee da verificare con le sofisticate attrezzature.
L’esplorazione è interrotta da un muro proprio vicino al pozzo della Villa Comunale ed è presente un piccolo foro, dove scorre l’acqua, ma non si sa dove arriva. L’acqua è abbondante e probabilmente si disperde nel sottosuolo, alimentando il dissesto idrogeologico della nostra città.
Dice Davide Aquilano che nella costruzione dell’Acquedotto dell’antica Histonium, gli antichi romani hanno valutato con attenzione il passaggio delle condutture nel costone orientale di Vasto. L’hanno fatto per drenare e raccogliere l’acqua, per alleggerire il peso del terreno, che già allora era franoso.
Fino al 1926 l’antico Acquedotto è stato in funzione. I vecchi impiegati dell’ufficio acquedotto del Comune di Vasto lo conoscono bene e hanno anche dato delle importanti indicazioni. La manutenzione è continuata fino agli anni 80, ma dopo c’è stato l’abbandono totale, perché dice Davide Aquilano, l’acquedotto dava fastidio alle espansioni edilizie. Hanno bloccato la manutenzione e hanno costruito dove passa l’acquedotto, distruggendo vari pozzi.
Dice Davide Aquilano che il Comune deve riprendere in mano la situazione, c’è interesse, ma è importante trovare i fondi per valorizzare e salvaguardare l’acquedotto che può essere considerato un bene comune, e va considerata una proprietà del Comune di Vasto. L’impegno di Italia Nostra del Vastese all’argomento, con visite guidate, mostre, convegni è perché parlarne, anche spesso, è la maggior tutela.
“L’acquedotto ha diversi rami secondari, ma l’abbiamo scoperto esplorandolo. C’è la necessità di mappare bene tutto l’Acquedotto delle Luci, per capire anche i rami secondari che potrebbero essere anche a 200 metri dall’acquedotto. “ dice Davide Aquilano. Sono 54 i pozzi studiati anche se la tradizione dice che ne erano 72. Una ventina di questi sono stati anche esplorati.
C’è la necessità che la città prenda a cuore l’Acquedotto, la sua conoscenza, tutela e salvaguardia.
Italia Nostra del Vastese e la Parsifal sono stati impegnati anche quest’estate nelle immersioni archeologiche nel porto sommerso di Vasto, quest’anno in collaborazione con il Consorzio Vivere Vasto Marina. Purtroppo, non sempre le condizioni del mare hanno consentito le immersioni nel Parco Archeologico Sommerso. Molti sono stati i turisti interessati e la valorizzazione del sito consentirebbe tra l’altro anche un incremento del turismo. La visita guidata è interessante, ma è solo con la seconda immersione che si comprende meglio il sito e si trovano altri reperti. Ogni immersione è diversa dall’altra, a causa della sabbia che copre o scopre i reperti. Tra le cose necessarie c’è quella della cartellonistica, che dovrebbe essere più accurata e ampia e della pulizia dei muri che si trovano sott’acqua. A livello di ricerca è necessario fare un rilievo, ma non è facile, sia perché si trova sott’acqua sia perché la sabbia non consente una visione completa.
Davide Aquilano dice questi sono i resti di un insediamento, di Histonium Marina, legata sicuramente ai traffici marittimi, che in età romana si svolgevano solo lì. In epoca Frentana Punta Penna era molto attiva, c’era il porto, c’era la città Frentana di Histonium, poi in epoca romana è stata abbandonata per poi riprendere nel Medioevo dal 12 ° secolo, poi nel 13° secolo Federico II fonda Penna Luce. Dopo il 1400 il luogo è di nuovo abbandonato. I vastesi nei secoli scorsi hanno sempre trafficato con i commerci marittimi nella zona della Bagnante, nella zona di Casarsa, e poi a San Nicola. L’Italia Nostra del Vastese ha coinvolto l’Università di Campobasso, per studi approfonditi sul sito archeologico ma mancano i fondi, inoltre la torbidezza dell’acqua è un grande ostacolo.
A Punta Penna tutti gli importanti reperti archeologici si trovano sotto terra, ma quei terreni sono agricoli e i contadini, non sempre rispettano i vincoli della sovraintendenza sull’aratura, che dice che non si può scendere al di sotto di 15 cm. Nella realtà si scende di più e nel corso degli anni sono stati distrutti pavimenti, colonne e altro. I contadini scendono anche a 40, 50 cm, soprattutto per colture non redditizie. Da 20 anni si parla di acquistare i terreni, ma è necessario che sia un ente pubblico a farlo, per poter valorizzare e tutelare gli importanti resti archeologici.
Se ci fosse più attenzione ai beni archeologici di Vasto ci sarebbero studi più approfonditi, ci sarebbe un lavoro di collaborazione con l’Università, la realizzazione di un museo, e lo sviluppo di un turismo diverso.