Il futuro della riserva naturale di Punta Aderci è nelle mani dei giudici amministrativi. Cresce l’attesa per la decisione del Tar di Pescara che a giorni dovrà pronunciarsi sul ricorso di Wwf e Legambiente.
Le due associazioni – rappresentate dall’avvocato Francesco Paolo Febbo – hanno chiesto l’annullamento del parere favorevole rilasciato dall’ufficio tecnico del Comune alla valutazione di incidenza ambientale (Vinca) sul progetto della Escal, la società di Manfredonia intenzionata a produrre leganti idraulici (cemento) nella fascia di protezione esterna della riserva di Punta Aderci. Contro il progetto ci fu un’ampia partecipazione popolare culminata il 28 gennaio del 2018 in una marcia silenziosa e pacifica. In ottocento sfilarono lungo i vialoni della zona industriale per dire no ad attività di forte impatto ambientale e per testimoniare il loro amore per la riserva di Punta Aderci, luogo che per le sue peculiarità naturalistiche ha fatto incetta di riconoscimenti.
A distanza di più di due anni da quella manifestazione, a cui non hanno fatto seguito atti concreti di pianificazione territoriale, il Tar non si è ancora pronunciato sul ricorso di Wwf e Legambiente. Il Comune non si è costituito in giudizio, si è invece inserita nel contenzioso l’associazione Oasi (acronimo che sta per occupazione, ambiente e sviluppo industriale), che raggruppa alcune imprese della zona industriale di Punta Penna e sul cui intervento “ad opponendum” deve ancora pronunciarsi il Tar. Gli imprenditori chiedono il rigetto del ricorso presentato da Wwf e Legambiente.
Nel frattempo l’avvocato Febbo ha depositato una memoria in cui sostiene, con argomentazioni giuridiche, che il sodalizio non risulta essere in possesso di quelle caratteristiche che lo rendono legittimato a tutelare gli interessi di una determinata categoria, “invece raggruppa solo alcuni soggetti tra tutti quelli potenzialmente interessati”, scrive Febbo. Il legale nella sua memoria difensiva si concentra anche sulle caratteristiche dell’attività produttiva che la Escal vuole avviare nella zona industriale di Punta Penna, nella fascia di protezione esterna della riserva di Punta Aderci.
“Si cerca di spacciare la costruzione di un grosso cementificio con la mera realizzazione di un centro di macinazione di semilavorati e materie prime”, sottolinea l’avvocato Febbo, “se davvero così fosse e, fermo restando il principio fondamentale della libertà di impresa, si resterebbe piuttosto perplessi dalla scelta imprenditoriale di spendere 5 milioni di euro, questa infatti la cifra dell’investimento dichiarato e non provato dalla Escal nel proprio atto di costituzione, per la costruzione di un semplice molino. Al contrario e con gravissimo detrimento per l’ambiente, non c’è alcun dubbio che di vero e proprio cementificio si tratta”.