Cosa sta succedendo ai docenti della scuola primaria sommersi dalla DAD?

Quali sono le strategie messe in campo per sopravvivere alla quarantena?

Rosaria Spagnuolo
26/04/2020
Attualità
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Come stanno vivendo i docenti, soprattutto quelli della scuola primaria in questo periodo di Didattica a Distanza più nota come Dad? Cosa è cambiato nella loro vita in queste settimane? Come hanno reagito alle difficoltà, considerando che è confermato che l’anno scolastico 2019/2020 si concluderà senza ritornare a scuola?

La parola agli insegnanti…

Sicuramente si può dire che in queste settimane c’è stata una vera e propria invasione della didattica nella vita dei docenti, che si trovano a lavorare spesso tutto il giorno. " Ci siamo trovate da un giorno all'altro a dover reinventare un nuovo modo di fare scuola: da parte nostra l'impegno di studiare nuove tecnologie, applicazioni, inventarci strategie per creare e comunicare una lezione, si scontra con i reali problemi di connessione, poca disponibilità di mezzi ( tablet, computer, telefonini) spesso condivisi tra più persone appartenenti alla stessa famiglia e difficoltà nel ricevere un feedback relativo ai compiti assegnati a casa. Tutto è riposto alla buona volontà di tutti: insegnanti, famiglie e alunni nella speranza di poterci rivedere presto perché il contatto visivo, il rapporto in aula non è paragonabile al lavoro fatto oggi" Paola Cherchi e Barbara Lucci

I docenti ci sono ritrovati a fare i conti con un’esperienza totalmente nuova, mai immaginata da nessuno, e, benché spaventati e in ansia per la situazione, facendo di necessità virtù, si sono armati di energia, fantasia e sorrisi, con l’obiettivo di garantire agli alunni il diritto allo studio, alla serenità e al gioco.Tra i problemi più grandi c’è il divario digitale, cioè la forte differenza di dotazioni informatiche (strumenti e connessione) delle famiglie. E’ un divario sociale anteriore alla didattica a distanza, ma che ora si sente di più e fa la differenza. “Purtroppo non sempre il grandissimo lavoro dei docenti è pienamente fruibile dagli studenti per differenti motivi, tra i quali la connessione o il possesso del giusto device. Inoltre i bambini non sono solitamente in possesso di strumentazioni autonome. Questa impossibilità di accesso autonomo alla DaD per i bambini tra i 6 e i 10 anni, comporta di fatto la necessità che almeno uno dei due genitori resti accanto al figlio per tutta la durata delle lezioni, e per buona parte dei compiti.   L’orario delle lezioni spesso rischia di coincidere con l’orario dello smart working dell’adulto, con quello di eventuali altri figli impegnati con la scuola, o che frequentano nidi e scuole dell’Infanzia. C’è inoltre da dire che la DAD non può in alcun modo sostituire la relazione educativa in presenza che è decisamente più ricca, più complessa, più imprevedibile, e quindi più feconda. Ma impiegando tempo, energia e capacità di immaginare nuove soluzioni, gli insegnanti sono riusciti, in questo momento emergenziale, a costruire un’attività didattica fatta di strumenti molto differenziati: videolezioni in modalità sincrona su piattaforme ad hoc, lezioni video o audio registrate in modalità asincrona, dispense e documenti caricati sul registro elettronico , indicazione di materiali disponibili online. C’è poi la difficoltà di valutare il lavoro svolto a casa,  si sente la mancanza di un confronto diretto, ed è forte il senso di solitudine che coinvolge studenti e docenti.” Paola Marracino

Gli alunni, confinati ognuno nella propria casa, alcuni senza fratelli o sorelle con cui giocare (e anche litigare), travolti anch’essi da questo tzunami che li ha strappati, senza preavviso, dalla loro quotidianità sono stati trasformati in “alunni a distanza”, con il serio rischio di diventare “alunni invisibili”.

“L’attività di didattica a distanza è molto più semplice con i bambini più grandi. Alcuni fanno proprio difficoltà a star fermi, altri sembrano intimoriti, non dalla presenza dell'insegnante al di là del monitor, ma forse del giudizio dei genitori. Si girano spesso per trovare conforto, conferma o supporto emotivo e questo a volte non li rende liberi di esprimersi. Ci sono dei genitori che d'altro canto stanno molto a casa e quindi lavorano con loro e son pronti ad imparare anche loro. Il mio lavoro è impegnativo, oltre ai live ci sono tutte le ore passate a trovare e scaricare materiali consoni, oppure registrare tutorial di pronuncia/spiegazioni adattate alle classi. Ma la soddisfazione è comunque grande. Elisabetta Gallo

Dietro quello schermo muto, ci sono le storie dei bambini, da oltre quaranta giorni chiusi in casa: piccoli silenziosi e pazienti eroi di questa condizione surreale.Da un mese gli insegnanti lavorano tantissimo nello sforzo d’improvvisare una “Didattica a Distanza” (DaD) cui non erano mai stati preparati. Cio’ che più sta a cuore è comunque il desiderio di far sentire ai ragazzi e alle loro famiglie la vicinanza, la presenza umana, l’importanza della relazione, l’attenzione alla persona, elementi su cui si fonda il lavoro dell’insegnante.

Quest'anno, la parola più usata è "surreale", per questo motivo non vorrei usarla; tuttavia, mai, in 37 anni di servizio, avrei pensato di dover affrontare una situazione del genere. Ho cominciato a scrivere con la matita, e poi la penna stilografica, e adesso mi trovo a combattere con tasti, connessioni, collegamenti, videolezioni,  e, ovviamente, nuove sigle che si aggiungono a POF, PTOF, UDA... e adesso DAD, cioè didattica a distanza. Personalmente all'inizio ho temporeggiato, pensando che tutto si sarebbe risolto in una quindicina di giorni. Man mano che i giorni passavano però, quello spiffero pseudo vacanziero ha assunto tinte sempre più fosche man mano che ci si rendeva conto di quello che stava succedendo e dei problemi che ci stavano crescendo davanti più veloci delle zucchine. Adesso, dopo circa cinquanta giorni di quarantena, ed un mesetto di videolezioni, posso dire di avere fatto più esperienze in questo frangente che in tutti gli altri trentasette anni di carriera. Facendo un bilancio, posso cominciare a separare le pecore dai capri. Cosa ha portato di negativo questa esperienza? Certamente la difficoltà di doversi adeguare e molto velocemente ad una didattica diversa nella metodologia, negli strumenti e, perfino negli ambienti. Vedo la necessità di un'ulteriore azione educativa nei confronti dei bambini (talvolta anche dei genitori) su come ci si presenta davanti ad uno schermo, per esempio. Sento anche la difficoltà di cercare di allontanare i genitori durante la lezione senza urtare le loro sensibilità, visto che spesso la loro presenza serve a ripristinare connessioni ciondolanti (lavoro in prima elementare). Vogliamo poi parlare del senso di impotenza che si prova nel non riuscire a trovare tutti i bambini, nella nostalgia dei loro abbracci, dell'approfondimento creativo che talvolta spuntava al seguito di una parola difficile, un proverbio, un modo di dire e dell'allegria che ne scaturiva... Un'altra difficoltà che intravedo è dovuta dalla dipendenza, durante le attività, che i bambini stanno maturando nei confronti dei genitori che si traduce in un minor senso di sicurezza di sè. Adesso però, devo dire che non tutto il male viene per nuocere. I genitori sono una grande risorsa: è vero, forse sono a volte un po' ingombranti e troppo presenti, ma sono una risorsa eccezionale. Ho scoperto che dopo qualche iniziale brontolio ed una certa resistenza alle nuove tecnologie (ed io pensavo di essere fortunata perchè essendo molto più giovani di me...), come noi insegnanti si sono rassegnati e tutti insieme stiamo portando avanti questa generazione di cuccioli che loro malgrado stanno scrivendo una pagina di storia. La cosa però che mi fa riflettere tanto e, fosse anche solo per questo ringrazierei il “signor Covid 19” è che adesso i genitori hanno capito che il lavoro che fanno non è per il voto, ma perchè i loro figli devono essere istruiti, educati e consapevoli di sè. Per la prima volta dopo tanto tempo, li sento vicini, uniti nella stessa battaglia, nella stessa trincea, e ce la faremo, come ce la fece cent'anni fa mio nonno, in trincea con i suoi compagni. E sono orgogliosa di essere maestra, delle mie colleghe, dei genitori e di quel gruppetto di paperottoli che non vedo l'ora di "ciciliare" forte forte. Lidia Vallarolo

La dad puo' essere solo uno strumento sostitutivo della did in presenza . Ma penso che in questo momento di grandi difficoltà sia sicuramente un buon aiuto per gli alunni, per le famiglie e anche per noi insegnanti. La mia più grande difficoltà è la voce, perché la sforzo molto durante i Live.” Grazia Cicchini

“In queste ultime settimane le riflessioni sulla didattica a distanza non sono di certo mancate, abbiamo letto e ascoltato come meglio “affrontare e sperimentare”  l’apprendimento a distanza. Noi docenti abbiamo subito mantenuto il contatto con i nostri alunni e con il senso della responsabilità professionale ci siamo impegnati a continuare a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola “e soprattutto per fare comunità. Il nostro obiettivo è stato ed è ancora in questi giorni di isolamento forzato, mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, per combattere il rischio di isolamento e di demotivazione. E’ essenziale però continuare anche le attività didattiche in modo che ogni alunno si senta pienamente coinvolto dal punto di vista dell’apprendimento valorizzando sempre le capacita di ciascuno. L’importanza del lavoro di squadra all’interno del team docente rende possibile l’organizzazione delle attività, in modo da scongiurare un eccessivo carico cognitivo. I miei alunni sono piccoli, frequentano la classe seconda primaria, ma sono al tempo stesso grandi perchè dimostrano un senso di responsabilità, di sensibilità e di straordinaria volontà di fare. Sono orgogliosa della nostra squadra e nella squadra chi fa gol, sono loro i bambini i veri protagonisti, i grandi campioni. Rosetta Rossi.

L'insegnamento e l'apprendimento nella scuola primaria sono soprattutto pratici, sperimentali, cooperativi. E’ fondamentale tener conto delle richieste di ogni bambino, coltivare la loro emotività: uno schermo non permette questo approccio. La didattica a distanza, con la classe virtuale che stiamo sperimentando in queste settimane, rischia di non essere inclusiva perché può mettere in difficoltà proprio gli allievi appartenenti alle classi sociali più deboli, può creare disparità, se non adeguatamente programmata e gestita.I genitori si sono trovati a scaricare app o aprire link per accedere alle lezioni in video sorveglianza ed è proprio qui che si è giocata la portata e la scommessa che ha portato noi docenti a venire incontro le famiglie a superare un primo momento di smarrimento e disagio. Alcune piattaforme sono accessibili anche da un telefono cellulare, quindi dopo rassicurazioni e incoraggiamenti gli alunni e le famiglie sono stati guidati all’utilizzo degli strumenti digitali e ora i bambini sono entrati nella piattaforma e seguono regolarmente le lezioni. Gli alunni vengono raggiunti con ogni mezzo: video lezioni, comunicazioni whatsapp, e mail, registro elettronico, ma nonostante i vari strumenti tecnologici, c’è l'impossibilità di guidarli come prima, non si riesce a interagire bene con loro.  Mi manca non respirare l'aria e gli odori della scuola. Cerchiamo di tutelare e preservare ancora di più gli alunni più deboli. Il mio lavoro è cambiato tantissimo, coinvolgendo più di prima il tempo della vita privata e lo spazio domestico. c'è sempre l'alunno che ti scrive per salutarti, perché non riesce ad aprire un link. Ma nonostante tutto la didattica a distanza si è rivelata fondamentale per recuperare una forma di relazione con gli alunni per quanto diversa. E’ stato il nostro modo per far sentire la nostra presenza e vicinanza al tempio trascorso insieme virtualmente. Ci ha aiutato a recuperare uno spazio di normalità in queste giornate sospesi e immobili. Sono sicura che questa esperienza lascerà un segno profondo. Elena Mastrovincenzo

Sono poi moltissimi i docenti che si sono iscritti a vari gruppi di docenti su Facebook, che vogliono sopperire alla solitudine, che vogliono imparare cose complesse in pochissimo tempo, con il supporto virtuale di docenti completamente sconosciuti. Sono luoghi dove ci si incontra virtualmente, si condividono file, esperienze, materiale didattico, eventi e spunti sul tema della didattica e delle TIC nella scuola. Molti i docenti che hanno dovuto creare un canale youtube per poter caricare video che la piattaforma didattica non poteva caricare in altro modo. Si è creata una grande community virtuale di docenti, che fanno domande di ogni tipo, che dimostrano un grande senso di condivisione e solidarietà, tutti pronti a migliorare le competenze attraverso lo scambio produttivo tra tutti i membri che ne fanno parte.

È senz’altro questa DAD un’occasione per tutti di realizzare un processo di “ricerca-azione”: i docenti quando ritorneranno a scuola, davvero non saranno più quelli che ne sono “usciti” qualche mese fa.

 

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