A due anni e mezzo dall’inizio del suo mandato e con l’avvento del nuovo decennio, il direttore generale di AssoVasto Giuseppe La Rana ci offre una visuale a 360 gradi sul presente e sul futuro del territorio vastese, tracciando anche un bilancio dei suoi primi 30 mesi di esecutivo, inaugurato nel luglio 2017. La chiacchierata spazia dalla crisi delle industrie a quella del centro storico, passando per le nuove opportunità di lavoro per i giovani - previa riforma del Centro per l’impiego - e il rilancio del turismo. Senza dimenticare la complicata riqualificazione di Punta Penna e il suo atteso inserimento nella Zes (Zona economica speciale), vero volano per la ripresa della città.
Che cosa prevede il prossimo piano di sviluppo di AssoVasto per la crescita del territorio?
«Nel quinquennio 2020-2024 aumenteremo i supporti alla commercializzazione tramite l’ideazione di B2B (Business to Business, ndr) mirati e il potenziamento dei rapporti con le camere di commercio estere per attirare maggiormente gli investimenti stranieri. Permetteremo poi alle imprese di conoscere più agevolmente le gare d’appalto indette dagli enti pubblici e gli avvisi presenti sul MePA (il Mercato Elettronico per la Pubblica Amministrazione), fornendo anche un aiuto concreto nella compilazione della modulistica. Infine, amplieremo i corsi di formazione riservati a manager di grossi gruppi multinazionali aventi sede in Italia».
Sui finanziamenti alle aziende? Saranno sempre attivi gli sportelli informativi?
«Certamente, grazie a loro abbiamo conseguito grandi risultati. Negli ultimi 18 mesi siamo riusciti a intercettare oltre un milione di euro, di cui metà a fondo perduto e metà a tasso agevolato, da destinarsi a circa 40 nuove piccole aziende. Oltre la metà di queste imprese non apparteneva al nostro circuito: questo dimostra che non lavoriamo solo per i consociati, ma per lo sviluppo dell’intero territorio. Gli sportelli inizialmente hanno destato molte perplessità e diffidenze, perché poche aziende li conoscevano. Tutte le altre vi sono giunte tramite altri canali come Comune, il Centro per l’impiego o le agenzie del lavoro».
Il Centro per l’impiego, a proposito, soffre di notevoli criticità. La sinergia con AssoVasto sta aiutando a superarle in qualche modo?
«Il Centro per l’impiego è un’istituzione che non funziona come dovrebbe. In merito a “Garanzia giovani” o allo sviluppo di start-up innovative, ad esempio, accade che molti ragazzi vengano “rimbalzati” da lì a noi di AssoVasto. Deve essere senz’altro potenziato in termini di formazione e di corretto utilizzo delle risorse umane. Le numerose agenzie di lavoro private che sono sorte negli ultimi anni hanno messo una bella “toppa” su molti “buchi”, ma vorrei ricordare che il Centro per l’impiego è un organo pubblico preposto a incrementare il mercato del lavoro e per questo motivo deve avere un ruolo molto più determinante. Noi possiamo soltanto mettere in campo tutto l’impegno e le idee di cui disponiamo».
Ci saranno più opportunità di lavoro per i giovani?
«Nei giorni scorsi AssoVasto ha partecipato come partner a un importante progetto formativo regionale. Se verrà finanziato, questo darà la possibilità a tanti iscritti a “Garanzia giovani” di accedere a dei corsi di formazione, al termine dei quali i più meritevoli entreranno a lavorare in alcune delle imprese a noi associate. Proseguiremo inoltre la collaborazione con gli istituti tecnici, anche sull’alternanza scuola-lavoro».
Lo sviluppo del porto di Vasto e la complessa riqualificazione di Punta Penna sono stati i temi caldi affrontati con il presidente della Regione Marsilio e con l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli. A che punto siamo oggi con la Zes? Il dialogo proseguirà nella stessa maniera con l’attuale ministro De Micheli?
«L’interlocuzione avviata con Ministero e Regione continua come prima. La Zes è una risorsa imprescindibile per il territorio. È ridicolo che una città come Vasto debba avere 54 miseri ettari a disposizione, di cui 15 soltanto di braccio portuale. Ci sono realtà molto meno industrializzate della nostra a cui sono state assegnate il doppio degli ettari. La gran parte dei terreni individuati, inoltre, o possiede capannoni in disuso, o versa addirittura nel completo abbandono, dato che non è dotata neanche di allacci idrici e fognari. I benefici devono essere destinati alle realtà già operative, non a quelle che potrebbero prendere vita soltanto fra 8-10 anni».
La chiusura della Cbi di Gissi è stato l’ultimo grido d’allarme lanciato dall’area industriale della Val Sinello. Si sarebbe potuta almeno prorogarla con il riconoscimento dell’area di crisi?
«L’area industriale compresa nei territori che vanno dal Sangro al Trigno è vitale per l’Abruzzo, perché da sola produce il 40% del PIL regionale. Parallelamente alla Zes, stiamo chiedendo da tempo il ripristino dello status di area di crisi nel nostro comprensorio. Realtà come Vasto, San Salvo, Gissi e Casalbordino ne beneficiavano fino a circa 7-8 anni fa, quando la Regione ha ritenuto che non dovessero esserne più meritevoli. In un momento storico come questo, per una piccola o media impresa in crisi sarebbe stato di grande aiuto godere di agevolazioni fiscali, di accesso a finanziamenti nazionali o di bandi creati ad hoc per l’acquisto di macchinari e attrezzature. Nello specifico, sulla Cbi di Gissi dico che magari avrebbe potuto sopravvivere almeno un altro anno prima della chiusura, probabilmente inevitabile».
Il centro di Vasto si svuota sempre di più delle sue storiche attività commerciali. Come porre un freno a questa emorragia?
«Le attività chiudono ovunque perché siamo ancora in piena crisi, sebbene ci siano dei timidi segnali di ripresa. Vasto è una città dai mille volti, che però ha altrettante esigenze che coinvolgono tutti gli strati commerciali e sociali. C’è bisogno di una strategia di sviluppo comune, condivisa e fortemente mirata sul centro storico, a partire dal problema sicurezza. Nessuna categoria può pensare da sola di migliorare le cose. L’Amministrazione comunale deve essere la prima a prendere l’iniziativa e avviare il dialogo tra le categorie, perché è un organo di garanzia super partes ed è la casa di tutti».
Anche il Consorzio Vivere Vasto Marina si augura, a partire da quest’anno, una «maggiore collaborazione tra le parti per uscire dall’oblio». Quali sono i passi in avanti che vanno fatti per rilanciare il comparto turistico vastese e far sì che la città viva di turismo non solo in estate, ma 365 giorni all’anno?
«Vasto non può vivere di turismo soltanto nella stagione estiva. È vero che abbiamo perso importanti strutture ricettive, ma c’è stato anche un incremento vertiginoso di bed and breakfast, molti dei quali di altissimo livello. La capacità, la lungimiranza e la volontà di investire di molti imprenditori locali ci sono, ma da sole non bastano. Essendo Vasto un bene turistico dell’Abruzzo intero, bisogna portare la questione da una dimensione cittadina a una regionale. I lavori per la fibra ottica, ad esempio, sono imprescindibili per una città che deve stare al passo, ma sono una faccenda circoscritta all’ambito comunale. Il potenziamento dell’aeroporto di Pescara, la presenza di tour operator o l’incremento dei treni Frecciabianca, invece, sono problematiche che vanno discusse su tavoli decisamente più ampi».
Il bilancio a due anni e mezzo dalla sua nomina a direttore generale di AssoVasto si può considerare positivo?
«Siamo decisamente soddisfatti. Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi con un anno di anticipo, grazie a un notevole lavoro di squadra. Abbiamo cambiato il logo, il sito, introdotto gli sportelli informativi e costituito il comitato scientifico. Abbiamo incrementato di oltre il 50% la base associativa e ci siamo prefissi di toccare entro la fine del 2020 la quota di 150 imprese. Viaggiamo a velocità sempre più spedita».