Alla ri- scoperta dei Templi Italici di Schiavi d’Abruzzo

Grande partecipazione e interesse per l’iniziativa promossa da Italia Nostra del Vastese

Rosaria Spagnuolo
13/05/2019
Attualità
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Dove sono gli antichi Templi Italici dell’epoca Sannita? Qual è il sito archeologico più importante del Vastese? Dove sono i reperti Sannitici e Romani nel territorio Vastese? Per rispondere a queste e a molte altre domande un grande gruppo di persone appassionate di storia si sono recati domenica 12 maggio 2019 a Schiavi d’Abruzzo per partecipare all’escursione lungo antichi sentieri sanniti, promossa da Italia Nostra del Vastese, nell’ambito della Settimana del Patrimonio Culturale, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, il Comune di Schiavi d’Abruzzo e la Parsifal Società Cooperativa, per conoscere gli antichi  Templi Italici.

E’ stato emozionante arrivare nell’Area Sacra di località Torre di Schiavi di Abruzzo e osservare la vegetazione spontanea ricca di reperti dell’antico tempio, la veduta panoramica da cui dominano la vallata sottostante e i rilievi molisani su cui sorge Pietrabbondante. Le spiegazioni dettagliate di Davide Aquilano, presidente di Italia Nostra del Vastese e dell’archeologa della Cooperativa Parsifal Katia Di Penta hanno suscitato molto interesse rispetto a questo che è il sito archeologico più importante di tutto il territorio Vastese.

Hanno spiegato come i Sanniti, antico popolo italico che viveva nell'area centromeridionale dell’Italia, nel II secolo a.C. costruirono in questa area, che loro consideravano sacra, un terrazzo, sostenuto da un imponente muro in opera quadrata, per evitare che la costruzione religiosa potesse subire delle frane e due grandi muri di sostegno sotto la pavimentazione. Al centro fu innalzato, con orientamento a SE, il Tempio Maggiore. Poi agli inizî del I sec. a.C., ci fu l'ampiamento dell'area sacra, con conseguente innalzamento del livello pavimentale, per la costruzione di un secondo tempio con relativo altare posto esattamente di fronte.

Davide Aquilano ha spiegato che i tempi erano lontani dai centri abitati, ma grazie alla quantità di reperti ritrovati, si può sostenere che fossero molto frequentati. Si andava per chiedere una grazia o per ringraziare della grazia ricevuta.

Nel Medioevo dietro al muro di contenimento è stata costruita una torre a pianta quadrata che ha segnato per secoli il paesaggio e che ha dato il nome alla zona, nota appunto come Contrada Torre. Nel XIV secolo una frana segnò il definitivo abbandono di tutta l’area.

Soltanto nel 1937 si liberò dalla frana il podio di un tempio. La Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, dopo aver eseguito lavori di scavo e di restauro dal 1964 al 1974, negli anni 1994 e 1995 ha ripreso le indagini archeologiche nel sito, scoprendo una necropoli. Negli anni settanta si decise di ricostruire il Tempio minore, anche per proteggere l’elegante pavimentazione musiva interna e l’iscrizione osca posta all’ingresso della cella dell’altare, accessibile anticamente solo ai sacerdoti.

Importante è stata anche la visita guidata al Museo Archeologico che si trova nel centro di Schiavi D’Abruzzo. Si percorrono le sale in un percorso obbligato ad anello per approfondire due tematiche principali: l’Area Sacra, con un’analisi delle soluzioni architettoniche adottate nei due templi ed i rituali ad essi collegati e le sepolture ed i riti funerari, coi ricchi corredi di prima età imperiale provenienti dalle tombe ad inumazione e ad incinerazione rinvenute nella vicina necropoli. Molto interessante lo stile comunicativo del Museo, che utilizza vari supporti didattici, i colori, la luce e le immagini in modo molto accattivante.

Davide Aquilano ha evidenziato che una realtà così bella e importante non può essere più abbandonata, è necessaria innanzitutto una recinzione e il restauro del tetto dell’altare minore, ma avendo i fondi si può ricostruire l’altare, si possono ricollocare i vari resti nell’altare maggiore, si può rendere accessibile il tempio minore proteggendo i bellissimi mosaici interni e si possono continuare gli scavi. E’ necessario sensibilizzare l’opinione pubblica, far conoscere il sito archeologico, sconosciuto a molti e conoscere più in generale il proprio territorio.

 

 

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