"Il timore e l’angoscia che avevamo colto nelle espressioni di alcuni dipendenti in questi giorni passati, sono divenuti realtà. Quindi, alcuni freddi numeri ci dicono che da 104 unità, siamo passati all’incirca a 76 restanti o qualcuno meno. E i dipendenti che per lunghi anni si sono sottoposti ad azioni di solidarietà con i colleghi di lavoro, rinunciando a quote di stipendio, pur di tenersi insieme in una dimostrazione di cameratismo solidale, nella speranza di evitare il dramma personale e sociale dei licenziamenti, adesso si trovano sotto il giogo del ricatto occupazionale".
Lo afferma Ivo Menna, ambientalista storico della città, del movimento La Nuova Terra. "Siamo - aggiunge - nel pieno di una crisi economica di ampie proporzioni: tutti i settori industriali residuali sono in crisi da diversi anni e che ci fanno arretrare identificandoci al profondo sud. E’ bene farsene una ragione fredda: l’intero settore della manifattura industriale delle nostre zone versa in una crisi profonda. Abbiamo visto la Pilkington e la Denso, quelle, diciamo piu importanti e grandi per numeri di addetti e l’intera geografia delle piccole imprese collaterali che vi sono legate, che annaspano faticosamente per tanti motivi che adrebbero puntualmente analizzati con dati e cifre.
Era prevedibile che ciò accadesse, e una vera classe dirigente avrebbe in tempo previsto tutto questo e adottando misure per contrastare il processo di decrescita e crisi industriale. Ma tutto questo non è accaduto! Come non accorgersi che un mondo volgeva al tramonto, che la industria manifatturiera si avviava ad un declino inarrestabile e che antiche certezze si sgretolavano? Cosa hanno fatto i sindacati, le forze politiche, le istituzioni, addirittura la Chiesa per sensibilizzare anche la opinione pubblica spesso o spessissimo distratta? Possibile che nessuna componente sociale o istituzione rappresentativa ha preso coscienza che da oltre un quindicennio, in Italia si era in presenza di oltre 10 milioni di persone che vivono in precarietà e nel disagio sociale?
I dati che balzano immediati sono che in Italia esistono 5 milioni e passa di poveri e indigenti, non solo nel Mezzogiorno, ma anche al Nord; che 5 milioni vivono in povertà assoluta; che oltre tre milioni di famiglie all’incirca 10 milioni si trovano in povertà relativa! E che nessuno dei politici nostrani regionali, provinciali, sindaci e quell’Anci abbia letto, approfondito e capito che il vecchio mondo volgeva al tramonto e che si dovevano affrontare nuove sfide per garantire nuovo lavoro e sicurezza ai cittadini?
Ecco la incapacità e la inadeguatezza dei ceti politici e sociali che si rincorrevano solo per garantirsi posizioni personali e di rendita. Siamo al disastro sociale ed economico, e questo quadro è ben espresso dalla debolezza che mostrano quotidianamente tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. Essi rincorrono il vento, in un lago di indifferenza, mentre cresce rabbia e disagio nel paese.
Vorrei rivolgere un ultimo appello a costituire immediatamente un coordinamento permanente di un tavolo di discussione e di azione concreta a: rappresentanti di tutti i partiti, sigle sindacali, istituzioni, sindaco, consiglieri comunali di Vasto, vescovo Forte, parroci, affinché la comunità vastese prenda coscienza che il tessuto civile è fortemente messo in discussione da fenomeni di crisi economica e disagio sociale".