A quattro anni dallo spiaggiamento dei capodogli a Punta Penna avvenuto il 12 settembre 2014, si torna a parlare di inquinamento da plastica in mare con l'iniziativa "Plastic Free", promossa dalla Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci, WWF Zona Frentana e Costa Teatina, Centro Studi Cetacei e Arta Abruzzo in collaborazione con l'assessorato alle politiche ambientali del Comune di Vasto.
L’incontro tra istituzioni, rappresentanti delle associazioni, giornalisti e scuola, grazie alla partecipazione di tre classi prime dell’ITSET ‘Palizzi’, si è tenuto stamani presso l'infopoint della Riserva di Punta Aderci (spiaggia di Punta Penna).
“Ogni anno – ha detto Paola Cianci, assessore all’ambiente e alle aree protette - vogliamo ricordare lo spiaggiamento dei capodogli per promuovere un momento di riflessione condiviso dedicato ai temi ambientali. Quest’anno, in particolare, ci occupiamo dell’inquinamento delle plastiche in mare per cui il WWF si sta impegnando molto, con campagne contro l’abbandono dei rifiuti. Per un comune come il nostro, circondato da aree protette, aderire a questo tipo di iniziativa è vitale. La presenza delle scuole oggi significa, inoltre, diffondere un messaggio culturale soprattutto nella direzione del riciclo, del riutilizzo dei rifiuti e dell’uso quotidiano di materiali alternativi alla plastica, come il vetro o con poco imballaggio, e al fare attenzione alla raccolta differenziata. Il messaggio è rafforzato dalle opere dell’eco-artista Francesco Colozzo, noto per l’utilizzo di materiale raccolto sulla spiaggia della riserva per la realizzazione delle sue opere”.
Presente all’incontro anche Mario Mazzocca, sottosegretario alla Presidenza della Regione con delega all'Ambiente, che ha ribadito l’importanza e l’urgenza del Parco della Costa Teatina: “io stesso partecipai alle operazioni di salvataggio della tartaruga Ferox che tra poco libereremo in mare dopo essere stata curata e riabilitata dal Centro studi Cetacei di Pescara. Mi ricordo che c’era con una certa apprensione dato che non si capiva ancora la motivazione dell’evento che ha causato danni all’animale. Il tutto mi sollecita e spinge a riflettere sulla tematica dell’inquinamento globale e locale che mina la stabilità dell’ecosistema ambientale”.
Vincenzo Olivieri del Centro Studi Cetacei della Società Italiana di Scienze Naturali ha sottolineato l’importanza delle attività di ricerca e di tutela, salvaguardia degli ambienti marini: “questi centri rappresentano dei punti di riferimento a livello nazionale non solo per la comunità scientifica ma anche per i tanti giovani studiosi che collaborano all’interno di queste strutture a livello internazionale. La rivista ‘Nature’ ha dedicato spazio a quanto avvenuto quattro anni fa, evidenziando che un salvamento di quelle dimensioni è il primo caso che si segnala in Europa ed è un primato, oltre che un grande orgoglio. C’è stata convergenza di volontà di collaborare e non sempre si trova l’aiuto delle associazione e degli enti, dei servizi veterinari, così come ognuno, con le proprie competenze, ha fatto qui. Quindi mi sembra oggi l’occasione adatta per festeggiare, soprattutto mettendo in mare la tartaruga, vittima di una collisione con un’elica, ma salva grazie al recupero che abbiamo prodotto noi stessi”.
L’esempio di collaborazione virtuosa finalizzato al salvamento dei capodogli è stato al centro dell’intervento di Francesco Chiavaroli, direttore generale di Arta Abruzzo: “Salvare una tartaruga, e farlo tutti insieme, è come salvare il mondo. Non è solo un problema tecnico ma etico. Salvare l’ambiente è diventato fondamentale. Non siamo noi il centro del mondo. Ci aspettiamo che tutte le iniziative, che a volte sono di difficile realizzazione dal punto di vista amministrativo e burocratico, possano migliorare il comportamento di ciascuno di noi nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Noi facciamo annualmente due campionamenti, a marzo e a ottobre, che sono molto difficile da realizzare per avere un dato accettabile. Dall’analisi delle microplastiche, cioè frammenti di plastica invisibili ad occhio umano, emerge la presenza forte di plastica in mare. I pesci si nutrono di questi microplastiche scambiandole per plancton, finché noi stessi mangiamo quel pesce divenuto ormai cancerogeno”.
A coordinare e concludere i lavori della mattinata è stata Alessia Felizzi, responsabile della Riserva di Punta Aderci: “il nostro mare mediterraneo ha 100.000 pezzi di plastica per chilometro quadrato. Sn 12 anni che gestiamo la riserva è una delle attività più importanti è quella di occuparci della raccolta dei rifiuti soprattutto dopo le mareggiate, ma approfitto della presenza politica per dire che le riserve non hanno a disposizione molto fondi. Invito tutti a prendere un pezzettino di plastica e a gettarlo correttamente. Ognuno di noi è responsabile di creare un ambiente sano”.