Cos’è la musica? Quale importanza ha sulle persone? Cosa suscita a livello interiore? Si può vivere di musica?
Tante sono le domande che ci si pone sull’argomento; altrettanti i libri, le enciclopedie e i trattati che tentano di darvi una risposta.
A volte, però, una personale esperienza o un incontro fortunato, possono darci una seppur piccola idea di come sia questo variegato universo visto dal di dentro.
Rodolfo D’Orazio è maestro di chitarra classica, appassionato e gentile concertista, nonché presidente dell’Associazione “Mauro Giuliani” di Vasto e docente scolastico.
Mossi dalla curiosità di scandagliare la sua vita e, attraverso il suo percorso, conoscere quali siano i tratti caratteristici di chi sceglie di immolarla a questa sublime arte, l’abbiamo incontrato per una breve intervista.
Quando ha capito che le piaceva la musica?
Sin da piccolo giocavo più volentieri con la chitarra che con i soldatini. A 8 anni papà mi portò da un maestro vero e proprio, il quale diede conferma della mia predisposizione agli studi musicali, dando il via alla mia avventura. Non ho mai più smesso.
Poi ho studiato al Conservatorio di Novara e ho avuto il piacere e l'onore di studiare con due tra i più rappresentativi chitarristi a livello mondiale, Alirio Diaz e Oscar Ghiglia, entrambi allievi del maestro Segovia.
Cosa le ha insegnato la musica?
La musica insegna delle cose stupende e meravigliose, difficili da spiegare. Questo succede a tutti coloro che hanno la volontà di voler capire e percepire la musica. La costanza quotidiana e il sacrificio della continua ricerca del bello, del magnifico e del Sublime sono fondamentali. Si tenta di raggiungere quella perfezione, consapevoli del fatto che soltanto Dio può riuscirci.
Si è mai immaginato in una vita senza musica?
Questa è una provocazione che uso spesso nei confronti degli allievi. Per me sarebbe un atrocità. Se non ci fosse la musica non esisterebbe più nessun messaggio emozionale completo, perché la sola immagine secondo me non ce la fa. Basti pensare al suo supporto nei film. La musica è fondamentale per comunicare tutte le emozioni.
Oggi è molto difficile coinvolgere i ragazzi in un percorso così impegnativo, perché sono molto distratti dalle tecnologie. Ho avuto comunque il piacere di portare degli allievi a livello professionale al punto da considerarli ormai dei colleghi, dato che hanno anche intrapreso l’attività concertistica.
A che età si può cominciare a suonare
Se le ambizioni sono di ordine professionale, bisognerebbe cominciare prima dei 15 anni. In alcuni casi forse prima dei 20, se c'è una grande predisposizione. Detto questo, non si può però precludere un sogno così bello anche a chi è più grandicello. Se uno vuole fare il concertista solista è un conto, ma se uno ama la musica nell' insieme e vuole imparare a suonare qualche strumento può farlo. Ho visto anche allievi in età più matura raggiungere dei livelli piacevolissimi.
Quali sono le sue influenze musicali?
Io, come tutti i ragazzi ho fatto il solito percorso. Inizialmente il maestro mi proiettava verso la musica cosiddetta colta, però, da bravo ragazzino ho fatto un po’ di tutto. Poi naturalmente ho avuto una crescita interiore che mi ha indotto a fare delle scelte professionali, cioè vivere con la musica.
Con quali occhi una persona come lei guarda il mondo?
Dipende anche un po' dalle esperienze personali che uno fa e che già di per sé arricchiscono, come per esempio può essere viaggiare. Però, la musica in particolare ha delle qualità oserei definire “magiche”, di difficile dichiarazione. Non si può essere esaustivi su questo argomento. È qualcosa che ti dà un elevazione spirituale tale che io, simpaticamente, lo definisco “un percorso verso il paradiso”.
La scuola trasmette abbastanza questo valore?
L’istituzione educativa dovrebbe portare avanti dei progetti un po' più importanti. Si dovrebbe dare maggior spazio alla musica. Io sono anche presidente di un'associazione musicale e ho proposto ad alcune scuole, a titolo completamente gratuito, di fare dei piccoli interventi di lezione-concerto, ma ho trovato difficoltà. Non so quale sia la ragione che lo impedisce.
Qual è la vita del concertista?
Quelli che hanno raggiunto le sfere più alte hanno dedicato 8 ore al giorno allo studio. Il musicista sogna la musica anche di notte e la mette in pratica in ogni momento della giornata. È un po' come una vocazione. Se sei dotato di un certo talento musicale ti distingui e allora comincia un'avventura concertistica che può sostenerti anche economicamente. Però si tratta di una vita da Pioniere, sempre un giro, sei amico di tutti e di nessuno. È una scelta di vita delicata.
Quale rapporto si instaura tra maestro e allievo?
È meraviglioso. Ogni allievo, al di là dell'età che ha, diventa per il maestro una persona molto cara e molto stimata, già solo per il fatto di aver scelto di fare studi musicali. La cosa è reciproca e molto spesso egli stesso ha una ammirazione e una considerazione tale del proprio maestro da definirlo suo mentore. Quando succede a me, questo mi riempie di orgoglio e di gioia. È l'aspetto più bello. Per creare un artistica bisogna scavare dentro una persona e diventi un po' invasivo per certi versi, perché devi far capire, far conoscere e coinvolgere l'allievo mano a mano che cresce come età e come esperienza.
Insegna anche all’Università delle Tre Età di Vasto. Com’è questa esperienza?
È l'ennesima conferma di quello che ho detto fino adesso in merito ai valori della musica. L’Università delle Tre Età è una istituzione che offre un servizio a persone spesso in età avanzata e che magari per motivi di lavoro o per altre ragioni hanno tenuto nel cassetto questo sogno.
Io volentieri faccio in modo che in parte si realizzi, con un piccolo impegno settimanale e con amore. Mi capita anche di trovare delle persone talentuose che magari non hanno avuto la possibilità e, penso che sia un peccato.
Cosa consiglia ai nostri lettori?
I genitori non devono avere pregiudizi e non devono considerare la musica come qualcosa che non porta pane a casa. Con la crisi la musica può, invece, diventare una professione alternativa degna della massima attenzione. Si può insegnare nelle scuole, nei conservatori, negli istituti privati. È anche un’ottima carta che puoi giocarti a livello internazionale. Non conosco musicisti che possano morire di fame nel vero senso della parola.
Qual è la ricetta per diventare musicisti?
Avere amore, costanza e possedere un intelligenza musicale. Approfondire, documentarsi e non lasciare nulla di superficiale. Scavare cercare di capire quello che non tutti possono.
Di cosa si occupa l’Associazione Mauro Giuliani?
È un’associazione di musicisti nata a Torino nel 1990 e portata Vasto nel 2015. Vanta un curriculum molto lusinghiero. Abbiamo fatto delle cose bellissime. I tempi sono cambiati e facciamo fatica, ci vorrebbero sponsor e sostenitori. Organizziamo dei corsi all'interno e abbiamo anche un servizio per i suoi soci per riparazioni di chitarra o compravendita. È una realtà che sta cercando di farsi onore sul territorio.