Ci deve essere un leit motiv tra i terribili eventi di cronaca nera di questi giorni, che stanno riempiendo colonne di giornali e facendo versare byte a tonnellate sul web, che è però sfuggito a tanti autorevoli commentatori.
Prima la diciottenne sezionata da un nigeriano a Macerata, secondo il manuale di Boko Haram, poi la professoressa napoletana sfregiata alla guancia da un alunno, seguendo l'atavico codice della camorra, infine la tentata strage di extracomunitari sempre a Macerata, compiuta da un disadattato e disturbato mentale, che ha seguito le "regole", diciamo così, del Ku Klux Klan americano.
Il filo conduttore di queste tre emblematiche vicende è, purtroppo, uno solo, e sempre più sottovalutato: l'ignoranza crassa che sta strangolando il nostro Paese, metastasi e causa di tutti i mali sociali, economici e politici.
Non ci vuole poi molto per capire che la cultura e l'educazione, unite a regole chiare, condivise, ineludibili, potrebbero ancora salvarci dal baratro. Ma, a un mese dalle urne, per quanti sforzi faccia, non colgo in nessun partito politico l'intenzione di far ripartire e funzionare la scuola pubblica, vittima da anni di tagli finanziari, di leggi folli, di riforme distruttive. Invece, avverto, come la maggior parte degli insegnanti, una sorta di neanche tanto velato intento persecutorio nei confronti di chi opera in questo delicato settore.
Se la politica, di qualunque colore, non rimetterà l'istruzione al centro dell'interesse nazionale non ne usciremo. Anzi le cose, se possibile, potranno solo peggiorare. E, a quel punto, del nostro filo conduttore non troveremo più neanche un capo.