Proverà a convincere i giudici che la condanna a 30 anni di carcere è una pena per lui troppo dura.
Fabio Di Lello, vastese di 34 anni, compare oggi alle 9.30 davanti alla Corte d’Assise d’Appello all’Aquila. Il fornaio è in carcere dalla sera del 1° febbraio 2017, quando, qualche ora prima, davanti a un bar di viale Perth a Vasto, freddò con tre colpi di pistola il 21 enne Italo d’Elisa. Era stato quest’ultimo, il 1° luglio dell’anno prima, a investire a un incrocio la moglie, Roberta Smargiassi, 34 anni, travolta e uccisa mentre, in sella al suo scooter, rientrava a casa. Il giovane, al volante della sua Fiat Punto, non si era fermato al rosso del semaforo.
Il 24 marzo 2017, in Corte d’Assise a Lanciano, col giudizio immediato, Di Lello è stato riconosciuto colpevole di omicidio premeditato, aggravato dal porto d’armi e dalla minorata difesa della vittima. Il panettiere, che sta scontando la pena nel carcere di Lanciano, è difeso da Pierpaolo Andreoni e Giuliano Milia: ipotizzabile che, a fronte della probabile richiesta dell’ergastolo del Pm, Giampiero Di Florio, i legali cercheranno oggi di far valere l’assenza della premeditazione e delle altre aggravanti, invocando, come già fatto in primo grado, la perizia psichiatrica. Al carcere a vita, invece, puntano gli avvocati di parte civile, Pompeo Del Re e Gianrico Ranaldi.
Parallela, frattanto, prosegue la battaglia per il risarcimento chiesto dai familiari di Italo d’Elisa. Il delitto del 1° febbraio dello scorso anno sconvolse e divise la città, tenendo accesi per settimane su Vasto i fari della cronaca nazionale.