Pubblichiamo qui di seguito lo ''scambio epistolare'', verso il Partito Democratico, tra Luciano D'Alfonso, sindaco di Pescara e candidato alla guida regionale del futuro partito, e Davide D'Alessandro, coordinatore vastese del laboratorio politico-culturale ''Polis''. ''Caro Davide, grazie per questo spazio ardente di idee e di confronto che animi attraverso Polis. Gli articoli che hai pubblicato negli ultimi giorni, nei quali fin troppo generosamente hai espresso considerazioni sul mio operato e sui miei progetti mi spingono a condividere con te e con gli amici lettori alcune idee sul Partito Democratico che voglio costruire in Abruzzo a partire dal 15 ottobre. È evidente che abbiamo tutti un forte bisogno di politica, di bella politica in grado di cogliere i problemi e i bisogni dei territori e di realizzarli in fatti concreti, che i cittadini siano in grado di vedere e di fruire. Solo in questo modo la politica è resa credibile, solo in questo modo si può placare il vento caldo dell'antipolitica che non è la soluzione ma un problema nuovo che si aggiunge ai tanti vecchi. La sfida che con tanti amici ho preso di accompagnare il percorso costituente del Partito Democratico nella nostra regione riguarda proprio questi temi. La nostra gente si attende da noi segnali netti, iniziative comprensibili, fatti tutti dicibili, che hanno bisogno del respiro lungo del partito politico come luogo in cui trovare formazione, definizione ed espressione. Il PD che ho in mente è in primo luogo una piazza in cui le persone si ritrovano per scambiarsi idee, per proporre iniziative, per coltivare lo sguardo sull'interesse generale, liberandolo dalle pastoie dei tanti piccoli interessi di parte. Una piazza, se vuoi la polis stessa, perché il nostro essere democratici nasce soprattutto dall'esaltazione del modello della città, come comunità in grado di far interagire le persone, di aprirsi alla novità, di offrire funzioni e servizi al territorio. Voglio un partito che abbia grandi orecchie, ma anche grandi mani per fare, per intervenire con efficacia nel merito delle questioni, delle tante troppe questioni storiche dei nostri territori che hanno bisogno di una politica che sa scendere nel merito, decidere e far accadere i fatti. Il mio PD deve essere anche in grado di coltivare una visione regionale dell'Abruzzo, a partire però da una consapevolezza piena dello specifico e delle esigenze dei territori, nel confronto costante con quanto in essi accade e si avverte come più urgente e necessario. In questo senso Vasto e la sua area rappresentano una questione centrale in termini di vocazioni funzionali e relazionali che il PD deve riconoscere nelle comunità della nostra regione. Scelgo il termine centrale proprio perché bisogna colmare la distanza dai centri decisionali regionali che per tanti anni ha riguardato questa città, che pure esprime una vivacità e un'esuberanza nei cittadini che ha pochi riscontri nel panorama regionale. Una vivacità di cui abbiamo bisogno soprattutto per il nostro partito nuovo, attraverso il coinvolgimento di nuovi soggetti, soprattutto giovani e donne, per i quali la politica sia soprattutto una dimensione della partecipazione alla vita della comunità, nella quale scommettere per passione. Questa passione io l'avverto con forza nelle colonne del tuo giornale, che intendo soprattutto come luogo di confronto tra tanti lettori che sono ansioso di incontrare presto a Vasto, nel bellissimo giro che sto portando avanti in questa breve ma intensa campagna elettorale''. Risposta di D'Alessandro: ''Caro Luciano, caro il mio Coppi che scali l'Izoard, il Galibier e lo Stelvio senza mai voltarti indietro. La cima è vicina, a un passo. Giungerai ancora primo, come sempre, perché la classe non è acqua e i tuoi muscoli, ha scritto Gianni Brera, sono di seta. Ma è una seta che regge alla bufera e alla tempesta, prima di vedere il traguardo, farsi il segno del cristiano e alzare le mani al cielo per godere la vittoria. Che cos'è il 14 ottobre se non una gara? Sai che non ho condiviso né metodi né regole. Fanno parte ancora della vecchia politica e dei vecchi partiti, se non anche della logica dei ''mandarini'', come li chiami tu. Ho fondato POLIS per la costruzione di un partito-nuovo, non di un nuovo partito; di un partito-altro, non di un altro partito. Basta con altri partiti! Strada facendo ho smarrito le speranze. Ho tentato di aggrapparmi persino alla barba incolta di Massimo Cacciari ma a giugno, in gondola, ho capito che neanche lui avrebbe potuto. Lui, sindaco come te, di una città incantevole come Venezia. Se perdi un amore, dice una canzone, puoi ritrovarlo solo a Venezia. Io ho perso l'idea, il sogno, la sfida (o forse l'utopia?) del Partito Democratico, ma ora so che, almeno in Abruzzo, potrò ritrovarli con te. Non è forse vero che il tuo felice slogan recita:''Partecipo e scelgo Luciano. Dai forza alle tue idee''? Viaggi con la vittoria addosso, avrebbe urlato Adriano De Zan che sapeva individuare, tra il gruppo dei fuggitivi, il predestinato, il fuoriclasse, il migliore, il finisseur in grado di assestare il colpo finale. Appena sei spuntato, in mezzo al gruppo, non ho avuto alcuna esitazione a muovere tutto me stesso, cioè POLIS, verso te. Queste cose le ho scritte anche un anno fa, quando non eri candidato a nulla. Di più, quando vidi il tuo primo incontro televisivo con Carlo Masci, pensai a Silvio Berlusconi ed esclamai: ''Si starà chiedendo: perché non è quello con gli occhiali il mio candidato?''. In molti, sai, non hanno condiviso la mia scelta. Avrebbero preferito la finestra, il restare a guardare ciò che accade o, peggio, l'esaltazione dello spirito antipolitico, quel soffiare sul fuoco per incendiare il Palazzo e godere il niente delle macerie. Il ne m'appartient pas, dicono i francesi. Non m'appartiene! Chi protesta oggi, sia chiaro, ha ragioni da vendere, ma non credo che Beppe Grillo possa fare il Presidente del Consiglio e la piazza issarsi a Montecitorio, magari con le armi in pugno. Le spie sono importanti per segnalare il disagio e, talvolta, il disastro che rischia di avverarsi, ma tocca alla politica, ai politici di rango, di solidità e di spessore, ai più illuminati, mutare la vicenda, rinnovare se stessi, modernizzare il Paese, governare i processi per ricondurli nell'alveo della accettabilità. In politica, dopo tanta filosofia, dopo tanto mediare, arriva il momento della scelta, della decisione, della responsabilità. Me l'ha insegnato proprio Massimo Cacciari con splendide lezioni, tra Venezia e Milano. A entrambi aveva già parlato Max Weber con pagine non ancora superate, insostituibili. Il 14 ottobre nasce, piaccia o no, un partito. Un grande partito, almeno dal punto di vista numerico. A tutti i cittadini viene chiesto di scegliere chi dovrà guidarlo in Italia e in ogni singola Regione. Letta/D'Alfonso è la mia coppia preferita, anche se la realtà dice Veltroni. So che brillano gli occhi furbi del caro amico Marco Presutti, candidato-guida del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Siete una coppia giovane, ma già di grande esperienza. Una coppia che guarda al futuro con l'intento di lasciare il segno, di incidere profondamente sul territorio di propria competenza. Hai scritto che sono stato fin troppo generoso sul tuo operato. Verrebbe da chiederti: l'hai vista Pescara? La farei vedere, passo passo, a tutti i cittadini vastesi. I bambini e gli adulti fanno ohhhhhh... Dopo quattro anni è un'altra città. Vorremmo, amico mio, che anche Vasto lo fosse. Sono contento che Peppino Forte sia nella lista giusta e sarei felice se l'amico Luciano Lapenna collaborasse con te, ispirandosi alla tua azione di governo. Scelgo te, PERSONA e non partito, perché Vasto possa, con te alla guida del PD, trovare l'attenzione che merita, recuperare il gap che la tiene distante dal salotto politico che conta, tornare a recitare il ruolo che le spetta. Giorni fa mi hai detto:''E' la più bella città d'Abruzzo!''. Dal 15 ottobre dipenderà anche da te renderla ancora più bella e farle spiccare il volo. Se le dai le ali, insieme possiamo provarci. Ti aspettiamo nella nostra cara Histonium, prima e dopo il trionfo''.