È tempo di scrippelle!

Maria Napolitano
23/12/2016
Tradizioni
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Uno dei dolci più tipici del periodo natalizio del vastese è senz’altro “lla’ scrippell”. Questo è uno dei cosiddetti dolci poveri della tradizione contadina. Molti anni fa in quasi in tutte le case dei nostri paesi le donne (amiche, vicine di casa, sorelle, cognate) si riunivano per fare le scrippelle e i calcionetti (altro dolce tipico natalizio). Mettersi insieme per fare questi dolci oltre ad essere un’ottima occasione per stare insieme, era anche un esigenza: per friggere le scrippelle ci volevano due persone, una per dare la forma e immergerle nell’olio bollente e una per girarle e toglierle dal fuoco. L’ideale è mangiarle appena fatte, ma se sono fatte a regola d’arte queste sono ancora buone anche dopo una settimana. Una volta per far riacquistare morbidezza a questi dolci le si arrostivano sulla brace.

Oggi giorno le case da cui fuoriescono quegli odori tipici di quando si friggono queste particolari frittelle sono sempre meno. In generale, le motivazioni di una tradizione che si va perdendo sono: la sovrabbondanza di dolci industriali come panettoni, pandori e simili, la predilezioni per dolci meno impegnativi e talora anche più 'eleganti' come i parrozzi, non essere più abituati a certi tipi di lavori (sbattere a mano degli impasti lievitati) ed in primis una vita sempre più frenetica.

Zia Lina, fino alla veneranda età di ottanta due anni, le faceva ancora come glie l'avevano insegnato le proprie nonne, in questo modo. Mette a lessare un kilo di patate (peso sbucciato) a fette in una quantità di acqua e fuoco moderati. Una volta cotte e schiacciate le patate, aggiunge un chilo e mezzo di farina di grano duro, 3 uova, un chilo di lievito madre, un    mezzo cubetto di lievito birra   ,   6 cucchiaini di sale fino  ,  acqua  della cottura delle patate , più altra acqua (tiepida aromatizzata con rami di rosmarino) per avere un impasto medio morbido.
Unge il tavolo per impastare e comincia a sbattere questo impasto con le mani sul tavolo per a lmeno un ora! (se si è in due ci si può alternare in questo faticoso compito). La pasta deve acquisire quella elasticità tale che si stacca dal tavolo tutta insieme. A questo punto unge due o tre insalatiere e vi divide l’impasto lavorato. Raggiunta la giusta lievitazione (non deve lievitare troppo), prende la fssor (una grossa padella con due manici fatta di ferro) c i versa abbondante olio d’oliva  (una volta questo era l’olio di casa) e quando questo comincia a bollire, prende un pugno di impasto la stende con le mani (o unte o bagnate con acqua aromatizzata col rosmarino) per dargli quella tipica forma allungata e l'immerge in quell’olio bollente. Una volta raggiunta la giusta doratura si scolano e si cospargono con zucchero semolato.

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