Da Antonio Borromeo, responsabile dell'associazione 'Papi Gump', riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta inviata al sindaco Francesco Menna inerente il 'front office' dei Servizi Sociali in città.
“Egregio Signor Sindaco,
sono a segnalarLe più inconvenienti riscontrati da cittadini che, per particolari necessità, si rivolgono agli uffici comunali il cui servizio è dedito all’Assistenza sociale.
Chiunque si dovesse recare in tali uffici, il più delle volte, è già di per se individuo posto a confronto con una realtà estranea e di cui non conosce le dinamiche, persona che, improvvisamente, si trova a dover far fronte a problemi gravi, se non a vere tragedie che inducono alla disperazione. Sono cittadini la cui prima esigenza è quella di parlare, di capire e farsi capire e l’approccio deve essere tale da consentire loro la conoscenza dei percorsi necessari al fine della soluzione ai loro problemi.
Accade, invece, che il primo impatto con le strutture comunali deputate ad un così delicato compito generi apprensione ed angoscia in chi lì si reca per trovare conforto, un “front office” gestito da personale il cui atteggiamento appare essere proprio del bodyguard o vigilanza ed il cui comportamento acuisce lo stato di agitazione in chi al Servizio si rivolge.
Nel contatto iniziale, al primo approccio, deve ben comprendersi che la persona che si rivolge a tali strutture è interprete di realtà e situazioni particolarmente delicate e drammatiche, quali perdita di lavoro, violenze in famiglia, allontanamento dalla casa coniugale, sottrazione di figli minori, mancanza di spazi protetti, decadenza dalla responsabilità genitoriale, tutte situazioni improvvise a cui dove far fronte. Si intende dire che le attività di aiuto e sostegno iniziano in situazioni le più difficili ed in questi frangenti è impensabile proporre figure prive di qualsiasi nozione adatta alla mediazione, personale estraneo al contesto in cui operano assistenti sociali, psicologi ed educatori.
Si verifica, infatti, che le parti deboli del delicato processo di confronto sono lasciate prive di qualsivoglia sostegno professionale poiché il personale deputato a tali specifiche attività, concentrate in sole 20 ore settimanali, ritiene di non poterle ricevere, nel proprio ufficio, a causa di altri impegni pur determinati dai loro ruoli (presenza nei tribunali, compilazione di relazioni, interventi esterni, gravoso carico per altre molteplici attività). Tali situazioni inducono a disattendere i principi pur espressi nel codice deontologico degli assistenti sociali ed a cui questi ultimi dovrebbero attenersi.
Le difficoltà sono oltretutto acuite dal fatto che il servizio front office è gestito da personale maschile. Infatti, la donna, che in stato di particolare tensione emotiva si rivolge al Servizio, subisce uno sfavorevole effetto psicologico al cospetto di un uomo e tende ad esasperare il proprio atteggiamento. Cosa non diversa accade se ad interpellare il Servizio è un uomo. Il fatto di interloquire con un altro uomo che oppone diniego e non da un assistente sociale, nella maggior parte dei casi, donna, può arrivare a generare escandescenze in chi è già di per se sollecitato dalle proprie difficoltà personali.
Appare pertanto necessario dar soluzione a quanto qui rappresentato individuando una figura opportunamente diversa da quella che svolge, anche a sua insaputa, un’attività delicatissima. Occorre individuare persone che già conoscano le dinamiche che si sviluppano nei particolari rapporti all’interno dei Servizi sociali, che rappresenti una sorta di “filtro” nell’ascolto di chi, prima dell’incontro con l’assistente sociale, si rivolge al Servizio per gravi necessità, a maggior ragione se tale incontro dovesse essere impedito da oggettive ragioni legate alla mancata disponibilità del professionista.
P.S. Mi permetta di concludere dicendo, visto i recenti fatti e non solo, che la verità è sempre nel mezzo, per tutelare l’utente, come lei ha scritto, non serve un vigilante Basterebbe un super Visore, come è giusto che sia che “ vigili” sull’operato di certi “ Professionisti “ a buon intenditore poche parole.