Non solo “toghe e camici” al Tribunale di Vasto al convegno dedicato alla responsabilità medica

L’incontro organizzato da Jus For.As. per fare il punto su un tema sempre attuale e di notevole interesse

Nicola Di Santo
30/06/2017
Appuntamenti
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Buon riscontro di presenze al convegno Toghe, camici e responsabilità: la nuova legge sulla responsabilità medica svoltosi venerdì pomeriggio presso l’aula dell’Impegno Solenne del Tribunale di Vasto. Il dibattito, incentrato sui sistemi di attribuzione delle responsabilità derivanti dall’esercizio dell’attività sanitaria (a partire dalla recente legge Gelli-Bianco), ha visto infatti il coinvolgimento non solo di professionisti dei settori coinvolti (ovvero medici e avvocati), ma anche di molti comuni cittadini interessati a un argomento di sicura e grande rilevanza, reso tale anche dai numerosi casi finiti alla ribalta delle cronache nazionali.

L’incontro, organizzato dall’Associazione Forense Jus For. As. in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Vasto, ha avuto come relatori il presidente del Tribunale di Vasto Bruno Giangiacomo, che ha trattato il tema “Gli aspetti penali della nuova responsabilità medica”, il professore e avvocato Massimo Franzoni, Ordinario di Diritto Civile presso la Scuola di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bologna, che ha invece affrontato i “Profili civilistici della nuova responsabilità medica”, e l’avvocato Giampaolo Di Marco del Foro di Vasto, che ha infine discusso di “Questioni processuali: tra processo e composizione dei conflitti”.

Il dibattito, moderato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vasto Vincenzo Melone, è stato introdotto dell’onorevole Maria Amato, professionista del settore sanitario, la quale ha sottolineato come “l’attuale legge sia ancora molto perfettibile” e come questa sia “stata voluta per migliorare il sistema sanitario nazionale”, auspicando quindi una separazione tra “le autorità del settore e le lobby e le case farmaceutiche” e la definitiva affermazione della “responsabilità oggettiva delle strutture sanitarie, poiché questa non può mai essere solo ed esclusivamente del medico”.

Tra gli altri, l’intervento di Bruno Giangiacomo ha ripercorso efficacemente l’evoluzione storica della giurisprudenza in materia di responsabilità medica. Il presidente del Tribunale di Vasto ha spiegato infatti che “negli anni Settanta l’unica responsabilità medica rilevante era esclusivamente quella grave”, mentre negli anni Duemila “è decisamente aumentata l’attenzione verso la valutazione della colpa” ed è “stato introdotto il concetto di colpa speciale”. Giangiacomo ha poi illustrato come “le linee guida emanate da ogni settore medico, che servono a orientare il professionista nel suo campo di competenza, siano in realtà molto relative, sia perché la scienza evolve continuamente, sia perché esse, nonostante il loro carattere valutativo importante, non potranno mai avere un carattere liberatorio per il medico” (ovvero, non lo riparano mai automaticamente dalle sue colpe, a prescindere dal fatto che le abbia seguite o meno).

Il capo del Foro vastese ha quindi spiegato che “i protocolli e le buone pratiche hanno valore amministrativo e devono essere sempre inserite nel contesto: questo fa sì che possano contrastare con ciò che prevedono le stesse linee guida. Il medico è perciò il dominus totale della sua professione”. Tutto questo ha portato indubbiamente a un “aumento della penalizzazione dell’attività medica e alla costituzione di una ‘medicina difensiva’”, che vede i medici arroccarsi sempre sulle loro posizioni “perché si sentono accerchiati: questo ha portato a un ‘palleggiamento del paziente’, ovvero a uno smistamento burocratico che non porta il medico ad assumersi le sue responsabilità, e a un eccesso di attività diagnostiche a cui lo stesso paziente viene sottoposto, che si ripercuote irrimediabilmente sulla spesa e sul servizio pubblico e quindi a un incremento degli interventi e a una conseguente diminuzione delle risposte in tempi rapidi”.

Uno spunto, quest’ultimo, che ha interessato quindi anche il fronte della cosiddetta “spending review”, e che sottolinea indubbiamente il carattere interdisciplinare del convegno, nel quale le problematiche e le ricadute sul sistema italiano sono state affrontate non solo da un punto di vista giurisprudenziale, ma anche socio-economico, politico e storico. 

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