"La Corte d'Appello dell'Aquila ha disposto la cancellazione dagli elenchi per gravi motivi di 30 persone abilitate a svolgere funzioni di presidente di seggio in occasione di consultazioni elettorali".
A motivare tale decisione, notificata ai diretti interessati proprio in questi giorni, la verifica da parte dell'ufficio competente presso la Corte d'Appello di una serie di gravi irregolarità di cui i presidenti si sarebbero resi responsabili nell'esercizio delle loro funzioni.
Il provvedimento, emesso in questi giorni e già notificato ai diretti interessati, ha tuttavia delle particolarità che vanno oltre il normale e periodico processo di revisione di questi elenchi. Prima tra tutte la circostanza, davvero di non poco conto, che queste 30 persone hanno tutte svolto l' incarico di presidente in occasione delle elezioni del giugno dello scorso anno a Vasto e che tutte insieme, dal punto di vista numerico, rappresentano i 3/4 dell'intero contingente di presidenti assegnato al comune per lo svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio delle schede.
Detto in altri termini e più chiaramente, la Corte ha accertato che 30 dei 43 presidenti comandati a Vasto per sovrintendere alle operazioni di rinnovo del consiglio comunale e del sindaco hanno commesso irregolarità tali da comportare la cancellazione dall'albo e quindi l'impossibilità di essere rinominati per l'avvenire. A questo punto però la domanda sorge spontanea: se 30 presidenti su 43 non hanno svolto bene il compito loro affidato, come viene sancito addirittura con un provvedimento di censura e di radiazione, è azzardato dubitare del risultato delle elezioni comunali dell'anno scorso?
L'interrogativo è quanto mai legittimo e merita una risposta soprattutto in considerazione del fatto che la differenza di voti tra i candidati sindaci non è abissale e quindi tale da mettere al riparo il candidato sindaco proclamato vincitore ma di pochissimi voti, come si sa, per la precisione di poco più di cento.
La si deve, ed il più velocemente possibile, ai vastesi che hanno il diritto di sapere se sia stata rispettata la loro volontà.
La si deve all'istituzione, che deve poter funzionare senza alcun ombra di sospetto.
La si deve per correttezza democratica e per senso di giustizia infine allo schieramento uscito perdente del centrodestra al quale non si può nemmeno chiedere di recitare la favola di Alì Babá e dei 30 ... dilettantoni (e diciamo dilettanti sino a prova contraria).
Giuseppe Tagliente e Alessandra Cappa