Partiti da Panama il giorno otto, i nostri due avventurosi Angelo D’Ugo e David Dubi Warshawsky, imbarcati sullo Joung43 di 12,50 metri “Jipcho” per raggiungere le Marchesi prima e infine la Nuova Zelanda, nel giorno di Pasqua hanno fatto approdo all’isola di Santa Cruz, nelle Isole Galapagos.
Questi i rispettivi, brevi ma diretti resoconti ricevuti:
“Dopo 8 giorni di stupenda navigazione: mare calmo, buon vento, cielo sereno, nel giorno della Santa Pasqua ancoriamo nell’isola di Santa Cruz ( Galapagos ). Ci danno il benvenuto: delfini, tartarughe, foche, mante, pellicani e tanti altri uccelli e pesci di tutte le forme e dimensioni.” (A. D’U.)
“It took Jipcho just over 8 days to cover the 950 nautical miles … Ci sono voluti a Jipcho poco più di 8 giorni per coprire le 950 miglia nautiche, dalla Contadora Island (Panama) a Santa Cruz Island Galapagos (Ecuador). Siamo stati molto fortunati ad avere venti favorevoli per l’ottanta per cento della navigazione. Abbiamo dovuto utilizzare il nostro motore solo per diciotto ore, per lo più negli ultimi due giorni. Abbiamo dovuto pagare molti dollari per fermarci qui e possiamo stare solo in questo porto, ma, in compenso, dividiamo l’ancoraggio con le tartarughe marine, squali e leoni marini (… e turisti). Awesome, … fantastico! (D. D. W.)
Guardando le foto inviate, si può ben dire che, in tali luoghi (seppur non più poi tanto “sperduti”) i nostri si trovano lì dove la Natura si mostra ancora, sia pure nella sua costante evoluzione, nelle condizioni ambientali (vegetali e e faunistiche) dell’originaria Creazione. Restando poi alla coincidenza pasquale di quest’approdo, ci piace annotare come i nostri due naviganti hanno trovato anche lì, in quell’oceanica isola, una piccola chiesa, in essa il “Cristo Risorto” e, nella vetrata luminosa sopra l’altare, l’immagine del pellicano e i suoi pulcini, l’uccello marino divenuto dai primordi della cristianità simbolo del sacrificio redentivo di Gesù Cristo.
Quanto ai nostri veleggianti nel Pacifico, tra una decina di giorni riprenderanno il mare (sempre “inseguendo il tramonto”) alla volta delle Isole Marchesi. La sosta alle Galapagos è stata dettata soprattutto dalla necessità di fare scorta non solo di frutta e verdura fresca ma soprattutto di carburante, giacché, anche per il seguito del viaggio (ancora circa 3000 n.miglia in mare aperto, senza altre terre emerse sulla rotta), le previsioni sono ancora di poco vento. Quel vento che per i naviganti ha da essere buono, favorevole, come tutti auguriamo a chi parte, ma altresì capace di dare ali alla vela e con essa, se ben gonfia e dispiegata, un’efficace e possibilmente costante spinta all’imbarcazione per raggiungere la meta.