Una volta “la mamma con le zie” quando arrivava il periodo di Pasqua cominciavano a programmare un evento: “…cand faciam “l castill d Pasqu?” (quando facciamo i castelli di Pasqua).
Era questa un occasione per stare insieme e per dividersi un lavoro che era abbastanza laborioso. Per questi motivi le ricette si caratterizzavano per un quantitativo che ai giorni di oggi sono quasi da pasticceria. Per dare un idea: queste ricette parlano di 15 uova, un chilo miele, un chilo mandorle, … Questi quantitativi per ogni tipologia.
I castelli di Pasqua erano dei dolci, tipici di questo periodo dell’anno, con un impasto da lavorare con le mani a forma di pupe, pupi, agnelli, e cuori. Le famiglie dei fidanzati si scambiavano i cuori! Si facevano le pupe per le bambine e i cavalli per i bambini. Il termine castelli (nome caduto in disuso) era un modo per sintetizzare quei dolci con quelle forme. Oltre che la forma i “castelli” variavano anche per la tipologia di impasti: le paste nere, le paste bianche e le paste col cremore. Queste ultime erano tra l’altro un modo per recuperare (almeno parzialmente) gli albumi di uovo che residuavano da talune ricette che prevedevano l’utilizzo di soli tuorli.
Se si prova a chiedere alle signore anziane o a ricercare una ricetta di questi dolci sulla rete se ne trovano tantissime ed ognuna con delle varianti per ingredienti o per quantitativo. Una ricetta delle paste nere tramandata di madre in figlia è questa: 16 uova, 1chilo di miele, un chilo di zucchero, un chilo di mandorle, 60 grammi di ammoniaca, 60 grammi di cacao amaro, 40 grammi di cacao dolce, 3 chili di farina , 2 bustine di vanillina, un po’ di cannella, un bicchiere di anice e mezzo bicchiere di olio. Le mandorle vanno abbrustolite (passaggio questo molto importante: devono essere ben abbrustolite ma non bruciate; il punto della buccia ben colorata) con la buccia e poi tritate in maniera grossolana.
Servendosi di una spianatoia o di una grossa coppa, si amalgamo tutti gli ingredienti solidi (mandorle, farina, zucchero, e via di seguito) e poi vanno aggiunti le uova, miele, olio, anice. Si impasta il tutto e si ottiene un panetto che viene poi diviso in pezzi, stesi col matterello e formati con apposite formine o anche a mano pupe, cavalli, e cuori.
Si infornano a 180° fino a leggera doratura. Nel frattempo si prepara la copertura: il cosiddetto “gileppe”. Questo richiede tempo e pazienza e veniva fatto solo con acqua, cacao e zucchero. Una ricetta che accorcia i tempi e l’aggiunta di cioccolato fondente. Si mette sul fuoco un bicchiere d’acqua, due bicchieri di zucchero, un cucchiaio di cacao amaro e 50 grammi di cioccolato fondente. Si mette a bollire tutto insieme fino a quando il liquido scende a filo.
Con questa glassa, ancora bollente, si ricoprono pupe, cuori e cavalli. Si procede coi decori con glassa bianca (realizzata con bianco d’uovo e zucchero a velo in un quantitativo tale da renderlo solido oppure, per un effetto bianco un pò trasparante acqua e zucchero a vello).
Et le voilà! Pupe e cavalli pronti da mangiare (o da regalare)