"… nel mese di aprile dello scorso anno 1816" è il titolo del libro, di cui autore il prof. Elio Bitritto, che sarà presentato sabato 19 novembre alle ore 10 presso l’Auditorium dell’Istituto F. Palizzi di Vasto nell’ambito di un Convegno organizzato dall’Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo, con il patrocinio del Comune di Vasto e sotto l’egida del Lions Club Vasto Adriatica Vittoria Colonna e della Società Vastese di Storia Patria.
Sono passati duecento anni dalla “Grande Frana” del 1816 e 60 da quella più recente del 1956 e si può dire che molto è cambiato e molto, purtroppo NON è cambiato.
È cambiato l’approccio al fenomeno, sono cambiate le tecniche di prevenzione e di recupero, è cambiata anche la consapevolezza della tutela dell’ambiente: non è cambiato il diluvio di parole che ha accompagnato ed ancora accompagna il ripetersi di catastrofi ambientali quali le frane, le alluvioni, i terremoti oggetto, sempre a posteriori, di tavole rotonde, interviste a scienziati, previsioni più o meno attendibili: il tutto fedelmente riportato dai media, con una punta di maggiore attenzione all’aspetto umano dell’evento. Del terremoto di agosto si stavano perdendo le tracce quando ottobre ha preteso la sua dose di notorietà, altrimenti probabilmente non ne parleremmo più. Ma la tragedia sta nel fatto che mentre i terremoti non sono prevedibili, le frane e le alluvioni sono, in generale, prevedibili ma nulla o quasi si fa per prevenirle.
Questa pubblicazione è un sorta di “viaggio tra storia e scienza” come sinteticamente scrive Peppino Tagliente: ma è anche un monito a conoscere lo spazio in cui si vive per conservarlo, per curarlo, per amarlo: è soprattutto un invito ad una maggiore presa di coscienza degli amministratori a qualsiasi livello. Non esiste spesa maggiore di quella rinviata, non esiste colpa maggiore di quella della omissione, soprattutto in presenza di una evoluzione del clima tale che non è più consentito nascondersi dietro l’eccezionalità dell’evento meteorico che è ormai diventato ricorrente nel nostro Paese che, per sua natura e responsabilità nostre, non è in grado di contrastare.