Basterebbe una condotta di due chilometri per garantire anche d'estate acqua sufficiente a Vasto, San Salvo e Montenero di Bisaccia. Al Consorzio Industriale non hanno dubbi. Con la chiusura per ferie delle fabbriche, l'emergenza idrica verrà tamponata, ma per il futuro bisognerà costruire una conduttura che parta dal depuratore di San Salvo ed arrivi alle vasche di accumulo che si trovano a due chilometri di distanza. In questo modo, si potranno riutilizzare 24 mila metri cubi al giorno di prezioso liquido, che oggi vengono restituiti al fiume Trigno. Per farlo, bisogna che la Regione finanzi il progetto e che, attraverso l'istituzione di un organo di coordinamento, si dica basta alle lotte tra il Coasiv consorzio per l'area di sviluppo industriale del Vastese ed i Consorzi di Bonifica di Vasto e Termoli. ''Una lotta tra poveri'', l'ha definita ieri mattina Gaetano Cardano, presidente del Coniv, la società mista che gestisce il trattamento ed il riuso delle acque provenienti dagli scarichi industriali di Vasto e San Salvo, secondo cui la costruzione della condotta risolverebbe il problema della carenza idrica in tutta la zona, sia riguardo all'acqua potabile che a quella per uso industriale ed agricolo. ''Si potrebbe arrivare facilmente - ha spiegato Cardano - ai 200 litri al secondo necessari per Vasto, San Salvo e Montenero di Bisaccia, contro i 63 attuali. Mi chiedo perché mai la Regione abbia distribuito di recente 25 milioni di euro a pioggia senza tenere conto di questo problema''. Secondo il presidente del Coniv, la condotta di collegamento tra il depuratore e le vasche in cui sono accumulate le riserve idriche della fascia costiera costerebbe complessivamente due milioni di euro. A quel punto, ''Vasto, San Salvo e Montenero di Bisaccia diventerebbero autosufficienti''. Non solo. Ventiquattromila metri cubi d'acqua che ogni giorno vengono rigettati nel fiume che separa l'Abruzzo dal Molise potrebbero essere utilizzati, invece, per l'agricoltura. Ce ne sarebbe per tutti. I depuratori di Vasto, San Salvo e Gissi sono gli unici in Italia, insieme ad un impianto della Toscana, a garantire il riuso. Il Coniv ha distribuito complessivamente, nei 36 giorni compresi tra l'inizio di luglio e la prima settimana di agosto, 410 mila metri cubi d'acqua: 120 mila ai Comuni costieri, 90 mila alle aziende, in entrambi i casi potabile, attraverso la cessione del prezioso liquido alla Sasi, la società che gestisce il servizio idrico integrato in 92 dei 104 Comuni della Provincia di Chieti; la restante parte ad esclusivo uso industriale. Il giorno più nero è stato il 18 luglio, quando si è scesi sotto i 10 mila metri cubi, il minimo storico delle riserve a disposizione del Consorzio Industriale. Per quattro giorni, fino al 21 luglio, l'emergenza è stata da allarme rosso. ''Da sabato scorso, con la chiusura delle fabbriche - ha spiegato Elio Scurti, direttore tecnico del Coniv - siamo in grado di garantire la stessa quantità d'acqua dello scorso anno, fermo restando che tutto dipende dal rubinetto che si trova a monte, quello di San Giovanni Lipioni, con cui la Sasi regola il flusso idrico a seconda delle esigenze. Abbiamo recuperato liquido prezioso attraverso la costruzione, nell'alveo del fiume, di pozzi e trincee, per spremere di più la 'spugna'. Alle industrie va solo l'acqua prodotta tramite riuso, mentre quella potabile la accumuliamo e la cediamo alla Sasi. Già adesso siamo in grado di arrivare a 110 litri al secondo''. Per arrivare a 200 litri al e risolvere definitivamente il problema servono, invece, due milioni di euro dalla Regione. Un punto su cui batte il Coasiv, come chiarito nel corso della conferenza stampa di ieri mattina nella sede dell'ente: ''Dei 2 milioni di euro derivanti da fondi Cipe (comitato interministeriale di programmazione economica, n.d.c.) - ha spiegato Fabio Giangiacomo, presidente del cda del consorzio, composto anche da Nicola Del Prete e Manuele Marcovecchio - la metà è stata destinata al depuratore di Punta Penna''.