Stessa ora, stessa paura: l'Abruzzo ha rivissuto il dramma del 6 aprile 2009

L'Aquila 3,32, Amatrice-Accumoli 3,36. E il dolore per morti e paesi cancellati è simile

Michele Tana
25/08/2016
Attualità
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Stessa ora (una manciata di minuti di differenza), stessa paura.

E' stato un risveglio traumatico, ieri, per tanti abruzzesi, per via del terremoto che ha devastato parte del 'cuore' dell'Italia nella notte di mercoledì 24 agosto, con l'epicentro del sisma distante pochi chilometri dal confine con la nostra regione.

Anche a Vasto, a San Salvo e nei centri del territorio sono stati molti a percepire la terra che tremava, a guardare istintivamente impauriti in alto, a vivere con autentiche palpitazioni quei secondi interminabili iniziati alle 3,36 della scorsa notte e ripetuti, con intensità, anche poco meno di un'ora più tardi. E il pensiero, inevitabilmente, è andato alla notte di quel 6 aprile 2009, data ormai segnata nella storia di questa regione, per le scosse che devastarono L'Aquila ed il suo hinterland, seminando dappertutto morte, dolore, distruzione e disperazione.

Terremoto che Vasto ed il suo territorio hanno vissuto da vicino per la perdita di due giovanissimi figli di questa terra, gli universitari Davide Centofanti, proprio di Vasto, e Maurizio Natale, di Monteodorisio, che hanno perso la vita a seguito dei crolli delle case che li ospitavano nella loro città degli studi.

I RACCONTI CONDIVISI. Il 'tam tam' sui social network è stato praticamente in tempo reale ed è andato avanti per tutta la notte e fino all'alba almeno. Tante testimonianze, messaggi, richieste di informazioni maggiormente precise su quello che era accaduto e soprattutto dove, collegandosi con internet a quei siti 'specializzati' che, a mano a mano, hanno iniziato a dare qualche certezza in più. In attesa delle prime rilevazioni sono stati davvero in tanti a condividere l'esperienza, brutta, appena prima vissuta. E alle prime notizie diffuse la forza del sisma ufficializzata ha subito creato smarrimento, apprensione, scoramento. Pure il sospiro di sollievo non è mancato – è umano questo – per il familiare o l'amico che è riuscito a scampare ai crolli e alle macerie, ma tanta partecipazione e non solo 'virtuale' al vero dramma in atto c'è subito stata, considerando le mobilitazioni per la solidarietà che immediatamente sono scattate.

Allora, sette anni fa, erano L'Aquila, Onna, Paganica (per citare i centri maggiormente coinvolti dal sisma del 2009), stavolta sono Amatrice, Accumoli, Arquata e la sua frazione di Pescara del Tronto i 'luoghi del dolore', con scene che si sono ripresentate come se tratte da chissà quale archivio.

Macerie e cumuli, centri storici una volta radiosi e vivi ed adesso praticamente spazzati via, volti rigati dalle lacrime, mani che freneticamente si muovono alla ricerca di qualche disperso, colonne di soccorritori che si spostano ed ancora gli arrivi delle forze dell'ordine, la Protezione Civile, le prime sistemazioni di tende per gli sfollati.

Solo qualche chilometro di distanza dal nostro Abruzzo, ma mai come stavolta i confini non esistono. C'è un unico grande cuore che ancora una volta è stato toccato nel suo più profondo.

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